Sostenibilità
La natura porta soldi
Lo rivela uno studio sulle riviste in Abruzzo: in quella del Lago di Penne creati 270 posti di lavoro. Anche grazie alle associazioni.
Le riserve naturali fanno bene all?economia locale. Soprattutto quando nella
gestione sono coinvolte le associazioni ambientaliste. Si parla spesso della possibilità di fare della protezione della natura un volano di sviluppo economico, ma capita raramente di avere dati concreti alla mano. Ebbene, il
caso Abruzzo (tre parchi nazionali, un parco regionale, 21 riserve naturali) d?ora in poi servirà anche a convincere i più ecoscettici. Gli esempi non mancano: dal 1997, anno di istituzione, nell?area della riserva del Lago di
Penne, gestita in collaborazione con il WWF, il valore della ricchezza
creata risulta pari a sei volte l?investimento iniziale sostenuto dalla Regione. Sono nate sei cooperative specializzate in vari settori (dalla produzione agricola ai servizi per l?educazione ambientale, al turismo), oltre
a molti agriturismi: in tutto un indotto di 270 persone. Nella riserva
di Zompo Lo Schioppo, il Comune di Morino, un piccolo centro di montagna, ha costituito (grazie anche al supporto di Legambiente) una società mista
pubblico-privata per la gestione del territorio, dove le quote private sono rappresentate da un?azionariato popolare. Un modello di partecipazione dal basso
che ha consentito di creare progetti come Morino Paese dei Mestieri (che ha ricevuto il premio di Federculture) e di partecipare a molti bandi comunitari. Ad Anversa degli Abruzzi la riserva delle Gole del Sagittario è nata in
seguito a una denuncia del WWF contro il Comune, che all?inizio degli anni 90 aveva dato l?ok a un ristorante nella zona. Oggi l?area protetta è il secondo
datore di lavoro dell?intero territorio comunale. I dati sono contenuti in una
ricerca commissionata dalla Regione Abruzzo e realizzata dalla società ApriAmbiente, con la collaborazione di WWF e Legambiente. Una fotografia inequivocabile del ruolo del mondo associativo nel buon funzionamento delle aree protette: su 17 riserve (escludendo le quattro di più recente istituzione, ancora in fase di ?rodaggio?) otto hanno indici di crescita economica elevati, nove molto più bassi. E le otto che vanno meglio, guarda caso, sono proprio
quelle in cui le associazioni ambientaliste sono coinvolte nella gestione. Un fatto di competenze, prima di tutto, come spiega Augusto de Sanctis, segretario del WWF Abruzzo: «Spesso i Comuni a cui fanno capo le riserve sono molto piccoli e quindi hanno difficoltà a reperire personale. Le associazioni portano la loro esperienza, dal puntodi vista legale, amministrativo, di comunicazione ». Insomma, a proteggere la natura ci si guadagna. A patto
che non si abbia fretta. Perché un altro degli elementi che emerge dalla ricerca è che le riserve che portano a casa i risultati migliori sono quelle di più antica istituzione (e che hanno quindi fruito di maggiori finanziamenti
regionali): «I tempi dell?economia», spiega l?assessore ai Parchi della Regione Abruzzo, Franco Caramanico, «devono integrarsi con i tempi della natura, se vogliamo perseguire un tipo di sviluppo territoriale armonico e durevole».
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