Cultura

La mappa giusta per capire dove va il pianeta

Un Atlante per leggere la realtà

di Redazione

di Flaviano Zandonai
A fine anno si fanno due cose fondamentali: tirare le somme e fare previsioni. È una tentazione irresistibile per cui ci provano un po’ tutti: dalle riviste musicali con i migliori dieci dischi dell’anno, fino all’Economist con il suo istituzionalissimo The world in 2010. Ma c’è una pubblicazione che da questo punto di vista ha davvero pochi rivali, perché fa entrambe le cose – riassume e prevede – e per di più su scala globale e considerando una gamma di fenomeni davvero ampia e varia. Parlo dell’Atlante di Le Monde Diplomatique che in Italia è pubblicato, ormai da qualche tempo, da Il Manifesto.
La versione 2009 si concentra sui principali mutamenti che stanno “capovolgendo” l’ordine mondiale costituitosi nella seconda metà del Novecento e che spingono, a fatica, verso un modello policentrico: dall’economia all’energia, dai conflitti irrisolti alle risorse idriche. Non è per niente facile focalizzare tutte queste linee di trasformazione, ma trattandosi di un Atlante c’è uno strumento di comunicazione in più: l’apparato grafico e cartografico. Quelli del Monde Diplomatique ci sanno davvero fare (in Italia forse solo la rivista Limes regge il confronto) perché le loro cartine interpolate a grafici sono rappresentazioni davvero potenti ed efficaci di fenomenologie complesse.
Ed inoltre, particolare non secondario, sono molto belle da vedere. La pubblicazione, come tutti gli atlanti, va fruita sfogliandola, anche in modo disordinato, tenendo la rotta grazie a tre fondamentali criteri guida: il primo riguarda la perimetrazione geografica delle aree che, per ragioni diverse, fanno da catalizzatore per una particolare classe di eventi. Il secondo criterio di lettura identifica le caratteristiche e soprattutto la direzione dei flussi che attraversano i territori, accorciando o allungando le distanze (non solo spazialmente s’intende). Infine il terzo segnala la presenza di singoli punti di frizione, dove cioè determinati fenomeni si manifestano in maniera particolarmente acuta.
Ma, come dimostrano anche queste mie ultime frasi contorte, la parola scritta non vale quanto la rappresentazione iconografica. Vale la pena quindi segnalarne qualcuna: sui flussi la ruota del saccheggio dell’Africa a pagina 154; sui punti di rottura l’arcipelago della Palestina Orientale dopo la scissione dalla Striscia a pagina 129; sulla geocollocazione delle macro aree la cartina del Caspio a pagina 104.
Non è solo una questione di tecnica cartografica, ma di capacità di sintetizzare conoscenze e analisi che, presentate in questa forma, aiutano ad allenare il pensiero divergente per leggere la realtà che ci circonda, soprattutto quella più distante dai nostri spazi di vita. Cosa che si rivela molto utile se si vuole guardare oltre l’orizzonte dell’anno entrante.

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