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Welfare

La non autosufficienza è una questione pubblica

Pubblichiamo l'editoriale che apre il numero di VITA magazine di maggio firmato dal docente del Cergas Bocconi e grande esperto di welfare e politiche pubbliche: "Occorre riconoscere che quello che abbiamo tradizionalmente considerato come un fatto privato è diventato, nelle trasformazioni della nostra vita, dei nostri sistemi di cura, delle nostre famiglie, un tema pubblico"

di Giovanni Fosti

In Italia vivono quasi 4 milioni di persone anziane in condizioni di non autosufficienza, secondo le stime di Istat. Il VI rapporto dell’Osservatorio sulla Long Term Care, curato dal Cergas in collaborazione con Essity Italy, evidenzia che a questo dato si collegano due cattive notizie e una buona. La buona notizia: l’aspettativa di vita è aumentata rispetto al passato, per diverse ragioni, come il miglioramento dell’alimentazione, delle cure e degli stili di vita. Prima cattiva notizia: l’aumento dell’aspettativa di vita porta con sé anche il rischio di perdita della propria autonomia, per ragioni legate al decadimento fisico o a quello cognitivo. Tra le persone con più di 85 anni, si stima che quelle in condizioni di non autosufficienza siano circa il 65%. La seconda cattiva notizia: non siamo sufficientemente attrezzati per fare fronte al problema. Il catalogo degli interventi pubblici si articola in sostanza su questi dispositivi: trasferimenti monetari, permessi retribuiti, servizi residenziali, servizi domiciliari. 

Lo strumento di intervento più diffuso, di cui beneficiano la maggior parte delle persone in condizioni di non autosufficienza, è l’indennità di accompagnamento, che consiste in un trasferimento monetario dallo Stato alle persone. Dal punto di vista della famiglia questi trasferimenti sono un supporto, anche se l’importo è molto limitato rispetto agli oneri indotti dalla non autosufficienza. Dal punto di vista pubblico questi trasferimenti costituiscono una componente molto importante della spesa per interventi.  Per i parenti delle persone non autosufficienti, è prevista la possibilità di beneficiare di alcune giornate di assenza retribuita (la norma si riferisce alle persone occupate con contratti di lavoro dipendente). 

I servizi raggiungono una quota del fabbisogno limitata a meno del 30% della popolazione non autosufficiente: i posti letto nelle strutture residenziali sono pari al 7% del fabbisogno, e i casi trattati a domicilio, con interventi estremamente limitati rispetto alle esigenze, sono il 22%. La maggior parte delle situazioni di non autosufficienza sono affrontate nell’ambito delle reti familiari. Il compito è svolto direttamente dai parenti, oppure da quelle operatrici e (più raramente) quegli operatori che sono assunti dalle famiglie stesse e che sono ormai definiti comunemente come “badanti”. Quante siano le badanti non è noto, perché non tutte le situazioni sono tracciate, tuttavia, secondo le stime più credibili, si tratta di più di un milione di persone. 

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