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La mia eredità, quei gesti che ci rendono immortali
Perché abbiamo un desiderio così profondo di lasciare il segno? Quando un uomo diventa immortale? E perché tutto questo parla proprio di noi? Sono online le nuove quattro puntate di "La mia eredità", il podcast di VITA e Comitato Testamento solidale per scoprire come tutti possiamo lasciare il segno, anche quando non ci saremo più
Dici “eredità” e la prima cosa che viene in mente sono i soldi e le liti familiari per disputarseli. Questo è il cliché, forse della vita, certamente del cinema. Tra le prime pellicole ad occuparsi del tema, c’è un cortometraggio del 1930, con Stanlio e Ollio: scoperta la morte di un ricco zio, i due si trovano coinvolti in una caccia all’assassino che tenta di far fuori tutti i futuri eredi. E poi c’è Caro Zio Joe, del 1994, con Kirk Duglas e Michael J. Fox: non ci sono assassini, ma la lotta tra gli eredi è senza esclusione di colpi.
Nel podcast “La mia eredità”, realizzato da VITA e Comitato Testamento Solidale, Boris Sollazzo, direttore di The Hollywood Reporter, ripercorre la storia del cinema con questo filtro, scovando chicche curiose e spostando l’asse: perché c’è anche un altro modo di parlare di eredità, quello di Pay it Forward, in Italia Un sogno per domani, del 2000, con Kevin Spacey e Hellen Hunt: «L’eredità, come insegna il protagonista di quel film, Trevor, un ragazzino di 11 anni, è anche quella del tuo comportamento. E non è un fatto di anagrafe. In questo senso credo che a suo modo l’eredità di Greta Thunberg – che non è né morta né vecchia – sia una di quelle più importanti degli ultimi anni», dice Sollazzo.
Il testamento solidale: perché?
Sono online da oggi i nuovi quattro episodi del podcast “La mia eredità”, il podcast per scoprire come puoi lasciare il segno, anche quando non ci sarai più. Il testamento solidale è il gesto con cui ciascuno di noi può continuare a sostenere i valori in cui crede, anche oltre la morte. È il gesto di chi sceglie di fare la propria parte per consegnare un futuro migliore alle nuove generazioni. È il gesto alla portata di tutti, per fare qualcosa di grande. Non è solo per chi ha grandi patrimoni o per chi non ha eredi: è l’ultima parola, che non chiude ma rilancia.
Il Comitato Testamento Solidale, nato nel 2013 con l’obiettivo di informare e sensibilizzare gli italiani sull’importanza del lascito solidale, oggi riunisce 27 autorevoli organizzazioni non profit. Se all’epoca il 45% degli italiani non aveva mai sentito parlare del testamento solidale, oggi l’82% degli italiani lo conosce e l’8% degli over50 dichiara di averlo già fatto o che certamente lo farà. “La mia eredità” – parole e voce di Francesco Facchini da un’idea di Sara De Carli – racconta anche le loro storie, insieme a quello delle opere straordinarie che si realizzano quando il desiderio umanissimo di “lasciare il segno” incontra la solidarietà: impatti potenti, che cambiano vite, città, destini.
Tutti possiamo lasciare il segno
L’episodio 5, “Lascia il segno”, va proprio alla radice: perché fare un testamento solidale? che cos’è questo desiderio di lasciare il segno? Ambizione, vanità, possibilità per pochi? Nulla di tutto ciò, spiega il sociologo Mauro Magatti: «Lasciare il segno è uno dei desideri più profondi della nostra esistenza». Magari non pensiamo nemmeno di avere questa “aspettativa”, ma ci accorgiamo di quanto questo desiderio faccia parte di noi nel senso di pienezza di vita che sentiamo quando riusciamo a fare qualcosa che, esprimendo le nostre capacità e la nostra storia, diventa significativo anche per altri.
Non occorre essere “geniali” per lasciare il segno. Lasciare il segno è essere capaci, nel piccolo come nel grande, di introdurre una novità, di reinterpretare una storia e passarla ad altri
Mauro Magatti, sociologo
«Ecco, significativo è proprio ciò che lascia un segno e che dà senso alla nostra esistenza. Dare senso è qualcosa che riguarda il legare insieme i momenti della propria esistenza, il reinterpretare una storia e il passarla a quelli che vengono dopo. Non occorre essere “geniali” per lasciare il segno. Lasciare il segno è essere capaci, nel piccolo come nel grande, di introdurre una novità, di reinterpretare una storia». Un’introduzione bellissima alle tante novità nate da chi un testamento solidale lo ha già fatto, in ambiti diversissimi fra loro. Storie preziose, raccontate da Lavinia Della Croce di Save the Children, Erika Larcher di Amref Health Africa, Giulia Bussotti di Greenpeace e Rocco Berardo dell’Associazione Luca Coscioni. Cliniche mobili, pozzi, navi che solcano i mari, tutela dei diritti, istruzione, lotta alla povertà minorile… il segno che puoi lasciare può dire davvero tanto di te e di chi sei.
