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La mappa della cattiva sanità

Due neonati muoiono a Foggia, ma in tutta Italia si segnalano casi gravissimi

di Franco Bomprezzi

Ancora una volta in primo piano le terribili coincidenze di fatti di cronaca che testimoniano i rischi che si corrono quando ci si affida ai servizi sanitari ospedalieri, non solo al Sud, ma in tutta Italia. Il fatto più eclatante è la morte di due neonati a Foggia, probabilmente per setticemia. I giornali di oggi fanno un quadro a tinte fosche della situazione.

“Puglia, sanità sott’accusa. La morte di due neonati”, titola il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina.  I fatti: «Due neonati sono morti a meno di una settimana di distanza l’uno dall’altro negli Ospedali riuniti di Foggia. I piccoli erano in due culle adiacenti nel reparto di terapia intensiva neonatale…sulla vicenda ha aperto un’inchiesta la Procura delle repubblica di Foggia che ha indagato, tra personale sanitario e non, una trentina di persone». Morto a Bari anche un’ottantenne caduto dall’ambulanza. I servizi interni rimandano alle pag 18 e 19. Lorenzo Salvia ricostruisce il caso di Foggia informando che i due neonati deceduti erano vicini di culla e che altre donne in attesa del parto hanno cambiato struttura.  «Il viso della mia bambina era sempre più pallido. Ora mi aspetto giustizia», dice il papà della piccola Giorgia Mavilia. La direzione dell’ospedale però parla di episodi non collegabili. Interessante il tabellone sulla malasanità in Italia: 18mila le denunce presentate in un anno dai pazienti (i reparti più a rischio sono chirurgia, ginecologia-ostetricia, medicina e pronto soccorso), tabellone che introduce tre approfondimenti su altrettanti altri casi di malasanità: a Pisa un ragazzo di 29 anni è morto dopo che gli era stato diagnosticato un semplice strappo muscolare. A Trento una donna aveva effettuato il pap test, ma i risultati con il tumore non gli sono stati spediti, perché non aveva pagato il francobollo. Infine a Bari un uomo di 80 anni è morto in un trasferimento in ambulanza. L’accusa dei parenti: portellone aperto. Il Policlinico: l’uomo ha azionato la maniglia. In un box la proposta del senatore Ignazio Marino del Pd che lancia l’idea di un Garante della salute.

“Le vittime della malasanità” è l’apertura de LA REPUBBLICA che parte dalla morte dei due neonati a Foggia. Entrambi in terapia intensiva, vicini di culla, deceduti a pochi giorni di distanza (forse per setticemia). In realtà l’elenco delle vittime è lungo, come spiega il quotidiano nelle due pagine seguenti. Nei primi giorni del 2010 sarebbero sei le morti sospette avvenute a Sud come a Nord. Le procure ovviamente indagano e hanno messo sotto inchiesta una cinquantina di medici. Intanto Ignazio Marino (Pd) chiede che si crei una Agenzia nazionale con funzioni di garante della sanità. Fulvio di Giuseppe descrive la storia di Foggia: 30 medici indagati per omicidio colposo; il sospetto è che la morte dei due neonati sia avvenuta per setticemia, infezione che avrebbero contratto all’interno del reparto descritto dai familiari senza mezzi termini: «medici e infermieri ci chiedevano di non gettare via i camici con cui entravamo nel reparto e loro utilizzavano gli stessi tra sala operatoria e bar: non ho paura a definirlo uno schifo». Il dossier accanto ci informa che sono quasi 30mila l’anno le denunce a medici e ospedali. Ortopedia, oncologia e ostetricia i reparti dove si rischia di più. Dati di Cittadinanzattiva: «Chiediamo al governo di rendere operative su tutto il territorio nazionale le linee guida sugli errori, le check list e tutti gli strumenti  di prevenzione che già esistono» chiede Teresa Petrangolini, segretario dell’associazione. Anche le assicurazioni, tramite l’Ania, certificano di un aumento di richieste di danni degli ultimi anni: si è passati dalle circa 17mila segnalazioni del 1996 alle 29.500 del 2007.

