Cronache russe
La mia protesta in mezzo alle matrioske di Putin a Milano
Giornalista siberiano ed esule in Italia, Bayanov si è recato al Consolato russo del capoluogo lombardo, dove si votava per le presidenziali. Come in altre parti del mondo, i dissidenti si erano dati appuntamento alle 12 locali per protestare, votando contro il regime. Ecco il suo racconto
Il 17 marzo, esattamente alle 12.00, gli elettori russi a Milano hanno aderito alla campagna globale “A mezzogiorno contro Putin”.
L’idea di questa azione era molto semplice: dimostrare che ci sono molte persone che non sono d’accordo con la dittatura e con la continuazione della guerra con l’Ucraina è stato suggerito di recarsi, esattamente alle 12 ora locale, al seggio elettorale e votare per qualsiasi altro candidato tranne Putin, oppure annullare la scheda elettorale.
Mentre andavo verso il Consolato russo di Milano ero preoccupato, pensavo che forse non c’erano molti elettori russi che vivevano in città, e anche aggiungendo le altre zone della Lombardia probabilmente ci sarebbero state 200 persone, massimo 500. Quando siamo arrivati, la mia sorpresa è stata grande: c’era una coda enorme che attraversava l’intero isolato attorno al consolato. Circa un chilometro. Si può dire con certezza che più di mille persone sono andate a votare. C’erano persone da tutta la Lombardia e da tutto il Nord Italia.
I pro-Putin dopo aver votato,
restavano a far propaganda
Vicino all’ingresso del consolato, che era anche seggio elettorale, c’era un gruppo di attivisti pro-Putin che periodicamente intonavano l’inno russo, stonando e senza conoscere le parole, e gridavano slogan a sostegno di Putin. Avevano già votato, ma si rimettevano in fila o si affiancavano ad essa per fare la loro azione di propaganda. Le persone in fila le hanno soprannominate “matrioske”, e hanno risposto scandendo “La Russia sarà libera!”, “Russia senza Putin!” e “Putin è un assassino!”. C’è stata anche qualche animata discussione tra le “matrioske” e le persone della fila, che ha causato una certa tensione nella polizia che sorvegliava l’evento. In generale, tutto ciò che è accaduto ha suscitato grande sorpresa, perché secondo la legislazione elettorale russa è vietato fare campagna elettorale per qualsiasi candidato all’interno o nelle vicinanze di un seggio elettorale.
Nelle altre capitali…
In altre città, a Berlino, a Parigi, a Praga, a Erevan, a Istanbul, ad Almaty, a Lisbona, a Madrid, a Tel Aviv, a New York, a Londra, in tutti i paesi dove è presente la diaspora russa, si sono verificate situazioni simili, con lunghissime code anche dopo le 12 ora locale. Le file erano così lunghe che si è dovuta allungare l’apertura dei seggi elettorali. Yulia Navalnaya, la moglie del politico assassinato Alexei Navalny, è rimasta in fila per 6 ore e ha votato in un seggio elettorale a Berlino. Ha scritto il nome e il cognome di suo marito sulla scheda elettorale.
… e in Russia
Ci sono state lunghe file ai seggi elettorali di Mosca e San Pietroburgo. In altre grandi città russe le file sono state più lunghe che in altri periodi di votazione.
Molti elettori hanno danneggiato le loro schede scrivendo a mano il nome di Navalny, oppure hanno scritto “No alla guerra”, “Smettetela di sparare, vogliamo la pace”, “Libertà per i prigionieri politici”, “Riportate a casa i mobilitati”, “Io voto per la pace”, “I fiori sono meglio dei proiettili”, “L’amore è più forte della morte”. La Comunità dei Russi Liberi ha proposto di mettere sulla scheda elettorale un adesivo con una carta d’imbarco a nome di Vladimir Putin sul volo Mosca – L’Aia (nella foto sotto).
I risultati
I risultati
Già la sera del 17 marzo sono stati pubblicati i primi risultati delle elezioni presidenziali, dopo l’esame del 50% delle schede. Putin ha ottenuto l’88% dei voti. Molti osservatori e analisti sottolineano un fenomeno molto importante nelle dittature: il dittatore, pur non avendo affatto bisogno delle elezioni, cerca tuttavia di trarre la propria legittimazione da questa procedura. Abbiamo già scritto che la partecipazione dello stesso Putin, secondo la Costituzione russa nella versione in vigore fino al 2020, è illegittima. Putin ha approfittato dello stato di stress della società durante la pandemia, e insieme a 200 emendamenti privi di significato, ha introdotto in Parlamento la possibilità di eleggersi, con il pretesto che tali emendamenti comportavano anche la necessità di apportare modifiche alla Costituzione. Successivamente è stato deciso di annullare tutti i precedenti mandati presidenziali di Putin. E ora viene eletto come se fosse la prima volta.
Nell’Ucraina occupata
Le elezioni nei territori occupati dell’Ucraina, dove in ogni seggio elettorale erano presenti persone armate, sono ovviamente illegittime: così si svolgono le elezioni in diverse dittature africane.
Mi viene in mente un’analogia: in questi giorni di marzo, 21 anni fa, cadeva la dittatura di Saddam Hussein. È vero, questa caduta avveniva nel quadro dell’invasione americana, ma ricordate, guardate i video e le fotografie della distruzione dell’enorme statua di Saddam nel centro di Baghdad: vedrete migliaia e migliaia di volti felici di iracheni. Quegli stessi iracheni che, appena sei mesi prima, secondo i dati ufficiali, avevano dato il 100% dei loro voti a Saddam Hussein. Sic transit gloria mundi.
Aggiornamento ore 16,00
La Commissione elettorale centrale ha elaborato il 99,79% dei verbali elettorali: Vladimir Putin ha ottenuto l’87,3% con un’affluenza del 77,4%.
Putin per sempre? è l’istant book sulla situazione della Russia attuale, pubblicato dall’autore di questo articolo. Una pubblicazione riservata agli abbonati di VITA. Questo il link per sottoscriverne uno.
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