Welfare

«La nostra lotta all’Alzheimer»

Parla il viceministro della Salute Fazio che oggi a Milano partecipa al convegno organizzato da Vita

di Maurizio Regosa

Il 21 settembre, in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer, si svolgerà il convegno Longevità e alzheimer: costruire welfare di comunità, organizzato dal gruppo editoriale Vita (alla Triennale di Milano in viale Alemagna, 6, dalle 9.30). Tra i relatori,  Ferruccio Fazio, viceministro della Salute, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Vita: Qual è la situazione di questi malati?

Ferruccio Fazio: Le demenze rappresentano oggi una delle maggiori sfide per la sanità pubblica, essendo l’età il maggior fattore di rischio associato alla loro insorgenza e trovandosi l’Europa, e l’Italia in particolare, in una fase di sviluppo demografico che vede la popolazione diventare sempre più anziana. Sulla base delle conoscenze derivate da un insieme vasto di studi epidemiologici condotti a livello internazionale, si calcola che nel mondo vi siano circa 24,3 milioni di persone affette demenza, con un numero di nuovi casi all’anno di 4,6 milioni (uno ogni 7 secondi). Nel 2020 il numero di casi raddoppierà e raggiungerà nel 2040 il livello di 81,1 milioni di persone.

Vita: Come si sta muovendo il ministero?

Fazio: È da tempo impegnato sotto diversi punti di vista. In primo luogo, si è perseguito il necessario sostegno ai settori della ricerca e della sperimentazione, per individuare nuove strade terapeutiche e dare così una aspettativa di una qualità di vita migliore a pazienti o familiari. In questo ambito non va dimenticata l’utilità del progetto Cronos (attraverso il quale il Ministero della Sanità integrò, già dal 2000, il processo di distribuzione e di rimborso dei farmaci anticolinesterasici con uno studio osservazionale su larga scala) che, pur avendo esaurito la fase di attività, esplica ancora oggi i suoi effetti: i farmaci testati per il trattamento dell’Alzheimer nella forma lieve e moderata, sono rimasti a carico del Servizio sanitario. Inoltre, proprio a seguito di quell’iniziativa, si sono moltiplicati i servizi sul territorio: dai circa 60 centri di allora alle oltre 500 Unità di Valutazione Alzheimer di oggi.

Vita: C’è un progetto Alzheimer?

Fazio: Sì, nell’ambito della Ricerca finalizzata, si tratta di un progetto di ricerca articolato in quattro aree: area epidemiologica, area di biologia sperimentale, area biomedica, area di ricerca sanitaria, nell’ambito del quale il Ministero ha affidato agli Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico, alle Regioni, all’Istituto superiore di sanità e all’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, la conduzione di specifiche linee di ricerca, i cui risultati forniscono elementi a supporto della pianificazione di un programma organico di prevenzione e di trattamento integrato, su cui peraltro il Ministero ha finanziato una nuova linea di ricerca, in atto, condotta dall’Iss in collaborazione con le regioni.

Vita: Molti sollecitano modifiche nell’assistenza territoriali di questi malati.

Fazio: L’Alzheimer rientra nelle più complessive problematiche assistenziali connesse alla non autosufficienza. Ricordo che mentre l’organizzazione dei servizi spetta alle regioni (a seguito delle  modifiche al Titolo V della Costituzione), da parte del ministero e dello Stato va assicurato il periodico aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e la revisione dei principi fondamentali in base ai quali regioni, Asl e comuni devono realizzare la rete assistenziale. Negli ultimi anni, si è introdotto e normato il principio della messa a carico della spesa sanitaria di una significativa quota parte dei diversificati interventi della cosiddetta “area dell’integrazione socio-sanitaria”. Di fatto, sempre più tende ad espandersi il settore assistenziale rivolto alle persone affette da cronicità, alle quali occorre assicurare un ventaglio di risposte assistenziali che coprano un arco di possibili interventi (sociali, sociali a rilevanza sanitaria, sanitari a rilevanza sociale, sanitari).

Vita: Quel cosa vuol dire operativamente?

Fazio: Significa garantire interventi per le persone anziane e disabili per favorire la permanenza al domicilio, per l’inserimento presso famiglie o strutture di accoglienza, per l’accoglienza e la socializzazione presso strutture residenziali e semiresidenziali per coloro che non siano assistibili a domicilio. Vuol dire anche misure economiche anche di sostegno delle responsabilità familiari per favorire l’armonizzazione del tempo di lavoro e di cura familiare.

Vita: Quali iniziative per la non autosufficienza?

Fazio: Il ministero si sta impegnando sul versante sanitario e socio sanitario per definire in maniera omogenea a livello nazionale le varie linee prestazionali a carico del Ssn. In questo senso vi è stato uno specifico approfondimento che ha riformulato i vari interventi del sanitari e socio sanitari del Ssn nell’assistenza residenziale, semiresidenziale e domiciliare. Questo lavoro è ricompreso nel testo del nuovo DPCM sui Lea che quanto prima sarà portato all’esame della Conferenza Stato Regioni. Vi è ovviamente la necessità di un accordo Stato Regioni, che definisca anche i livelli essenziali di assistenza sociale (Liveas) fissando adeguati standard di prestazioni a garanzia delle fasce più deboli. Vi è anche da dire che è posta da più parti l’affermazione che l’accesso alle prestazioni ed ai servizi socio-assistenziali di livello essenziale debba essere in qualche modo reso selettivo per le persone in condizioni di fragilità sociale e, prioritariamente, per le persone con handicap intellettivi totalmente o gravemente prive di autonomia. Si registrano anche contributi tecnici, provenienti da commissioni istituzionali, in merito alla classificazione ed agli standard assistenziali nel settore.

Vita: I servizi continuano a essere disomogenei

Fazio: Mentre prosegue questo processo di adeguamento dei Lea, occorre stimolare regioni e comuni all’esercizio della loro potestà, assicurando e richiamando il diritto al mantenimento ed all’assistenza sociale di ogni cittadino inabile al lavoro. Infine, va ricordato che il ministero è attivo sul fronte internazionale, nell’ambito delle iniziative previste in base alla Dichiarazione 80/2008 del Parlamento Europeo, con cui si riconosce la malattia di Alzheimer come priorità di salute pubblica e ci si impegna, a livello comunitario, a sviluppare un piano d’azione comune. La strategia adottata a livello comunitario fa seguito a quanto già attuato da alcuni paesi (Scozia, Norvegia, Gran Bretagna) anche al fine favorire un approccio fortemente integrato per poter superare  impostazioni settoriali di fondo e  risultati di più vasta portata ed efficacia da tutti auspicati.


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