Cinema, musica, sport: quell’attimo che ti rende immortale
Qualcuno, certo, il segno lo lascia in modo eclatante. Con l’episodio numero 7, “L’eredità immortale”, abbiamo provato a fare i conti con questa idea: qual è l’azione che può davvero renderti immortale? E chi la compie, nel momento in cui agisce, è consapevole di stare facendo la storia? Tre i campi che abbiamo indagato: il cinema, la musica e lo sport. Li abbiamo esplorati con Boris Sollazzo, direttore di The Hollywood Reporter, Mario Luzzatto Fegiz, decano dei critici musicali italiani, e Fulvio Collovati, campione del mondo di calcio a Spagna 1982. Commoventi le parole con cui Luzzatto Fegiz racconta la telefonata che Lucio Dalla gli fece subito dopo aver composto una canzone eterna come Caruso. Nessuno spoiler, però.
Spazi pieni di vita
Torniamo a noi. La puntata 6, “Spazi pieni di vita”, è un viaggio nel viaggio nei luoghi. I luoghi nati dai lasciti solidali, che sono speciali: non sono semplici spazi, sono luoghi pieni di vita, che cambiano il profilo di interi quartieri e città. Lega del Filo D’Oro, Unicef, Ail, Istituto Pasteur e Fondazione Progetto Arca ci aprono le porte di casa, raccontandoci dei muri che parlando del sogno di chi ha fatto un lascito solidale e facendolo ha voluto cambiando il destino di altri. È il sociologo Flaviano Zandonai ad intrecciare il filo rosso che unisce questi luoghi: «I luoghi sono senso, significato, emozione. Non esiste un luogo senza una dimensione di senso, senza un carico emotivo di investimento. Se non c’è questa dimensione, sono degli spazi vuoti», sottolinea.
I luoghi sono senso, significato, emozione. Non esiste un luogo senza una dimensione di senso, senza un carico emotivo di investimento. Se non c’è questa dimensione, sono degli spazi vuoti
Flaviano Zandonai, sociologo
Ed ecco allora il punto nascita in Sierra Leone migliorato dall’Unicef grazie a un lascito, in cui «non si sono mai visti tanti bambini nati vivi». O il nuovo Centro Nazionale della Lega del Filo d’Oro a Osimo, dove chi non vede e non sente comunque “tocca con mano” la bellezza di ambienti progettati su misura per lui, in ogni dettaglio. C’è la casa di Paolo, trasformata da Ail Trento in una casa di accoglienza per i malati che devono affrontare lunghe terapie lontano da casa. C’è l’istituto Pasteur con i suoi laboratori di ricerca all’avanguardia, per riportare a casa giovani ricercatori e il suo desiderio di aprirsi al quartiere. E c’è Cascina Venosta, fuori Milano, dove le persone senza dimora sono accolte insieme ai loro cani.
Pupi Avati e l’età grande
Siamo arrivati alla fine. La puntata numero 8 di “La mia eredità” è un grande dialogo con Pupi Avati, maestro del cinema italiano. Per chiudere questo viaggio di parole sul testamento solidale ci volevano parole in grado di rimanerti dentro. Pupi Avati ce le ha regalate: una puntata sul senso dell’età grande, della vecchiaia, ma anche sul percorso che, nella vita, può portarci a lasciare il segno. «Come si lascia il segno nella vita? Dicendo cos’è la vita. Questo è il dovere delle persone che l’hanno vissuta, che hanno avuto questa opportunità. Perché è evidente che un giovane, un giovane che se ne va a trent’anni non ha avuto l’opportunità di sapere che cos’è realmente la vita. Il dolore è una delle grandi scuole della vita. Purtroppo non è da consigliare a nessuno, tuttavia le persone che hanno sofferto, spesso sono le persone migliori. Ecco, riconsideriamo gli ultimi. Ridiamo voce agli ultimi e probabilmente ricostruiremo un mondo per i nostri figli e per i nostri nipoti», dice Avati.
Il dolore è una delle grandi scuole della vita. Purtroppo non è da consigliare a nessuno, tuttavia le persone che hanno sofferto, spesso sono le persone migliori. Ecco, riconsideriamo gli ultimi. Ridiamo voce agli ultimi e probabilmente ricostruiremo un mondo per i nostri figli e per i nostri nipoti
Pupi Avati, regista
È la sua eredità, in un certo senso, che è un invito a lasciare la tua. Per questo l’ultima puntata si intitola “Iniziare dalla fine”. Adesso, se vuoi, tocca a te. Se vuoi saperne di più, ascolta il podcast La mia eredità o vai su testamentosolidale.org: ci hai mai pensato?
“La mia eredità” è il podcast di VITA e Comitato Testamento Solidale per scoprire come tutti possiamo lasciare un segno, anche quando non ci saremo più: parole e voce di Francesco Facchini, da un’idea di Sara De Carli. Puoi ascoltarlo su VITA e su tutte le piattaforme. L’illustrazione per la copertina del podcast è di Eleonora Guido.
Mission Bambini, Airc, Aism, Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, Vidas, Save the Children, Amref Health Africa, Greenpeace, Associazione Luca Coscioni, Unicef, Lega del Filo d’Oro, Ail, Istituto Pasteur e Progetto Arca sono alcune delle organizzazioni aderenti al Comitato Testamento Solidale che nel podcast raccontano come la generosità di una persona, attraverso un lascito, ha cambiato la vita di molti.
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