La media gioventù

di Gianfranco Marocchi

 

Pubblicata nei giorni scorsi un’indagine di Eurispes e Telefono Azzurro sull’infanzia e l’adolescenza; si tratta di una ricerca realizzata attraverso interviste semistrutturate a due distinti campioni di bambini (7-11 anni) e e adolescenti (12-18 anni). sulla quale ci si concentrerà in questo commento.

Si tratta di interviste al tempo della crisi, con la metà dei ragazzi che ne ha riscontrato gli effetti sulla propria famiglia e che di conseguenza ha dovuto far fronte alle difficoltà economiche tagliando non solo cene fuori casa e divertimenti, ma anche ristrutturando i propri consumi alimentari, l’acquisto di vestiario, la rinuncia o limitazione dei periodi di vacanza e che, in un quarto dei casi, riscontra difficoltà ad arrivare a fine mese.

Si tratta di ragazzi che nella gran parte sono coinvolti in prima persona nell’esigenza di risparmiare e nelle preoccupazioni economiche che respirano in famiglia e che sentono tutti i timori verso il proprio avvenire lavorativo del vivere in una società in cui più di un giovane su tre è disoccupato.

Sono ragazzi che “conducono una vita che non potrebbe essere pensata né vissuta senza tecnologie e che malgrado la scuola sia desoltamente a-tecnolologica, “hanno una mano sul mouse e davanti agli occhi lo schermo di un pc, con l’altra mano scrivono messaggi sullo smartphone, un auricolare porta ad un orecchio la musica e con l’altro orecchio ascoltano la Tv sintonizzata sul canale preferito” e che si espongono a siti che incitano alla violenza o all’odio, che esaltano l’anoressia o il suicidio.

La tecnologia media anche in modo significativo il rapporto con la sessualità e accanto alla frequentazione di siti pornografici è comune la ricezione o trasmissione di SMS, MMS e video con contenuti sessuali.

Nei rapporti di coppia sono diffuse manifestazioni di violenza fisica o psicologica, dalle urla e insulti ai casi più espliciti di minacce o percosse vere e proprie.

E’ frequente il gioco d’azzardo, non senza percentuali preoccupanti con contenuti compulsivi e con casi non marginali in cui le perdite in denaro assumono quote rilevanti o spingono a rubare soldi entro la propria famiglia.

Due terzi dei ragazzi bevono alcolici – la metà sotto i 15 anni e un preoccupante 30%, secondo i dati presentati, ha attuato una fuga da casa, nella maggior parte dei casi legata al difficile rapporto con i genitori. E’ una generazione che nei due terzi dei casi si sente “felice” e “divertita”, ma in cui compaiono in un terzo dei casi noia, solitudine, ansia e depressione.

E’ sorprendente tutto ciò, è contraddittorio? Forse, ma non fa altro che rispecchiare la società in cui i giovani vivono. Alcuni esempi.

Gioco d’azzardo. E’ credibile una società quando manda messaggi di allarme rispetto al gioco d’azzardo mentre tollera che esso sia praticato in ogni bar, imposta manovre economiche sui proventi delle lotterie e infarcisce le serate TV con programmi di intrattenimento in cui rispondendo a domande o scegliendo pacchi le persone possono guadagnare in un colpo i risparmi di un decennio di lavoro ?

Sessualità. E’ credibile una società bigotta e sessuofoba che si scandalizza dell’omosessualità o del seno di una donna che allatta, ma dove, come scriveva uno degli editorialisti del maggiore quotidiano italiano, si trova normale che una donna si costruisca una posizione economica e sociale grazie al fatto di essere “seduta sulla propria fortuna“?

Violenza. E’ credibile una società dove i leader politici si scandalizzano unanimi condannando la violenza ad ogni stormir di protesta, ma dove lo Stato viene condannato da istituzioni internazionali per la condizione dei detenuti, per i respingimenti, o per avere esercitato forme di tortura senza nemmeno avere leggi per punirle con 25 anni di ritardo sulla Convenzione ONU?

E, verrebbe da dire, per fortuna che sulla crisi vi è oggi maggiore consapevolezza. Chissà se sarebbe stato così facile spiegare solo un anno fa ai ragazzi che forse bisogna rinunciare all’ultimo modello di iPhone senza che il capofamiglia dovesse presentarsi ai propri figli come un fallito o indebitarsi oltre le proprie possibilità, quando la versione di regime era che negozi e ristoranti erano pieni?

In conclusione, le fatiche e le contraddizioni che leggiamo nei ragazzi altro non sono che lo specchio di quanto essi vedono nel mondo degli adulti, magari con meno strumenti per decodificare messaggi confusi e incoerenti.

E se forse oggi i “cattivi maestri” sono meno diffusi di un tempo, abbondano maestri buoni e rassicuranti che distruggono sistematicamente i valori che un istante prima hanno declamato. E che sono molto peggio dei cattivi maestri.

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