Sostenibilità
La montagna scomparsa
Legambiente: solo nel 2006 spariti 31 milioni di rifiuti tossici, come una vetta di 3.100 metri
La scoperta della nave piena di rifiuti tossici affondata dalla ‘ndrangheta a largo delle coste calabresi e le dichiarazioni di alcuni pentiti sull’attività di smaltimento illegale della criminalità organizzata sono sempre al centro del dibattito politico. Dopo l’intervento del WWF su Ecomondo, il mensile di energia, ambiente e risorse in allegato all’ultimo numero di Vita, anche Legambiente, ascoltata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle navi dei veleni, chiede trasparenza e e indagini approfondite per stanare il traffico illecito di rifiuti.
Nello specifico, Legambiente ha chiesto di effettuare un’indagine conoscitiva sul numero e sulle modalità operative dei centri di stoccaggio di rifiuti speciali di tutta Italia, definiti nel 2007 dall’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato «un vero e proprio serbatoio di illegalità»
«Sulla questione dei traffici illeciti di rifiuti» ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente «chiediamo alla Commissione di intervenire con azioni precise, che consentano di compiere decisivi passi avanti nel contrastare le attività illecite della criminalità organizzata, contribuendo alla messa in sicurezza dei cittadini» .
31 milioni di tonnellate di rifiuti tossici scomparsi nel 2006
Ammontano a 31 milioni di tonnellate i rifiuti speciali “spariti” in Italia nel solo 2006. Un quantitativo pari a una montagna con una base di tre ettari e alta 3.100 metri. Montagna che, come dimostrato dalle inchieste della magistratura, finisce spesso nella rete della criminalità ambientale e dell’ecomafia, fatturando cifre altissime: secondo il Rapporto Ecomafia 2009 il business del ciclo illegale dei rifiuti ammonta a circa 7 miliardi di euro.
Legambiente: «mantenere le intercettazioni» e massima trasparenza
Proprio per questo motivo l’associazione ha chiesto un impegno al Governo e al Parlamento perché il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti venga escluso dalla lista dei reati per cui sarebbe reso più complicato l’uso delle intercettazioni in base al disegno di legge in discussione in Parlamento, visto che l’entrata in vigore nel 2001 del delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti ha permesso di concludere in circa 8 anni ben 140 inchieste, con 889 ordinanze di custodia cautelare e 2.536 persone denunciate.
L’attenzione deve rimanere alta sulla vicenda delle navi dei veleni» ha aggiunto Nuccio Barillà, di Legambiente Calabria «abbiamo sollecitato la Commissione affinché le operazioni di monitoraggio presso il relitto rinvenuto nei fondali a largo di Cetraro, affidate dal Ministero dell’Ambiente alla nave in uso alla società Saipem, siano caratterizzate da una vera e propria “operazione trasparenza” da realizzarsi attraverso la costituzione di un gruppo di osservatori indipendenti, composto da tecnici qualificati proposti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, da ricercatori del settore e da rappresentanti di associazioni ambientaliste».
Legambiente ha chiesto anche di ascoltare l’ingegner Giorgio Comerio, personaggio chiave di tante vicende legate alle cosiddette navi dei veleni, definito nel 2004 dall’ex ministro per i rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi «noto trafficante d’armi» e «faccendiere al centro di una serie di vicende legate alla Somalia e all’illecita gestione degli aiuti della Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo». Sarebbe auspicabile, secondo l’organizzazione, anche un’indagine conoscitiva sulle modalità di gestione passata dei rifiuti radioattivi, in particolare nel centro Enea di Rotondella (Mt), già sotto inchiesta da parte dell’allora procuratore di Matera Nicola Maria Pace e dalla procura di Potenza su presunti traffici illegali di scorie in entrata e uscita dal centro di ricerca.
Le “otto mosse” del WWF
Anche il WWF, in Ecomondo all’interno dell”ultimo numero di Vita (ancora in edicola) ha fatto richieste simili alla commissione. Nelle «otto mosse» proposte per affrontare e risolvere il tema, anche l’associazione chiede di ascoltare Comerio, di approfondire le dichiarazioni dei pentiti e di creare task force tra gli organismi dediti alle indagini, le procure e i medici della zona, per accertare le colpe e bonificare le zone.
Ma è proprio ques’ultima richiesta, per cui il WWF sta organizzando una anifestazione nazionale il 24 ottobre, che divide gli enti locali e il ministro. Ieri, in un acceso incontro tra numerosi sindaci calabresi, i cui comuni sono interessati dal rischio ambientale, e i rappresentanti del governo, è scoppiata una bagarre.
Bonifiche e sicurezza: scontro enti locali-governo
L’assessore all’ambiente della Regione Calabria, Silvio Greco, (leggi qua la sua intervista su Ecomondo) ha posto alcune domande, tra cui se sia prevista la caratterizzazione, cioè la rilevazione del contenuto dei fusti del carico. «Il sottosegretario all’ambiente, Roberto Menia, ha risposto solo che il ministero esegue gli ordini della magistratura» racconta Greco «e quando io ho detto che i calabresi vogliono sapere cosa c’è in quella nave, mi ha accusato di aizzare gli animi, urlando».
Ma Menia non ci sta «Greco si è comportato malissimo. Voleva mettere i sindaci contro il governo. Noi stiamo operando per tutelare l’ambiente e tutelare i cittadini». I sindaci poi hanno abbandonato la protesta, ma hanno chiesto di lavorare velocemente per mettere in sicurezza la zona e evitare che gli animi della gente si scaldino. Hanno anche richiesto di attivare tutte le procedure, ordinarie e straordinarie, compreso il commissariamento di Protezione civile
Nella foto, un fotogramma del film Gomorra
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