Sostenibilità

La nostra speciale Arca di No

Lo stambecco delle alpi, l’orso marsicano, il lupo, la lontra, il grifone. E poi insetti, invertebrati... forse non ve ne siete accorti, ma dicono tutti grazie ai parchi

di Redazione

C?è chi dice che i parchi sono un male necessario e ancora di più sono quelli che lo pensano ma non lo dicono. Perché, sostengono, in un mondo diverso, dove la presenza dell?uomo non fosse distruttiva o un fattore limitante verso l?ambiente naturale e le altre specie, di parchi non ci sarebbe bisogno. Già, ma non è così. Tanto che oggi, più che mai, i parchi rappresentano un bene indispensabile. E ne servono e ne serviranno ancora. Pena la perdita ancora più veloce e massiccia della biodiversità. E non solo. I parchi rappresentano uno degli strumenti più efficaci per raggiungere uno sviluppo veramente compatibile e quindi una garanzia di risorse, spazi, qualità di vita per tutti. C?è sempre un motivo, un traino, un?emergenza che conduce all?istituzione di un parco. Che sia un paesaggio, un territorio non compromesso, una foresta, un lago. Molto spesso un animale. Simboli di rinascita Il primo che viene in mente è lo stambecco che grazie al Gran Paradiso si è salvato ed è stato riportato anche in altri luoghi delle Alpi. Come non ricordare l?orso marsicano, simbolo del parco nazionale d?Abruzzo (oggi Abruzzo, Lazio e Molise), una presenza così straordinaria a meno di due ore da Roma o Napoli: grazie all?area protetta è non solo sopravvissuto ma si è anche diffuso nelle aree vicine, molte delle quali protette, a cominciare dal parco del Velino-Sirente, a quello dei Monti Simbruini e a quello nazionale della Maiella. E a proposito di orsi, se oggi esiste ancora un nucleo alpino e stanno aumentando le speranze per una popolazione più consistente e diffusa, questo si deve alla presenza di aree protette, a cominciare dal parco dell?Adamello Brenta. C?è poi un altro grande predatore che deve molti ai parchi: il lupo. Ormai prossimo alla scomparsa negli anni 70, proprio grazie alle aree protette che ne hanno custodito gli ultimi esemplari e poi favorito il contatto, oggi il lupo è tornato ad abitare gran parte del suo vecchio areale, fino a raggiungere l?arco alpino e sconfinare. E a proposito di grandi predatori, anche la lince se mai riuscirà a connettersi tra gli attuali gruppi alpini, questo lo dovrà alla rete di aree protette presenti. Altro predatore per eccellenza è la lontra. La situazione continua ad essere d?emergenza e se si è salvata, e soprattutto se si salverà, è grazie proprio ai parchi. Negli ultimi anni ha abbandonato l?Italia del Centro-Nord ed è sopravvissuta nell?Italia centro-meridionale e soprattutto meridionale. Per fortuna si sono scoperti nuovi nuclei che vanno ad aumentare il numero di esemplari stimato negli anni 80: da 100 a 220. Se questi avranno una possibilità di mantenersi e riprodursi sarà proprio grazie all?estendersi di corsi d?acqua protetti e dal loro fare sistema. Se avremo ancora dei branchi di capriolo italico, cioè indigeno, lo si dovrà a tre aree protette: al Parco del Gargano, a quello del Pollino e alla Tenuta presidenziale di Castelporziano. Se oggi il cervo sardo è meno a rischio di qualche anno fa è grazie anche all?Oasi WWF di Monte Arcosu dove in una ventina di anni la popolazione è passata da 70-80 esemplari a un migliaio: oggi sono circa 6mila i cervi in tutta la Sardegna. Se ancora abbiamo il camoscio sull?Appennino lo dobbiamo al Parco d?Abruzzo che non solo ha tutelato l?unico branco superstite ma è stato promotore, insieme al WWF, del suo ritorno sulla Maiella e poi insieme alla nascita dello stesso parco e di quello del Gran Sasso in altre aree storiche del suo areale. Grazie alle aree protette stanno tornando anche uccelli simbolo, come gli avvoltoi: dal grifone che è stato riportato in Friuli, nell?Appennino e in Sicilia, al più grande, bellissimo gipeto sulle Alpi. E lo stesso accadrà prossimamente per l?avvoltoio monaco e il capovaccaio, grazie ad altrettanti progetti di conservazione che vedono coinvolti parchi naturali e riserve naturali. È già avviato anche un progetto per il falco pescatore, scomparso come nidificante dagli anni 70: proprio un parco, quello della Maremma in collaborazione con quello regionale della Corsica, sta procedendo in un piano di colonizzazione della specie. Insetti, piante e… Questi sono alcuni esempi. I più noti e pubblicizzati. Ma quante specie grandi e piccole, conosciute o sconosciute, hanno trovato vantaggio o speranza o salvezza proprio dai parchi…. Gli entomologi potrebbero tenerci ore sull?argomento e così altri esperti di invertebrati. Animali meno simbolo ma altrettanto importanti. E le piante? Che fine avrebbero fatto i 29 abeti bianchi dei Nebrodi senza il Parco regionale delle Madonie o come starebbe oggi il pino loricato del Pollino? E i tanti endemismi, dalla Primula di Palinuro del Cilento all?adonide gialla del Gran Sasso, alla campanula morettiana delle Dolomiti bellunesi? Vorremmo tutti un giorno un mondo senza parchi perché finalmente si è ritrovata un?armonia tra uomo e il resto del mondo. Oggi però abbiamo bisogno di un mondo di parchi. Anche per noi. Di Antonio Canu, responsabile Aree protette WWF


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA