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La mia sana schizofrenia tra Tresivio e Milano

Aldo Bonomi sul rapporto uomo-territorio. «Nell’epoca della globalizzazione l’uomo si è perduto in uno spazio infinito», spiega il direttore di Communitas

di Giuseppe Frangi

Un'immagine di Tresivio col suo santuario

L’invito è determinato: «Siate schizofrenici». L’esempio chiaro: «La mia schizofrenia è completa: vivo allo stesso tempo al paese – Tresivio, in Valtellina – dove ho mantenuto la residenza anagrafica, e a Milano, dove invece ho registrato la residenza professionale. E si badi, lo faccio in maniera sincretica, fuori dalla formula weekend». Per Aldo Bonomi, fondatore e anima “glocal” e del consorzio Aaster (Associazione agenti di sviluppo del territorio) e direttore del mensile Communitas, indagare la rinascita del borghigianesimo è un invito a nozze.

Vita: Siamo di fronte a una nuova età dei comuni?

Aldo Bonomi: La riscoperta del territorio ormai è una necessità, perché risponde a un’esigenza sociale reale. Nell’epoca della globalizzazione e della virtualità l’uomo si è ritrovato perduto in uno spazio infinito. Soffre di quello che i medici chiamano agorafobia. Da qui il bisogno di prossimità, di reti di relazioni e di nuove comunità.

Vita: Una condizione che si sposa con la vita di provincia?

Bonomi: A patto che il ritorno alla dimensione territoriale non nasconda in sé un approccio rancoroso, etnico e rinserrato nel modello “sangue e suolo” della Lega o dell’ex Jugoslavia. In questo caso il borgo rischia l’isolamento e lo spopolamento.

Vita: Il borgo è borgo a qualsiasi latitudine o ci sono differenze geografiche fra il Nord e il Sud del Paese?

Bonomi: Ho come osservatorio la pedemontana lombarda e quella veneta, dove la comunità locale è stretta d’assedio da quel processo di espansione metropolitana ed economica che io chiamo “città infinita”. Una resistenza faticosa. Non v’è dubbio che nel Centro-Sud si sviluppano forme di coesione più alte.

Vita: In che senso?

Bonomi: Quando si attraversa la città infinita tutto si riduce a una conversazione di transito, per cui tutti i giorni, ogni volta che ci incontriamo, ci diciamo «Come stai?» e rispondiamo «Bene!». Un esercizio puramente retorico. In altri territori la comunicazione non è di transito, ma di gratuità. Nel Mezzogiorno la parola ha un suo tempo.

Vita: Quindi: il borgo come laboratorio del futuro?

Bonomi: Non contrapporrei il borgo alla città. Non dimentico che la città è il luogo del cambiamento, della modernità. Non sarebbe male però portare un pizzico di borghigianesimo nelle forme metropolitane.

Vita: Qual è il primo luogo che visita quando entra in paese?

Bonomi: Le piazze, luogo primo della socialità territoriale. Non è così invece nelle città, dove le piazze hanno lasciato strada ai parcheggi di fronte ai grandi magazzini e ai cinema multisala.

Vita: E allora ci inviti in una piazza d’Italia?

Bonomi: Difficile scegliere. Ma se devo indicarne una, dico la piazza degli scacchi di Marostica.


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