Cultura

La Margherita e il ddl fantasma

Tutti lo evocavano, peccato che non c’era.

di Redazione

Quelli della Margherita, di solito, sono gente seria. Che lavora, e bene, sulle questioni. La campagna (e il disegno di legge) contro le ?pistole facili?, ad esempio, a firma Fioroni e Fistarol è una cosa seria, utile. Quella contro la fame in Etiopia ed Eritrea, a firma sempre Fioroni e Pistelli (responsabile Esteri), fu un?iniziativa nobile, meritoria. Uno come Ermete Realacci, responsabile dell?associazionismo e presidente di Legambiente, che si batte in favore dei piccoli Comuni e contro l?abusivismo edilizio, lo vorrebbero tutti, in squadra, e non solo nel centrosinistra. Su fondazioni, welfare e Terzo settore l?ex ministro Enrico Letta e il suo centro studi, l?Arel, hanno accumulato un?esperienza e una conoscenza di alto profilo. A tenere i rapporti con il mondo cattolico c?è gente perbene, seria e preparata come Donato Mosella, capo della segreteria di Rutelli, il capogruppo alla Camera ed ex segretario del Ppi, Castagnetti e molti altri ancora. Però, sulla questione del voto agli immigrati, la Margherita ha fatto una piccola, pessima figura. Fini ha bruciato sul tempo tutti, e va bene. I Ds avevano la Turco e dunque sapevano di cosa parlavano. Ma arrivare a dire (Parisi) che c?era anche un disegno di legge della Margherita in materia (falso), proporlo in modo estemporaneo e peraltro sulla cittadinanza dopo otto anni e non sul diritto di voto (Maccanico) e infine dire eccolo, il nostro disegno di legge, ora lo presentiamo (tutti), è stato poco serio e frutto più di calcolo che di convinzione. Poco male, si rimedierà. In fondo gli immigrati non votano. O almeno non ancora. Se era per ?i margheriti? chissà mai quando.


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