Sostenibilità

La nobel kenyana e l’Italia

Wangari Maathai ha un rapporto speciale con l'Italia: da testimonial di "Tree is Life" in cooperazione con la Provincia Autonoma di Trento ed il Comune di Trento

di Emanuela Citterio

“Urla di gioia in Italia a Trento e Padova per il nuovo Premio Nobel per la pace, Wangari Maathai”.
Comincia così il comunicato della Fondazione Fontana di Trento, che coopera da un decennio con il Kenya ed ha seguito con trepidazione l’elezione del Premio Nobel.

La premiata dall’Accademia norvegese è stata infatti la testimonial del progetto “Tree is Life” voluto dalla stessa Maathai in cooperazione con la Provincia Autonoma di Trento ed il Comune di Trento.

64 anni, la Maathai è è stata la prima donna in Africa centrale o orientale a ottenere un dottorato di ricerca, e primo capo donna di un Dipartimento dell’Università del Kenya. Ha fondato il movimento verde kenyota nel 1977, e grazie a un progetto da lei ideato che ha coinvolto soprattutto le donne, ha fatto sì che venissero piantati più di 10 milioni di alberi per impedire l’erosione del terreno e per fornire la legna da ardere a tutto il Paese. Un milione di questi alberi è stato piantato da “Tree is Life” che ha inoltre promosso anche uno scambio di studenti tra il Kenya e l’Italia.

Così la descrive Fabio Pipinato della Fondazione Fontana, che ha lavorato con lei in Kenya per il progetto ambientale:
“Laureata in biologia all’Università del Kansas e all’Università di Pittsburgh, ritornata in Kenya, Wangari Maathai ha lavorato nella dipartimento di ricerca in medicina veterinaria all’Università di Nairobi e finalmente, malgrado lo scetticismo e perfino l’opposizione degli allievi e della facoltà tradizionalmente maschili, ha guadagnato il dottorato. Wangari Maathai ha iniziato a lavorare per alleviare la povertà della gente del suo Paese cercando di creare progetti dal basso, partecipati, su base comunitaria per offrire occupazione e migliorare l’ambiente allo stesso tempo. Un’idea che le ha portato fortuna ma le è anche costata il divorzio dal marito, un ex deputato da cui ha avuto tre figli, che la lasciò negli anni 80, protestando che era “troppo istruita, troppo forte, troppo riuscita, troppo testarda e fuori controllo”. Appunto. Fuori controllo. Come l’energia che quest’ Africa sprigiona dalle proprie donne. La Viceministra ammoniva spesso noi cooperanti maschi ricordandoci che Africa è donna”.

La sua carica ha dato l’idea alla Fondazione Fontana d’istituire il primo meeting delle 8 donne di colore in rappresentanza dell’altro G8 che ha avuto luogo in Civitas nell’aprile 2004 in presenza di un’altra donna Ministro: Aminata Traoré. (info:
www.unimondo.org/wsa ). Una nuova edizione di detto evento avverrà a Bolzano presso l’EURAC il 3-4 dicembre 2004.

Wangari Maathai è stata presidente nazionale del Consiglio nazionale delle donne del Kenya, e nel 1997 si è candidata alla presidenza del paese, senza tuttavia poter gareggiare perché il suo partito ritirò la sua candidatura alcuni giorni prima delle elezioni; alle stesse elezioni, non riuscì neppure a guadagnare un seggio in Parlamento.
In 1998, Wangari Maathai guadagnò l’attenzione in tutto il mondo quando si oppose al progetto del presidente del Kenya di costruire alloggiamenti di lusso eliminando centinaia degli acri di foreste. Nel 1991, venne arrestata e incarcerata, poi in seguito liberata in seguito a una campagna internazionale. Nel 1999 venne ferita alla testa mentre piantava alberi nella foresta di Karura, a Nairobi, nel corso di una protesta contro il disboscamento continuo. È stata arrestata più volte dal governo del presidente Arap Moi e nel gennaio del 2002, la Maathai ha accettato il posto di ricercatore alla facoltà di agraria dell’università di Yale, occupandosi di silvicoltura sostenibile. Dal gennaio 2003 è sottosegretario al Ministero dell’ambiente, delle risorse naturali e della fauna selvaticaNel 2001 la Viceministra ha dato vita Tree is Life in collaborazione con la Diocesi di Nyahururu e la Fondazione Fontana. La Maathai ha rubato un’idea all’Italia ed al Trentino: ogni scolaro pianti un alberello all’inizio dell’anno scolastico e ne abbia cura. Dando così inizio alla “festa degli alberi”.

Il progetto di Tree is Life è recentemente stato riconosciuto come “buona pratica” dalle Nazioni Unite e fortemente voluto dal nuovo Premio Nobel per la Pace.

Per ulteriori informazioni: www.treeislife.org

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