IL GIORNALE sceglie di parlare di malasantà  partendo dal caso di Bari dove “L’ambulanza si apre, il paziente cade e muore”. L’incidente ha messo sotto accusa il sistema di cura pugliese, quale goccia che ha fatto traboccare il vaso già colmo di altri episodi  di sanità killer. Come quello accaduto a Foggia dove nel giro di sette giorni nello stesso ospedale  sono morti due neonati e per questo sono finiti sotto inchiesta 30 persone.  Ma anche nella civile Toscana non va bene. Lo mette in evidenza un altro pezzo: «un giovane imprenditore si è recato all’ospedale di Pisa per un dolore al petto. I medici  dopo una serie di analisi lo hanno rassicurato e dimesso con la diagnosi di strappo muscolare. Poche ore dopo il 29enne è morto, forse d’infarto». E che dire del Trentino? «La storia è semplice come solo certi paradossi sanno essere» si legge in un altro articolo che chiude la serie “E la chiamano sanità” di pagina 17. In sintesi, una cinquantenne nel 2007 si era rivolta  al san Camillo di Trento per un normale paptest. L’esito non  arriva a casa, come al solito. La donna pensa che quindi  vada tutto bene. Sei mesi dopo è la figlia della donna a informarsi e scopre che l’esito non era stato inviato a casa perché non era stato pagato il francobollo. Peccato che l’esito era tragico: carcinoma. «Un annuncio così importante  archiviato  per non sostenere  un costo di 60 centesimi. O ancora meno per non sprecarsi a fare una telefonata che poteva valere la vita di una persona , dicono marito e figlia della donna che comincia a fare  le terapie contro la malattia con sei mesi d ritardo». L’esito è la morte della donna e i familiari sono convinti che  ci siano delle responsabilità per quel che è accaduto: hanno sporto denuncia e  chiesto i danni per un milione di euro. La procura ha aperto un’indagine e ha  indagato  dieci fra medici e infermieri. 

Su IL MANIFESTO solo una breve per parlare degli ultimi due casi di malasanità. A pagina 6 in falsa apertura di  pagina “Politica e società” si dà solo la notizia della morte dei due neonati a pochi giorni di distanza ai Riuniti di Foggia e dei 30 indagati. Nella stessa breve due righe per ricordare che Ignazio Marino (Pd) presidente della Commissione d’inchiesta sul Ssn, ha presentato un ddl per «Istituire una struttura al di sopra delle parti con funzioni di Garante della salute». 

“Reparto infetto, muoiono due neonati”. Una pagina di cronaca su LA STAMPA sul caso di Foggia. La fine quasi contemporanea e ancora tutta da chiarire di Samuele e Giorgia – scrive il quotidiano di Torino – ha provocato la reazione di Ignazio Marino (Pd), presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario che, con la capogruppo del Senato Angela Finocchiaro, ha proposto un disegno di legge per realizzare una struttura “al di sopra delle parti” che assuma le funzioni di Agenzia del “Garante per la salute”, con l’obiettivo di verificare la qualità delle cure e dei servizi prestati dal Servizio sanitario nazionale. Sulle possibili cause della morte dei due neonati LA STAMPA intervista Marco Ranieri, responsabile del reparto di terapia intensiva all’ospedale Molinette di Torino, che dice che «i bambini nati prematuri e quindi sottoposti a terapia intensiva, con tanto di intubazione, sono pazienti a rischio. Ma è chiaro che le condizioni di igiene e di organizzazione interna del reparto incidono molto sul pericolo di contrarre un’infezione». Anche l’organizzazione interna conta, dice l’intervistato, il numero di infermieri, per esempio, è fondamentale: «se sono troppo pochi per troppi pazienti diventano loro malgrado veicolo di infezione». 

E inoltre sui giornali di oggi: 

DONAZIONI
IL GIORNALE – Il Presidente della regione Campania affetto dalla sindrome del braccino corto mette in crisi una fondazione. Non si tratta di un altro episodio di malasanità, ma così IL GIORNALE  definisce il caso  di Antonio Bassolino. La storia  «Tre anni fa la Regione annunciava 200mila euro a favore della nascitura Fondazione melanoma. Tutti oncologi di fama internazionale che già pensavano di poter  assicurare a Napoli e alla Campania  un organismo unico in grado di colmare una grave vuoto nell’assistenza medico sanitaria del sud. Qualche giorno fa il presidente della regione Campania firma sì lo statuto della fondazione ma versa un euro solo». Offeso e preoccupato Paolo Ascierto, primario di oncologia , ora grida alla scandalo e cerca finanziamenti per poter almeno costituire la fondazione che allo scopo ha bisogno di 60mila euro. 

AUMENTI IN EDICOLA
CORRIERE DELLA SERA – Parte in prima pagina a firma Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo una lettera al direttore Ferruccio de Bortoli in cui contestano la scelta di alzare il prezzo del quotidiano ad 1 a 1,20 euro. I due giornalisti in sostanza sostengono che malgrado il mondo dell’editoria navighi in acque agitate «sarebbe stato meglio aspettare prima di alzare il prezzo del giornale». Detto questo le due firme si lanciano in una proposta  che merita attenzione: «È l’occasione giusta (quella dell’aumento del prezzo, ndr.) per rinunciare parallelamente una buona volta al 4,4 per mille dei nostri ricavi: gli ultimi residui dei contributi e delle agevolazioni pubbliche». 

