Salute

La mappa di tutti gli hospice d’Italia

Pubblicata la mappa e gli indirizzi di tutti i 230 hospice d'Italia. Con 2.524 posti letto in molte regioni siamo vicini allo 0,6 posti per 10mila abitanti. «Il problema ora non sono più le strutture, ma le cure domiciliari. E le tariffe riconosciute», dice Luca Moroni (FedCP)

di Sara De Carli

Sono 230 gli hospice in Italia, per 2.524 posti letto. La mappa completa degli hospice italiani, con rispettivi recapiti e servizi offerti, si può trovare da qualche giorno sul sito della Federazione Italiana Cure Palliative, che raggruppa 75 associazioni impegnate in questo ambito. «La mappa è uno strumento utile per le famiglie, che spesso si trovano in difficoltà nel capire i bisogni del loro familiare malato inguaribile», dice Luca Moroni, presidente della FedCP. «Il database consente di orientarsi rapidamente fra le strutture e di comprendere a quali esigenze gli hospice possono dare risposta. Inoltre sul sito ci sono le risposte alle domande più frequenti dei famigliari, per offrire una risposta il più possibile esaustiva e immediata ai dubbi che li angosciano».

In Italia ogni anno circa 250mila persone muoiono a causa di patologie che nella fase terminale sono caratterizzate da dolore, come il cancro. Eppure nel 2008 solo il 37% dei malati inguaribili ha avuto accesso alle cure palliative: «un dato che dimostra come l’accesso ai servizi di cure palliative dipenda ancora molto dal livello di conoscenza che di esse hanno le famiglie. Pe questo è necessario garantire un’informazione adeguata sui diritti, sulle modalità di erogazione e sui centri di riferimento», continua Moroni. In sostanza, chi le chiede accede al diritto, ma a chi non le conosce e non ha di per sè le competenze per esigere questo diritto, le cure palliative non vengono nemmeno proposte e così il 60% dei decessi per tumore avviene ancora negli ospedali per acuti.

Come è noto e come accade in tanti altri settori, l’Italia degli hospice è una mappa a macchie di leopardo. La regione con più strutture è la Lombardia (65 hospice, 744 posti letto pari a  0,7 posti per 10mila abitanti), seguita Lazio (26 strutture, 348 posti letto pari a 0,6 posti per 10mila abitanti) e Emilia Romagna (21 hospice, 276 posti letto pari a 0,6). Anni fa (era il 2006 e l’Italia aveva 105 hospice e 1229 posti letto, ovvero 0,21 ogni 10mila abitanti) Sicp e FedCP avevano indicato proprio in questo 0,6 posti letto per 10mila abitanti il rapporto ottimale a cui arrivare: «In alcune regioni questo obiettivo è stato raggiunto, in Lombardia superato, in altre ci siamo molto vicini. In altre regioni però ci siamo molto lontani ancora», dice Moroni. La Campania per esempio con i suoi 68 posti letto si ferma allo 0,1 come pure la Calabria, che di posti letto ne ha appena 20 in tutta la regione. «Diciamo che siamo arrivati a un numero dignitoso di strutture, per quanto non sufficiente, con differenze regionali consistenti. Ricordo che molti hospice sono nati sulla spinta dei finanziamenti stanziati dalla legge Bindi nel 1999 e che alcune regioni non hanno ancora utilizzato tutti i fondi messi a disposizione», spiega Moroni. Lo 0,60 quindi resta un golden standard ma deve essere integrato con le cure domiciliari: «è quello su cui oggi bisogna investire prioritariamente, perché garantiscono una qualità della vita elevata, caratteristiche di appropriatezza, di efficacia e di sostenibilità economica. È ovvio che le cure domiciliari hanno bisogno di una struttura a cui appoggiarsi là dove non c’è una famiglia in grado di sostenere le cure a domicilio o nei momenti acuti», dice Moroni.

Creare nuovi hospice quindi forse oggi non è più l’area di investimento prioritaria: «è urgente e indispensabile invece una rivalutazione delle tariffe», spiega Moroni. «Gli hospice sono nati sull’onda di un’emergenza, che era la carenza assoluta di questo tipo di servizio. Moltissimi se non la quasi totalità sono stati sostenuti e finanziati dal non profit. Ora che siamo usciti dall’emergenza e dalla fase pionieristica dobbiamo prendere atto del forte gap esistente fra i costi di gestione e la tariffazione, ovunque». Questo è l’ultimo decreto attuativo che manca alla legge 38 e c’è un tavolo che ci sta lavorando in Conferenza Stato Regioni: «attendiamo delle indicazioni coerenti con i costi reali, perché moltissime di queste strutture oggi sono in grave sofferenza». 

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