Formazione
La mia battaglia per abbattere le frontiere della donazione
Filantropia /1. Intervista all'inventore di Transnational giving in Europe
di Redazione
Tecnicamente, si chiama cross-border philanthropy. E in Europa, oggi, è il tipo di filantropia più discriminata e costosa che esista. Per i donatori ma anche per i beneficiari. Se da un lato, infatti, all?interno dell?Unione europea non esistono incentivi e deduzioni fiscali per chi voglia donare a un?organizzazione non profit straniera, dall?altro doni e lasciti oltre confine vengono spesso tassati pesantemente. Sono i numeri a provarlo: «Un privato o un?azienda francese che doni a una charity del suo paese oggi ottiene forti incentivi e il suo beneficiario paga solo il 6% di tasse sulle successioni e sulle donazioni. Percentuale che si alza al 60 se il beneficiario è invece una charity italiana o di un altro paese europeo, sostenendo la quale il donatore francese non ottiene alcun incentivo o deduzione fiscale».
A sciorinare questi numeri è Ludwig Forrest, della fondazione Re Baldovino del Belgio, che ha creato due strumenti per facilitare la filantropia transfrontaliera: il sito www.givingeurope.org e il network Tge – Transnational giving in Europe che consente di sostenere il non profit di altri paesi europei beneficiando degli incentivi fiscali del proprio paese di residenza.
Il network, di cui fanno parte Fondation de France, la Charities Aid Foundation, l?Oranje Fonds, i l Maecenata Internationale la Foundation for Poland, nel 2002 ha fatto circolare donazioni per 315.843 euro. Saliti e 515.329 nel 2003, a 601.658 nel 2004 e a 1.395.217 nel 2005.
E&F: Come funziona il network?
Ludwig Forrest: Per donare all?estero, un privato o un?azienda devono rivolgersi alla fondazione del loro paese di residenza che è membro del nostro network. Questa a sua volta stabilisce un contatto con il partner del Tge nel paese destinatario della donazione e con l?ente non profit che, effettivamente, la riceverà. Se il contatto e la valutazione dell?ente beneficiario vanno a buon fine, il donatore stanzia la somma desiderata alla fondazione del suo paese che gli rilascia una ricevuta valida a fini fiscali e quindi trasferisce il denaro alla sua fondazione partner a favore del beneficiario finale. Beneficiario a cui arriva il 95% dell?ammontare della donazione, il restante 5% viene trattenuto dal network.
E&F: Che tipo di donatori si appoggia al vostro network?
Forrest: È più indicato parlare di beneficiari, intesi sia come donatori sia come enti interessati a fare fundraising all?estero. Della seconda categoria, fanno parte i grandi musei e le grandi università. L?Insead, per esempio, ha ricevuto 150 donazioni solo da ex alunni residenti in Belgio. Ma fanno fundraising attraverso il nostro network anche atenei cone la London School of Economics o il College d?Europe di Brugge. E anche le piccole associazioni stanno scoprendo i vantaggi del Tge.
E&F: Quanto è conveniente per una non profit fare fundraising attraverso di voi piuttosto che muoversi da sola?
Forrest: Innanzitutto, risparmia sui costi di aprire un ufficio all?estero. Quindi sulle pratiche legali e fiscali e sulla gestione pratica di fatture e donazioni.
E&F: Come utilizzate il 5% trattenuto su ogni donazione?
Forrest: Per promuovere la filantropia transfrontaliera, tra i media, i donatori e, soprattutto, a livello di lobby con le istituzioni europee e i governi. Il nostro più grande successo sarebbe dover cancellare il network perché di esso non c?è più bisogno grazie a leggi europee che non discriminano tra la filantropia nazionale e quella internazionale.
E&F: Quanto manca perché queste leggi diventino realtà?
Forrest: Molto tempo, purtroppo. Ma sul fronte delle tasse da pagare per donazioni e lasciti dall?estero c?è qualche speranza concreta. Dal luglio dello scorso anno, presso la Corte di Giustizia europea è stato depositato un caso che potrebbe avere ripercussioni in tutta Europa. Una charity inglese che aveva ricevuto una donazione da un cittadino belga, si è rivolta alla Corte per essere stata costretta a pagare il 90% di tasse sul dono alla regione dei Valloni in cui il donatore era residente. Se la Corte darà ragione all?organizzazione inglese, il Belgio non potrà più discriminare tra filantropia nazionale e transfrontaliera. E avremmo creato un importante precedente.
E&F: Avete mai ricevuto interesse per donazioni da e per l?Italia?
Forrest: Sì, quello di un cittadino belga che desiderava donare al Fai – Fondo per l?ambiente italiano e quello di un ex studente del College d?Europa intenzionato a sostenere la sua università. Nel primo caso, è stato possibile portare a buon fine la donazione perché la Fondazione Re Baldovino ha fatto da tramite. Nel secondo caso, invece, no: non siamo riusciti a trovare un ente non profit italiano disposto a entrare nel network.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.