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La neve sulla guerra: Siria in ginocchio
L'allarme di Agire: la peggiore tempesta degli ultimi 20 anni colpisce la popolazione civile e i campi profughi nei paesi confinanti. Intanto nel Nord si intensificano i bombardamenti
di Redazione

Nei paesi del vicino Oriente è in corso la peggiore tempesta di neve degli ultimi 20 anni,
causando decine di morti e danni soprattutto in Siria e Giordania.
A lanciare l'allarme è Agire, il network di ong italiane da mesi in prima linea per affrontare la crisi siriana.
"La guerra in corso", sottolinea Agire, "aveva già costretto la popolazione civile a condizioni di vita estreme determinate non solo dalla assoluta mancanza di sicurezza interna la alla carenza di cibo e beni di prima necessità, scarsa reperibilità di carburante e continui tagli al sistema elettrico cittadino".
“Le nostre condizioni diventano peggiori di ora in ora”, afferma un’attivista di Damasco “ stiamo morendo congelati, non abbiamo nulla con cui riscaldarci. Le strade sono ricoperte di neve, non possiamo muoverci dalle nostre case e il cibo scarseggia”.
La neve cade e provoca danni in un paese che da 21 mesi vive una guerra civile di proporzioni disastrose. Secondo gli ultimi dati pubblicati da OCHA ( l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli interventi Umanitari), sale a 60.000 il numero ufficiale delle vittime, fonti ufficiose affermano che potrebbero essere oltre 100mila, mentre sono ormai 4 milioni i civili che necessitano di assistenza umanitaria e 600.000 i rifugiati nei paesi confinanti.
Nel campo profughi di Za’atri in Giordania, spiega Agire, 30.000 rifugiati affrontano la neve all’interno delle tende fornite dalle agenzie delle nazioni Unite.
Molte però non riescono a reggere le estreme condizioni metereologiche e la popolazione sta venedo trasferita all’interno di prefabbricati.
Le ONG di AGIRE continuano il loro lavoro a fianco della popolazione civile.
Nel nord della provincia siriana di Idlib, intanto, i civili sono vittime di una strategia del terrore portata avanti attraverso bombardamenti intensi e indiscriminati, secondo quanto testimoniato dall'organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF).
Con l’intensificarsi dei combattimenti a nord della strada che collega Aleppo a Idlib, le forze governative stanno bombardando indiscriminatamente città e villaggi. Un’équipe di MSF è appena tornata da una città nel nord della provincia di Idlib, che è stata più volte bombardata negli ultimi mesi. L'unica struttura sanitaria ancora in funzione in città è una clinica segreta, gestita da persone locali e alcuni operatori sanitari siriani. I volontari presenti nella clinica stanno facendo il possibile, fra gli intensi bombardamenti, per soccorrere un gran numero di feriti, correndo enormi rischi personali per mandare avanti la clinica ed evacuare i feriti più gravi negli ospedali fuori città.
"C’è un impressionante senso di solidarietà tra le persone, in una città che ha visto fuggire gran parte dei suoi abitanti e ha visto arrivare persone sfollate da altre zone bombardate", racconta Adrien Marteau, dell’équipe di MSF. "C’è chi si presta a dare una mano come infermiere, o addirittura chirurgo, per interventi minori, perché semplicemente non c'è nessun altro che possa farlo".
"Tuttavia, di fronte alla gravità delle lesioni e dei rischi connessi all’evacuazione dei pazienti, molti feriti stanno morendo perché non ricevono cure adeguate o non possono essere evacuati in tempo", prosegue Marteau. "La maggior parte dei pazienti ricoverati nell’ospedale di MSF nella provincia di Idlib sono persone provenienti da questa zona, e hanno gravi lesioni".
Negli ultimi 18 mesi, i residenti, con l'aiuto di personale medico locale e di altri operatori della comunità, hanno fatto del loro meglio per supportarsi a vicenda, nonostante il pericolo fisico e la grave carenza di generi di prima necessità tra cui l'acqua potabile, il pane e il latte in polvere. Non c'è energia elettrica nella zona e il prezzo del gas è aumentato molto. Alcune organizzazioni locali di assistenza sociale stanno sostenendo circa 1.300 famiglie indigenti che hanno perso casa, familiari e fonti di reddito.
Nelle città e nei villaggi intorno a Idlib, pesanti bombardamenti indiscriminati da parte delle forze governative stanno minacciando la vita della gente comune. "Dato che ci è proibito lavorare nelle zone controllate dalle forze governative, – dichiara il responsabile dell’emergenza di MSF, Mego Terzian – non siamo in grado di avere una visione imparziale sulla situazione. Ma è chiaro che stiamo assistendo a una vera e propria strategia del terrore, orchestrata dal governo siriano contro la popolazione di questa area”.
MSF lavora in tre ospedali nel nord e nel nord-ovest della Siria, nelle zone controllate dai gruppi armati dell'opposizione. MSF sta portando assistenza medica di emergenza, in particolare interventi chirurgici e visite mediche.
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