ADOZIONI
IL GIORNALE  – Breve notizia  del “Giovanardi che fa l’africano per i bimbi”. Il senatore, che è presidente della commissione adozioni internazionali, è volato in Burkina Faso al forum delle adozioni. Nel 2009 sono stati 3.946 i genitori italiani che hanno adottato minori stranieri. Fra questi i primi 23 bambini cinesi. 

ECOLOGIA
LA STAMPA – “Battaglia in Antartide per salvare le balene”. Va a picco il gioiello dei pirati: una nave giapponese sperona e affonda un trimarano di “Sea Shepherd Conservation Society”, un’organizzazione americano-olandese fondata nel 1977 i cui membri si definiscono eco-pirati e navigano battendo bandiera nera. Gli ecopirati, finanziati da molti filantropi australiani, neozelandesi e da Bob Barker, icona della tv americana, hanno deciso di intervenire – spiega LA STAMPA – perché il Giappone da anni aggira la moratoria internazionale sulla caccia alle balene in vigore dal 1986, scatenando l’ira di Australia e Nuova Zelanda.

REGIONALI
IL MANIFESTO – Apertura tutta politica per IL MANIFESTO che dedica la foto di copertina e il titolo alla «Scelta radicale», cioè all’ipotesi Emma Bonino per la presidenza della Regione Lazio. «”Se non scende in campo un big come Letta, il nostro candidato sarà Emma Bonino”. Il segretario Zingaretti ha finito l’esplorazione: nel Lazio l’alleanza con l’Udc è impossibile, il Pd deve arrendersi e mettersi in coda. Casini fa il bello e il cattivo tempo, stringe e scioglie le alleanze in tutte le regioni e Bersani lo permette», riassume. Allo stesso tema anche il commento in prima pagina dal semplice titolo «Udc» a firma Andrea Fabozzi. «La magnifica preda è un partito che ha preso il 5,5% alle scorse elezioni politiche ma che i sondaggi danno in crescita, leggera (…) In Puglia l’Udc ha fatto più riunioni con la probabile candidata del Pdl, Adriana Poli Bortone, che con il Pd. Ma poi Casini ha fatto una promessa a D’Alema e intende rispettarla: se il Pd rinuncia a Vendola può avere l’Udc. Altrimenti l’Udc, entro tre giorni, chiuderà un accordo con il centrodestra. Questo in nome della “coerenza” (…)» e conclude «Eppure le volpi democratiche hanno deciso che il residuo di sinistra che gli resta attaccato per via degli elettori e della collocazione parlamentare è un impaccio strategico. Per liberarsene non c’è altro modo che affidarsi totalmente all’Udc. Chi è la preda, allora, e chi il cacciatore?».

SOLE24ORE – Il SOLE intervista la candidata del Pdl alla poltrona che fu di Marrazzo, Renata Polverini. E lei si spende parlando di sanità, lavoro, ma anche di famiglia e quoziente familiare. Interessante però il commento che il SOLE le riserva (accomunandola ad Emma Bonino, anche lei candidata nel Lazio, per i radicali): «Almeno la politica in Italia dice addio al tacco 12?», scrive il SOLE. «Molto più che una speranza, quasi una certezza, con Emma e Renata», definite «due donne dall’eleganza discreta sia pur colorata», e «due visi che non nascondono il pensiero, ma nemmeno i segni di vite vissute (…) rughe, borse sotto gli occhi e zampe di gallina quasi esibite come medaglie guadagnate sui campi di tante battaglie». Insomma, le due «sono una svolta nel tempio della politica fatta di immagine più o meno patinata e di scollature». Di più: «quasi una boccata d’ossigeno».

ABUSI EDILIZI
AVVENIRE – L’apertura del quotidiano della Cei oggi è la presentazione di una esclusiva mappa dell’Italia a rischio per via di abusi ed errori nella costruzione degli edifici e nella gestione del territorio, per cui il 90% delle tragedie dovute a dissesti e crolli, dall’Abruzzo a Sarno, dipende da responsabilità umane. Tre settimane fa è nata l’Associazione italiana di ingegneria forense (AIF) che riunisce gli ingegneri che fanno consulenze tecnico-legali nelle inchieste giudiziarie, presieduta da Nicola Augenti. È proprio questa associazione che denuncia 15 anni di allarmi inascoltati (della “mappa dell’Italia a rischio” annunciata nel titolo di prima pagina però poi di fatto non c’è traccia: solo commenti). Per Legambiente sette comuni su dieci sono a rischio di frane e alluvioni.

