Non profit

“La nostra terra non è in vendita”

Parla Mamadou Cissokho, fondatore della più grande rete di contadini africani

di Emanuela Citterio

«La terra è la vita per noi contadini. È la nostra storia, la nostra identità. Noi di Roppa diciamo che non è vero che la terra in Africa è disponibile  per essere acquistata. L’urbanizzazione, la desertificazione fanno già diminuire la terra coltivabile. Le persone da sfamare aumentano ma la terra è sempre la stessa».

Mamadou Cissokho (nella foto di copertina), senegalese, è il presidente onorario della Rete delle organizzazioni contadine e dei produttori agricoli dell’Africa Occidentale (Roppa), il più grande network di agricoltori del continente africano.

Il summit della Fao si sta svolgendo a Roma. Quali sono le priorità da affrontare secondo voi di Roppa?

Le priorità dell’Africa non verranno decise con un summit a Roma. Spetta ai governi e alle società civili africane fissarle. La sicurezza alimentare è una responsabilità innanzitutto dei governi e dei popoli africani. E la priorità più importante in questo momento è la sovranità alimentare. Per noi sono più importanti gli incontri della Comunità Economica degli stati dell’Africa dell’Ovest (CEDEAO) o dell’Unione africana, perché sono in queste sedi che i capi di stati africani prendono decisioni e si impegnano per le loro comunità.

L’agricoltura e l’alimentazione sono temi scottanti in questo periodo, a causa della speculazione sui prodotti agricoli che ha prodotto negli ultimi anni una grave crisi alimentare e a causa del land grabbing, l’acquisizione di vaste porzioni di terra da parte di multinazionali e Stati esteri. Pensa che il vertice Fao affronterà questi problemi?

Durante vertici come questi si parla dell’aiuto nei confronti dell’Africa ma si parla poco della speculazione e di come modificare questi meccanismi. Penso che i problemi dello sviluppo dell’Africa riguardino prima di tutto i nostri responsabili che devono prendere in mano la situazione e difendere gli interessi delle loro popolazioni. In tutti i Paesi del mondo non è il settore privato a garantire la sicurezza alimentare, ma sono i governi. Sono loro ad avere il compito di elaborare delle politiche per sostenere l’agricoltura. Oggi invece i governi in Africa vendono la terra ai privati. Questa non è una buona politica.

Perché i governi africani non pongono delle condizioni a chi viene in Africa per acquistare la terra?

Il settore privato è fatto dalle multinazionali, da compagnie forti. In Africa i governi non hanno il potere di contrastare le multinazionali, la realtà è questa. Quindi non credo che possano mettere delle condizioni. I nostri governi ora devono proteggere la nostra terra, questa è la priorità. Devono introdurre delle politiche di sostegno agli agricoltori locali, non svendere la terra a compagnie straniere interessate solo al profitto. Il costo del credito è alto in Africa. Se lo Stato in Africa vuole che i contadini continuino a coltivare la terra deve sostenerli con dei finanziamenti e investire in infrastrutture. È indispensabile anche promuovere delle politiche agricole a livello regionale e sostenere un mercato interno al continente africano.

Non è possibile secondo lei governare questo fenomeno a vantaggio anche delle popolazioni africane?

Le compagnie straniere non vengono in Africa per investire a vantaggio della popolazione locale, vengono per fare profitto, questo è il loro obiettivo. Quindi è ora di smettere di raccontare favole. Mi faccia solo un esempio di una compagnia che è venuta in Africa a coltivare cibo o prodotti agricoli per produrre biofuel che abbia investito anche in infrastrutture. Non succede. Le multinazionali portano via i prodotti della terra con l’aereo. Bisogna essere realisti. In Madascar 300 mila agricoltori sono scese in piazza per dire no a chi voleva svendere la loro terra, e hanno vinto.

Cosa pensa dei sussidi con i quali l’Europa sostiene i propri prodotti sui mercati africani?

Il movimento contadino africano non chiede ai Paesi europei di smantellare i sussidi. Non esiste agricoltura senza sussidi, e questo vale, o dovrebbe valere, anche in Africa. I governi devono costruire mercati regionali e proteggerli dal dumping, devono sostenere i piccoli agricoltori e garantire cibo per la popolazione locale. La priorità, lo ripeto, è la sovranità alimentare.

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