Welfare

La medicina? I volontari

Nelle nostre città il vero Servizio sanitario nazionale per i malati costretti in casa è gestito dalle associazioni. Lasciate sole a rispondere ai bisogni dei pazienti nel 40 per cento dei casi. Dalle

di Redazione

Se l?assistenza domiciliare a carico del servizio sanitario è un miraggio, i pazienti italiani sanno però di poter contare su una realtà niente affatto illusoria: le associazioni di volontariato. Nell?assenza dello Stato, come spesso accade, i vuoti sono riempiti dai volontari. Ed è forse solo grazie al loro impegno che in Italia un milione di malati cronici gravi, bisognosi di cure a domicilio, si salvano dalla disperazione.
Finora sulle dimensioni di questo fenomeno mancavano dati certi. Ma oggi, grazie a un ricerca dell?Auser, ne sappiamo di più. Lo studio, intitolato ?Volontariato e assistenza domiciliare?, verrà presentato all?assemblea nazionale dell?Auser in programma il 24 marzo ad Abano Terme, ed è stato condotto in 35 città italiane. Qui sono state rilevate e censite 208 associazioni che si occupano di assistenza domiciliare agli anziani soli: un esercito – sottolinea l?Auser – composto da 3 milioni e 300 mila persone, per lo più donne. In alcuni casi gli interventi dei volontari si affiancano all?assistenza pubblica, altre volte costituiscono l?unica risposta possibile nel deserto delle istituzioni, ma esistono anche città completamente ?scoperte? quanto ad assistenza domiciliare: a Potenza, Cagliari e Messina, infatti, non sono risultate operanti né associazioni né strutture pubbliche. La situazione peggiore, come si evince anche da quest?ultimo dato, è quella del Mezzogiorno, proprio per l?immobilismo delle istituzioni: ma non a caso è qui che si registra la crescita più impressionante del volontariato: ben il 67% delle associazioni di assistenza domiciliare del Sud Italia, infatti, è sorta negli ultimi 10 anni, contro il 49% a livello nazionale. Dove le strutture statali sono carenti, comunque, cercano immancabilmente la collaborazione con il non profit: il 62% delle associazioni censite ha infatti convenzioni con Comuni e Asl, soprattutto al Nord, mentre nel resto d?Italia resiste un buon 40% di organizzazioni che non solo non ha rapporti con l?ente pubblico, ma non è neppure iscritta ai registri regionali del volontariato, e nel 72% dei casi ha un numero di volontari inferiore a 50. Se da un lato dunque, commenta il curatore della ricerca, Mario Corsini, si assiste a una frammentazione, è anche da sottolineare che in almeno 15 città sulle 35 considerate gli anziani sono assistiti soltanto grazie all?impegno gratuito di cittadini come loro. Se dall?assistenza agli anziani si passa a considerare l?ospedalizzazione a domicilio per i malati di cancro, poi, il volontariato da coprotagonista diventa mattatore assoluto. A fronte delle due sole Regioni (Lombardia e Liguria) che hanno fatto partire esperienze di Oad, le associazioni di assistenza ai malati terminali – circa 130, di cui 120 sorte negli ultimi 20 anni – riescono a mettere in piedi dei veri ospedali formato appartamento, e sono le uniche a garantire servizi efficienti e diffusi capillarmente. Un esempio per tutti, l?Associazione nazionale tumori di Bologna, che ha ?aperto? ben 13 ospedali domiciliari oncologici in Italia, dal ?78 ha assistito oltre 20 mila pazienti, fino a sbarcare in Albania, a Tirana, impiantando il primo ospedale a domicilio del Paese balcanico.

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