Un intero popolo in fuga dalla guerra, dalla prospettiva di una morte terribile per se’ e per i propri familiari, Governi di paesi “civili e democratici” che si rifiutano di accogliere gli sventurati fuggitivi. Donne e bambini abbandonati al sole, uomini strattonati, trascinati via, quasi malmenati. Di fronte al dramma dei migranti, del popolo siriano, curdo, dei molteplici luoghi del mondo in cui infuria la guerra, io vorrei alzarmi, camminare e muovermi spedita per fare qualcosa. Raggiungere centri di raccolta, portare sostegno, viveri, aiuti o anche solo un sorriso, un abbraccio.
Per la prima volta, dopo anni, mi ribello totalmente alla mia disabilità, non voglio sentirmela addosso. È come se mi fossi svegliata all’improvviso da un sonno lungo anni. Voglio correre, andare, fare muovermi!
Certo, sono molte le cose che posso comunque fare, ma è tremendamente più difficile! Non accetto più le mie gambe pesanti, il mio muovermi lentamente. Guardo le foto dei fili spinati recisi e delle urla di disperazione e….mi accorgo che la mia disabilità non mi è mai pesata così tanto.
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