Non profit

La mia Ferrari per Telethon

Due mesi prima della maratona del record, intervista a Luca Cordero di Montezemolo

di Stefano Arduini

Lo scorso settembre Luca Cordero di Montezemolo raccontava a Vita i propro obiettivi come neopresidente di Telethon. A metà dicembre, Telethon centrava i record storico di raccolta fondi con la tradizionale maratona tv

(da VITA magazine del 18 settembre 2009)

Sono passati poco più di due mesi da quando, era il 7 luglio, Luca Cordero di Montezemolo si è seduto al volante di Telethon. Due mesi che sono serviti a mettere a punto la nuova macchina e le nuove strategie, che come annuncia lo stesso presidente in questo dialogo con Vita, realizzato a ridosso del Gran Premio di Monza, presto coinvolgeranno anche la Ferrari. Ma l’intervista non può che partire dal ricordo della “mamma” di Telethon, Susanna Agnelli.
Vita: Non è facile raccogliere l’eredità di Susanna Agnelli, che di Telethon è stata per quasi vent’anni l’anima. Si sente pronto per la sfida?
Luca Cordero di Montezemolo: Sono molto onorato di poter raccoglierne il testimone e di prendere il suo posto al timone della Fondazione Telethon. Per lei, soprattutto negli ultimi anni di vita, Telethon è stata l’attività più importante. Sicuramente quella che le ha dato maggiori soddisfazioni. Non passava giorno senza che la signora Agnelli si occupasse della sua “creatura”: telefonando per coinvolgere qualche suo conoscente illustre, parlando con uno scienziato per conoscere l’andamento di un certo progetto di ricerca, informandosi con i suoi collaboratori sulle iniziative di raccolta fondi in programma. E tanto impegno veniva premiato, anno dopo anno, dagli straordinari risultati della ricerca, dalla solidarietà di milioni di italiani e dalla grande popolarità di Telethon. Il mio spirito, nel sostituirla alla guida di questa straordinaria iniziativa, è fatto quindi di grande orgoglio e responsabilità. Eredito un’esperienza vincente, di assoluto valore. Ed ho la responsabilità di farla continuare a vincere, puntando sempre dritto verso il traguardo finale: la cura delle malattie genetiche rare.    
Vita: Quali saranno gli aspetti caratterizzanti della sua presidenza?
Montezemolo: Telethon va considerata come un’azienda. Un’azienda che non distribuisce utili agli azionisti, ma pur sempre un’azienda. Il cui profitto è rappresentato dai soldi che riesce ad investire nella ricerca. In questo senso metterò a disposizione la mia esperienza di uomo d’azienda. E mi impegnerò perché la macchina funzioni alla perfezione. I donatori devono essere sicuri che i loro soldi vengono utilizzati nel migliore dei modi, che si finanzia la migliore ricerca possibile e che nemmeno un euro viene sprecato.
Vita: Come si immagina Telethon fra dieci anni?
Montezemolo: Le sfide legate alla fase terapeutica, il passaggio, già cominciato per alcune malattie, dalla fase di studio in laboratorio al trial clinico su pazienti, comportano costi enormemente più grandi, che richiedono l’apertura di fonti di finanziamento aggiuntive rispetto alla “storica” maratona televisiva: se non si riuscisse a farlo si annullerebbe uno straordinario patrimonio di conoscenze, acquisite negli anni, proprio nel momento decisivo dell’applicazione terapeutica. Fra dieci anni mi piacerebbe che Telethon fosse molto più radicata sul territorio italiano, che avesse in piedi importanti sinergie ed alleanze con partner internazionali e che sviluppasse progetti comuni anche con le principali istituzioni del sistema sanitario nazionale.
Vita: Con Susanna Agnelli in vita aveva avuto modo di parlare della successione?
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