Politica

La morale non è in affitto

di Franco Bomprezzi

Conosco Cinzia Sasso da una vita. Eravamo colleghi a Padova, poi lei fece, prima di me, il grande salto dalla provincia a Milano. Ci siamo persi di vista. Fino all’estate scorsa, quando chiamò per annunciarmi l’intenzione del suo compagno, Giuliano Pisapia, di affrontare la sfida delle primarie a Milano. Cinzia mi chiese di essere presente e di intervenire in occasione della prima uscita pubblica, al teatro Litta. D’istinto le dissi subito di sì. Parlammo a lungo, ricordando i primi tempi di questo strano lavoro di giornalista, che ti porta, nel tempo, a centomila incontri, e scelte, e incroci improvvisi. C’era, in questo caso, la curiosa coincidenza di una mia personale stima, molto alta, per Giuliano Pisapia, e dunque ero contento di sapere che un’amica come Cinzia, giornalista tenace e combattiva, cronista di giudiziaria nell’epoca di Mani Pulite, fosse adesso la compagna di un uomo dalla schiena dritta, di quella sinistra per bene che ancora esiste, e che sa dialogare con chi la pensa diversamente, pur mantenendo fermi i principi, i valori di riferimento.

Sono rimasto dunque colpito, e molto, dalla vicenda mediatica di questi giorni. Dalla necessità che Cinzia Sasso ha sentito come ineludibile di anticipare i cronisti raccontando lei stessa di essere una degli inquilini delle case del Pio Albergo Trivulzio. Lo ha spiegato con estrema chiarezza, fornendo dettagli sui tempi, i modi, e i costi di un contratto che risale, tra l’altro, alla sua vita precedente, con un altro uomo. Ora lei e Giuliano Pisapia sono sottoposti a un martellante fuoco incrociato di moralismi bacchettoni e di indignazioni del tutto sganciate dal contenuto della vicenda, e dalle eventuali, inesistenti, responsabilità di entrambi. A Pisapia, in qualche modo, si è chiesto perfino di ritirare la propria candidatura a sindaco. Quasi un processo popolare nei blog, nei social network, nelle riunioni di partito. A sinistra si è sfiorato, o forse superato, il ridicolo. Non parlo della questione, seria, ma ancora tutta da chiarire nelle sue dimensioni e nelle responsabilità legali, individuali e politiche, della gestione del patrimonio immobiliare del Pio Albergo Trivulzio. Parlo degli schizzi di fango, gettati senza alcun pensiero critico, accomunando le sorti e le scelte di Giuliano Pisapia e di Cinzia Sasso, colpevoli, al massimo, di eccessiva trasparenza, di ingenuità tipica di chi, da onesto, non è abituato a scrollarsi di dosso accuse di immoralità pubblica.

La questione mi ha colpito doppiamente perché Giuliano Pisapia, oltre ad avermi coinvolto nella fase iniziale delle primarie, mi ha chiesto espressamente di aiutarlo a comprendere meglio le tematiche per le quali ritiene che io abbia una particolare competenza, ossia i diritti delle persone con disabilità, in riferimento alla situazione di Milano. E’ la prima volta che in modo così diretto ed esplicito mi viene chiesto di contribuire a un percorso programmatico in vista di una campagna elettorale importante, in una città così fortemente simbolica come Milano. Ovviamente non mi sono tirato indietro, e assieme a tanti altri cittadini milanesi, ho dato una mano, durante le primarie, e poi nel percorso dell’Officina, un laboratorio progettuale divertente e creativo, nel quale finalmente, senza barriere mentali, ci si poteva confrontare sulle speranze e sulla realtà, sulle proposte e sulle risorse, inserendo anche il tema della disabilità in un contesto più ampio, quello complessivo del modello di città che vorremmo, e che non c’è.

Ora mi sono domandato se, accettando una proposta di candidatura nella lista civica di Giuliano Pisapia, dovrei pormi una “questione morale”, così come argomentano, si fa per dire, giustizialisti vecchi e nuovi, giovani e anziani. Se Pisapia mi confermerà la sua proposta, e soprattutto l’intenzione di porre al centro di un programma di governo della città il tema dei diritti di cittadinanza di tutti, comprese le persone con disabilità, sicuramente accetterò. Anche dopo aver letto, con piacere, su facebook, le tante risposte sensate dei miei “amici” virtuali al mio dubbio, al mio quesito “morale”. E non proverò alcun dubbio di origine etica, perché sono più che mai convinto dell’onestà e della trasparenza di Giuliano e della sua compagna. E credo che mai come adesso la sinistra debba fare i conti con l’esasperazione del giustizialismo. Sarebbe l’unico risultato positivo di questa triste vicenda.

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