Anche un semplice buffet può nascondere una storia di inclusione sociale. È il caso del progetto Liberamensa, condotto dalla cooperativa Syntax Error presso il carcere di Rebibbia a Roma. Attiva dal 1986 nel campo dell’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti, nel 2003 la cooperativa è stata una delle prime firmatarie della convenzione con il ministero della Giustizia per la fornitura del servizio di ristorazione presso gli istituti penitenziari.
«In quel periodo abbiamo istituito un laboratorio interno al carcere per la preparazione e il confezionamento dei pasti per la mensa», spiega il responsabile tecnico della cooperativa, Claudio Piunti. «Grazie all’apporto di specialisti della ristorazione, abbiamo formato otto persone, poi assunte con normale contratto nazionale delle cooperative o borsa lavoro». Il team formato da Syntax oggi assicura più di 300 coperti e organizza buffet per feste e iniziative all’interno del carcere.
Ma dal 2009, in accordo con l’amministrazione penitenziaria, ha tentato la carta del libero mercato, cercando di raggiungere committenti esterni. «Siamo ancora agli inizi dell’esperienza», racconta Piunti, «ma in pochi mesi abbiamo servito buffet per la Uisp e per convegni e conferenze esterne organizzati dell’amministrazione penitenziaria. In questo modo siamo riusciti a far applicare l’articolo 21 (la possibilità di far uscire il detenuto per motivi di lavoro) ad un detenuto coinvolto nel progetto».
Esperienze che sembrano aver avuto un buon riscontro. «In molti sono rimasti sorpresi dalla qualità della nostra offerta e c’è speranza che si possa in futuro arrivare anche ai privati», spiega Piunti. Ma quali sono i benefici per i detenuti? «In primo luogo la remunerazione, che lavorando per noi è molto più alta di quella prevista dall’amministrazione», sottolinea. «Poi l’educazione al lavoro, che per molti di loro è una novità, ma soprattutto la prospettiva di poter usufruire dell’articolo 21 e dunque uscire all’esterno, sperimentando una vita un po’ più normale».
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