Leggi e norme

La mototerapia in ricetta? Qualche dubbio c’è

Il Senato ha approvato in via definitiva la legge che riconosce la mototerapia come terapia complementare. Roberto Speziale (Anffas): «Questa ed altre attività ricreative sono preziosissime, ma per renderle prescrivibili è necessario avere delle evidenze scientifiche, che oggi non ci sono»

di Sara De Carli

esibizione di Vanni Oddara sotto Palazzo Lombardia Stefano Porta/LaPresse 3 Maggio 2022 Milano, Italia News

La mototerapia è legge. Il Senato ha approvato in via definitiva la norma che riconosce la mototerapia quale «terapia complementare per rendere più positiva l’esperienza dell’ospedalizzazione, per contribuire al percorso riabilitativo dei pazienti e per accrescere l’autonomia, il benessere psico-fisico e l’inclusione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con disabilità». Lo ha fatto nel giorno in cui medici e infermieri scioperavano per difendere la sanità pubblica, pur con un testo che precisa che «dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».

Ad ispirare la proposta di legge (che porta la firma del leghista Massimiliano Panizzut) è l’esperienza di Vanni Oddera, classe 1980, uno dei massimi esponenti del Freestyle Motocross al mondo, che dal 2009 regala l’emozione e la libertà della moto a persone fragili e con disabilità, bimbi ospedalizzati e con varie forme di autismo: è stato uno dei protagonisti anche della prima giornata del recente G7 Inclusione e Disabilità di Assisi.

«Il concetto di salute da anni si è evoluto e ha posto al centro dei percorsi di cura e di riabilitazione la persona nella sua interezza e unicità. L’umanizzazione delle cure è questo: promozione di luoghi di cura più adeguati alla persona, dignità della vita e qualità dell’assistenza e le terapie complementari, che si affiancano a quelle convenzionali, senza mai sostituirle, vanno esattamente in questa direzione», ha commentato la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli nel dare la notizia. «La cura passa certamente dalle terapie, dai medici, dagli ospedali ma spesso è indispensabile anche un sostegno emotivo, momenti relazionali e umani che devono far superare la solitudine e assicurare alla persona maggiore dignità per poter affrontare sfide che sono molto complesse e talvolta molto dolorose». Una norma che apre una strada: «Questo provvedimento inaugura un modello di approccio importante per il riconoscimento anche delle altre terapie complementari quali musicoterapia, arteterapia, clownterapia, terapia con gli animali che già da tempo affiancano e supportano ospedali, strutture socio sanitarie e altre realtà».

La novità tuttavia suscita qualche perplessità (leggi qui il commento di Gianluca Nicoletti, padre di un ragazzo con autismo, all’indomani dell’approvazione della norma da parte della Camera).

Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas, riconosce «l’arricchimento» che attività come la mototerapia possono portare nelle vite delle persone con disabilità o malattie, «sono tutte cose meritevoli e preziosissime» e pure il fatto che «il concetto di terapia è ampio». Ma aggiunge anche che «riconoscerla per legge come terapia – seppur complementare – significa aprire la strada alla prescrivibilità della mototerapia e in futuro di altre attività ludico-ricreative: questo mi pare un po’ sopra le righe e su questo punto abbiamo delle perplessità. Pensiamo che per rendere qualcosa prescrivibile come terapia sia necessario avere delle evidenze scientifiche, che oggi non ci sono».

In foto, esibizione di mototerapia con Vanni Oddera sotto il palazzo di Regione Lombardia (Stefano Porta/LaPresse)

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