Welfare

La Milano degli sgomberi. Parlano gli occupanti

Nelle ultime settimane si è assistito ad una accelerata degli interventi delle forze dell'ordine. Prima il centro sociale Zam poi la "pizzeria sociale” di piazza Napoli. Vita.it ha intervistato uno dei ragazzi “autonomi” protagonisti della resistenza in via Cola di Rienzo

di Lorenzo Alvaro

A Milano la storia di occupazioni e relativi sgomberi è lunghissima e nasce da lontano. Gli esempi più recenti sono la torre Galfa, presa dai giovani del collettivo Macao l'anno scorso, la casa anarchica di via Savona, per la cui “liberazione” furono schierati dalla polizia anche un paio di elicotteri. Dopo qualche mese di silenzio le forze di polizia sono tornate al lavoro: in una settimana e mezza infatti è stato chiuso prima il centro sociale Zam, nel cuore della Barona, poi la pizzeria sociale di via Cola di Rienzo, vicino a via Savona, a due pazzi da piazza Napoli. Un'accelerazione degli interventi inedita che ha portato nuovamente agli onori delle cronache i cosiddetti "antagonisti” e il problema degli edifici abbandonati, che popolano tutta la città. Vita.it ha intervistato uno dei ragazzi protagonisti della resistenza pacifica di questi giorni (che preferisce rimanere anonimo).
 

I ragazzi a lavoro nella “pizzeria del popolo” di via Cola di Rienzo

Cos'è successo in Cola di Rienzo?
La polizia è intervenuta per sgomberare un edificio occupato 4 mesi fa. Un'operazione un po' anomala perchè avvenuta inizialmente in borghese. L'irruzione non è riuscita subito perchè gli occupanti sono riusciti a raggiungere il tetto. Dopo 48 ore abbiamo però dovuto lasciare il campo. Nonostante tutti gli sforzi per dissuadere le forze dell’ordine dal procedere.
 
Nell’edificio cosa c’era?
L'edifico accoglieva 21 appartamenti di ringhiera e degli ampi spazi al piano terra. Nella parte bassa c’erano una pizzeria, un’officina meccanica e una falegnameria. Un edificio abbandonato e morto con l’occupazione ha ripreso vita. È stata fatta una ristrutturazione. Gli appartamenti sono diventati una casa comune mentre a piano terra sono state  aperte una pizzeria “popolare”, a costi accessibili a tutti, e una libreria-biblioteca che faceva anche da aula studio. Tutto questo con lo sgombero non c’è più.
 

Il forno della pizzeria

Certamente una bella iniziativa, soprattutto la pizzeria. Rimane un problema di fondo. Le occupazioni sono illegali…
La legalità diventa una cortina fumogena dietro cui celare le peggiori ingiustizie. Così perde il suo valore positivo ma diventa un strumento contundente. La giustizia e la legalità, non possono essere semplicemente una questione di presunto ordine pubblico. Anche perchè a ben vedere gli unici momenti di vero disagio sono gli sgomberi.
 
Ci sarà però un proprietario che pretende di riappropriarsi di ciò che è legalmente suo?
Abbiamo cercato di informarci circa la proprietà. I nostri sforzi sono naufragati su un nome: Cubilia Immobiliare. Arrivati qui, attraverso un prestanome, ci siamo incartati in una serie infinita di società-scatole cinesi, da cui non abbiamo la capacità di districarci. Non esiste comunque alcun progetto per questo edificio, che è vincolato come edificio storico degli inizi del ‘900. Per questo l’unica idea, che era quella di abbatterlo, che risale a 10 anni fa è rimaste, per fortuna, lettera morta. Possiamo fare una scommessa: andate a vedere fra un mese che cosa succede. Scoprirete che lo sgombero è servito semplicemente per ripristinare un abbandono.

Lo stabile occupato di via Cola di Rienzo

So che appena lo sgombero è riuscito avete occupato un’altra struttura, in via Del Fusaro, vicino a via Washington. Perché?
Si, la sera stessa. Abbiamo preso un ex circolino.I motivi sono diversi. In primo luogo perché chi ha perso casa nello sgombero ha bisogno di un “nuovo” tetto sulla testa. In secondo luogo è un atto simbolico. Noi abbiamo decine di luoghi in stato di abbandono e degrado in quella zona della città.  A Milano posti così sono centinaia. È importante che la gente lo sappia. C’è poi un’altra questione. Finché verremo trattati con gli sgomberi continueremo con le occupazioni. Ci piacerebbe che si interrompesse questa cultura della forza pubblica. Per questo continueremo con le nostre occupazioni. Ma cominceremo, come già avevamo fatto in Cola di Rienzo, costruendo un rapporto e delle rete solidali con le persone che vivono i quartieri. Queste situazioni devono diventare un problema di tutti, della città, non solo di noi che occupiamo. Libreria gratuite, cucine, palestre popolari, ristoranti a basso costo: sono tutte cose utili, soprattutto in un momento come questo. Prova ne è il fatto che la gente di Piazza Napoli ci portava da mangiare ci sosteneva. Ieri al circolino occupato è venuta una signora anziana, che abita di fronte, per aiutarci a pulire. Altri ci hanno donato bottiglie di vino e acqua.
 
Quali sono i bisogni che chi occupa rivendica?
Si tratta di bisogni impellenti e si può dire anche ”primari”. Mancano, in maniera drammatica, spazi sociali e soluzioni abitative. Le occupazioni, in fondo, hanno proprio questo scopo: evidenziare questa mancanza e sottolineare che non è dovuta alla scarsezza di soluzioni ma all’assenza di volontà politica e sociale. Edifici che possano essere recuperati ce ne sono tanti. Ma oggi si preferisce costruire ex novo palazzi di lusso.
 

Una ragazza si occupa del recupero della facciata. Anche l'estetica vuole la sua parte

Il problema è che il recupero di questo patrimonio edilizio ha dei costi esorbitanti. Dove si trovano i soldi?
Chiariamo subito un fatto: l'occupazione, intesa come forma che nasce dal basso, non incide in nessun modo sui bilanci statali. E noi non chiediamo fondi o aiuti. Quello che diciamo da anni è che l’unica via d’uscita è l’auto-recupero. Che è quello in cui consistono le occupazioni. Prendiamo posti che cadono a pazzi, fanno schifo, e li portiamo a nova vita. Siamo noi a mettere soldi, sforzi, fatica e mano d’opera. A chi non ci crede dico di venire a trovarci e a vedere. È un sistema per cui lo Stato non deve metterci una lira e vede rinascere un tessuto sociale che era morto.

Poi però ci sono gli scontri, come l'altra sera in via Troya…
Noi siamo gente tranquilla. Vogliamo solo provare a costruire una città e un futuro diversi. Ma se dobbiamo, sappiamo come difenderci

 


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