Cultura
La mia Chiesa insegna il rock
Sorprendente iniziativa dei vescovi in vista del Giubileo
Mandare un ragazzo a studiare dai preti fino a qualche anno fa era garanzia di rigore e di conservatorismo. Altri tempi, direbbero i nonni. Sì, perché adesso i preti sono cambiati: non solo suonano il rock, ma lo insegnano anche. La scuola del rock targata Cei avrà un nome ben augurante, ?Hope music school?, che tradotto suona ?Scuola della musica della speranza?. E sorgerà, per il momento, a Roma. Altro segno, tra i tanti, che il Giubileo del Duemila non offrirà solo musica già sentita.
Le parole sono quelle del Vangelo, che perfino la Chiesa non può cambiare. Quello che cambia è il modo di esprimerle. Se n?è accorto qualche tempo fa don Giandomenico Sigalini, direttore della Pastorale giovanile della Cei. I giovani o tacciono o suonano e cantano. E allora, facciamoli suonare e cantare. Tanto il Vangelo resta quello, anche con le chitarre elettriche. E allora non più solo cori parrocchiali, catechesi dall?aria sofferente, ma anche gruppi rock, batterie e sintetizzatori. L?idea è quella di attirare i giovani nelle parrocchie, anziché cacciarli, e ai più bravi di loro dare una scuola, insegnare un mestiere e farli sfondare nel mondo della musica.
Direttore della ?Hope music school? sarà Marco Brusati, autore di canzoni, già direttore della scuola di Mogol. La scuola Cei però costerà molto meno. Ancora impossibile sapere qualcosa sui criteri con i quali saranno selezionati i ragazzi. Qualcosa invece emerge su altri argomenti. Per esempio che i corsi saranno divisi in tre grandi sezioni: composizione e arrangiamento musicale, scrittura di testi, produzione discografica e organizzazione di concerti. Quasi niente è trapelato sui possibili insegnanti. Più che sui grandi nomi si punta sull?attenzione ai contenuti. Come dimostra il nome di Gatto Panceri, autore tra l?altro del pezzo ?L?amore va oltre?, che racconta di un ragazzo disabile. Panceri è cantautore attentissimo ai temi sociali, e possibile insegnante nel ?saranno famosi? della Chiesa cattolica. Quello che è certo, dunque, è che la scuola punta sulla qualità: lo dimostra anche il primo cd targato ?Hope music? uscito nei negozi di dischi e ordinabile anche via Intrnet. Si chiama, ovviamente, ?Hope music compilation? e si presenta con una copertina color jenas: contiene otto pezzi dei vincitori dell?Hope music festival (ammessi di diritto alla scuola), un concorso nazionale che ha selezionato centinaia di giovani musicisti italiani utilizzando il filtro delle parrocchie. Notevole la band vincitrice ?Manislegate?, composta da musicisti poco più che ventenni, battezzata col brano ?Cerchi un altro sogno? sul palco di Bologna, nel corso del concerto per il Papa, lo stesso in cui ha suonato Bob Dylan. Storie di provincia, rock melodico, semplice e coinvolgente. Accanto al loro brano vanno citati quello urlato e sofferto del giovanissimo Pablo e la canzone ?Profumo di vita? di Tony Nevoso. Ma la qualità del disco non dipende solo dal valore degli interpreti, ma anche dalla qualità degli arrangiamenti, a dimostrazione di quanto la Cei investe sul progetto. Tra gli altri contributi: Allan Golberg, produttore di Fossati, De Andrè e Pino Daniele, e Aldo Fedele, arrangiatore di Dalla, Ron e Luca Carboni.
Tra gli autori del disco anche un sacerdote rockettaro, vera anima del progetto: don Giandomenico Valente che ha scritto, insieme con Marco Brusati il testo ?Tra la terra e l?anima?, sigla dell?Hope music festival.
Per saperne di più, si può visitare il sito Internet al seguente indirizzo: www.musicaitaliana.com/hopemusic.
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