HOUSING SOCIALE
SOLE24ORE – “Fermo l’housing sociale” è il titolo di un piccolo pezzo nella pagina dedicata alle nuove infrastrutture del 2010 in Italia. Vi si dice che nonostante siano tutti d’accordo sull’importanza del rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, nel 2009 secondo il rapporto Cresme l’housing sociale non è decollato: la flessione dei bandi di gara è infatti stata pari al 2,35 rispetto al 2008, e le aggiudicazioni sono scese del 17,7%. Nel 2010 dovrebbe vedersi qualche risultato in più grazie «all’impegno di governo, regioni, Cassa depositi e prestiti e fondazioni». 

CLASS ACTION
LA REPUBBLICA – Adusbef attacca Unicredit e Banca d’Italia. Il motivo? Le banche applicano il calcolo alla francese ai mutui delle case. Un calcolo che secondo l’associazione conta gli interessi sugli interessi facendo così lievitare le rate del mutuo (cosa che sarebbe vietata dal codice civile che prevede invece l’interesse semplice). A breve l’esposto sarà depositato a Bologna, Roma, Milano e Bari.

SCIOPERI
IL MANIFESTO – Un richiamo in prima pagina e l’apertura della pagina “Capitale e lavoro” è dedicata al «Primo sciopero Mediaset» si annuncia il primo sciopero nazionale dell’azienda del cavaliere che nasce dal “No alle esternalizzazioni” lanciate dal settore “sartoria, trucco e acconciatura”, 56 dipendenti tra Milano e Roma che minacciati di esternalizzazione hanno indetto lo sciopero. «La preoccupazione, però, così come tra truccatori, parrucchieri e sarti, si è diffusa in tutta l’azienda. Un po’ tutto il modello Mediaset è cambiato negli ultimi anni, e il timore dei dipendenti – tecnici, cameramen, produzione – è che questa esternalizzazione sia solo l’inizio». L’articolo osserva anche che «il  presidente Fedele Confalonieri, alla vigilia delle feste di Natale, era venuto a Roma per un brindisi con i dipendenti, un saluto di fine anno. Aveva assicurato che nessuno rischia il posto, in un’azienda sana come Mediaset, nonostante la crisi (…) “Ma a noi non fanno vedere neppure il piano industriale”, protesta la Cisl, “quando li incontriamo dicono che tutto va bene, ma dei progetti  non si sa nulla” (…)». 

DIPENDENZE
LA STAMPA – “Se Elton John lo cura, Eminem non odia più i gay”. Eminem va per i 38 e non è drogato di droghe, quanto di tranquillanti: “Ne ho presi di ogni tipo, a un certo punto ho scoperto che mi davano il metadone, quello che si dà agli eroinomani ed è come se mi fossi fatto di eroina». Da 18 mesi, ha confidato Elton John, lo sta aiutando a uscire dalla dipendenza. Ma la confessione della rockstar inglese che ha fatto outing sulla sua omosessualità arriva poco dopo che Eminem ha promesso, in vista del festival Wireless di eliminare dalla performance tutti i versi che incitino all’odio contro gli omosessuali. “E allora, Eminem ci è o ci fa?” si chiede LA STAMPA. Dopo aver aizzato l’odio con le sue canzoni, forse ora c’era il rischio per la rockstar di Detroit di «fare la fine del topo in una trappola mediatica che non gli somiglia più». 

CLOCHARD
LA REPUBBLICA – Domenica una banda di minorenni, tra i 15 e i 17 anni, tra cui due ragazze, ha tentato di bruciare un clochard 61enne che vive ai Frari, a Venezia. «Un episodio brutale  e crudele ma al tempo stesso insensato che segnala una situazione di noia che i giovani vivono per colpa di noi adulti. Quali valori trasmettiamo a questi giovani?» si è chiesto il patriarca Angelo Scola. 

ISLAM
AVVENIRE – Reportage di Marina Corradi dalla periferia di Amsterdam, a Slotervaart, «quasi un’isola musulmana», dove sta per essere costruita la più grande moschea della città, finanziata con 3 milioni di euro dall’emiro del Qatar e dove abitava l’assassino del regista Theo Van Gogh. «L’unica cosa olandese che resta sono i nomi delle strade». È il fallimento del multiculturalismo, come dice il titolo. 


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