Welfare
La mia vita è un fascicolo di scartoffie archiviato in Procura
La testimonianza di un detenuto presa dal giornale "Gulliver", realizzato nell'ambito del progetto Aster ed ha come finalità la rimotivazione dei detenuti nel lavoro.
Ci sono detenuti che viaggiano da un carcere all?altro portandosi dietro non un semplice fascicolo con la loro storia giudiziaria, ma una cassa di fascicoli: vite sprecate dentro e fuori dalle galere, vite per le quali la galera è la normalità e i periodi di libertà sono brevi parentesi che si aprono e chiudono in fretta senza quasi lasciare traccia. Ma qualche volta arriva la sferzata, la saturazione, il senso di rabbia per aver sacrificato anni inseguendo, magari, il mito dei soldi guadagnati in fretta e senza fatica. La testimonianza che segue, di cui è autore Massimo, un detenuto con una pesante storia carceraria, viene da un giornale, Gulliver, realizzato nell?ambito di un progetto che si chiama Aster e che ha come finalità “la rimotivazione dei detenuti nel mondo del lavoro”, anche attraverso laboratori per la formazione di pasticceri e panificatori e altre iniziative, all?interno della Casa Circondariale di Terni e della Casa di Reclusione di Orvieto.
Ornella Favero (ornif@iol.it)
Il delitto non paga mai. Questo è un vecchio detto che rispecchia perfettamente il triste epilogo di chi, come noi, si sposa con il crimine e con le conseguenze che influiscono sull?andamento della nostra breve esistenza. Tutti noi ci ritroviamo aldilà di quel muro che ci divide dal mondo normale; ma facendo una piccola riflessione capiamo che dietro a questo muro ci siamo per nostra scelta, il salto non ci è imposto, ma affascinati da guadagni facili e accecati da una brama di denaro, non ci rendiamo conto che mettiamo nelle mani dei potenti i nostri migliori anni diventando un fascicolo di scartoffie che affluisce nelle procure.
Per spavalderia e superbia mi sentivo inafferrabile, arrivando a rapinare 2 banche in 25 giorni, non rendendomi conto che stavo solo stringendo il nodo del cappio alla mia gola. La sacrosanta verità è che se ci esponiamo a tanti rischi e sofferenze senza reagire, significa che siamo succubi e figli dell?ignoranza, stranamente questo è detto e guardato da me come un monito di verità dopo che ho provato sulla mia pelle la sferza della giustizia ed ora dico che non ci sto, non lascerò più che mi giudichino, non lascerò più che la legge mi estranei e mi emargini. Tanti miei amici sono in carcere come me e altri sono a guardare le margherite dal lato di sotto. Io cercherò con tutta l?anima di reagire e di sottrarmi a questo destino, che sembra deciso ma non è stato ancora scritto, scaverò dentro di me tirando fuori la capacità e gli stimoli giusti per andare avanti e viaggiare sotto la stella della legalità, che con la sua luce non ci darà le ricchezze che abbiamo sempre inseguito, ma darà quella tranquillità di vivere in modo sereno e soprattutto libero. Un detto napoletano dice “Svegliati dal sonno che s?è fatta mattina”.
Massimo
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