Sostenibilità
La mossa di Realacci: Margherita new global
A Impruneta si sono incontrati intellettuali, politici, leaders delle associazioni, sindacalisti. Obiettivo: dare una nuova anima al centrosinistra.
L?importanza di chiamarsi Ermete», sfotte Rutelli. «Chiedete ad Ermete». «Sa tutto Ermete». E tutti che cercano Ermete Realacci, presidente di Legambiente, deputato della Margherita, come un anno fa a Genova, nelle giornate calde del G8, quando partecipava a quel grande movimento. Dopo, nell?anno trascorso, Realacci è stato forse più uno dei leader del nascente movimento new global che un politico a tutto tondo. Ma il campo è quello è: Ulivo, petalo Margherita, cerchia dei rutelliani. Naturale, dunque, ritrovarlo a Impruneta, in qualità di dominus di un seminario a porte chiuse. Impruneta, provincia di Firenze, luogo ameno dove, forse, il movimento (e il partito?) new global ha gettato finalmente le sue prime basi. Non era difficile ritrovarvi, infatti, molti degli attori di Genova.
Ad esempio nella relazione d?apertura (vedi box), bella e avvincente del filosofo prestato alla politica (e alla Margherita), Massimo Cacciari. Relazione decisamente new global (e anti no global). Poi la lettera di Adriano Sofri, che a Impruneta ci viveva, ante carcerem, ironica e ricca di stimoli. Nelle relazioni tutte puntate sui legami tra etica e politica, etica ed economia di Enrico Letta e Dario Franceschini (unici due popolari big presenti, a Impruneta: assenti gli altri, oltre a Dini e Parisi). Certo, c?è anche il documento che punta «al rafforzamento e rilancio di Ulivo e Margherita insieme», come chiede con forza nel question time organizzato con i 20 partecipanti da Rutelli. E una serie di notizie che farebbero la gioia dei notisti politici (la Margherita ripartirà dai sindaci, per cercare di riconquistare il consenso perduto verso Forza Italia e verso i Ds; a ottobre nascerà anche un suo giornale quotidiano che forse si chiamerà Euro e farà concorrenza a Foglio e Unità). Due, però, colpiscono. La Margherita, o meglio il suo petalo rutelliano, new global e movimentista, ha un?attenzione (e soprattutto una capacità d?ascolto) nei confronti del Terzo settore che non ha nessun altro partito politico italiano né del Polo né dell?Ulivo. A testimoniare quanto detto stanno non solo la presenza fisica, in quel d?Impruneta, di uomini come il presidente delle Acli, Luigi Bobba, il portavoce del Forum del Terzo settore, Edo Patriarca, e il presidente dell?assemblea delle ong italiane, Sergio Marelli (oltre che del deputato della Margherita e organizzatore dei Papa boys al Giubileo, Donato Mosella), ma anche i loro interventi, ascoltati con attenzione e spesso ripresi dagli organizzatori, oltre che dallo stesso Rutelli, più volte. Ma anche e soprattutto l?interesse e l?attenzione che molti attori di questo mondo, volontari, cooperanti, imprenditori sociali hanno nei confronti di un?aggregazione ancora magmatica e fluttuante ma ?aperta? come la Margherita, al punto che a Impruneta ci sono andati in parecchi, ad ascoltare e a capire. Sarà figlia di Genova e del nascente o rinascente movimento new global questa consonanza? Forse. Certo è che è proprio uno come Paolo Gentiloni, deputato, uno dei principali organizzatori del seminario, a rivendicare con forza la teoria dei corpi intermedi e la necessità di ricostituire legami sociali forti. Ad esempio, con quel mondo del sindacalismo cislino e riformista oggi nell?occhio del ciclone la cui storia e le cui ragioni sono state rivendicate con forza da molti degli interventi e dei presenti. E così quando interviene Giorgio Santini, della segreteria nazionale Cisl, in sala non vola una mosca: parla di «un accordo tutto difensivo sì, ma importante e affatto cattivo». Rivendica con forza il legame con il Libro bianco di Marco Biagi e la paternità della legge sui nuovi lavori, a firma Treu. «Non amo il bipolarismo politico», dice, «figuriamoci quello sindacale. Non voglio nuovi sindacati di sinistra, contro cui nascerebbero altrettanti di destra, ma sindacati capaci di difendere gli interessi dei lavoratori, autonomi e portatori di nuovo riformismo». Gli applausi si sentivano fin sulle colline del Chianti.
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