Leggi
La manovra ha spinto fuori i giovani
L'economista di lavoce.info critica la Finanziaria: esclusi molti protagonisti del sociale
«Indovina chi siede al tavolo verde», è il richiamo con cui lavoce.info, il sito d?informazione e di opinione online sull?attualità politica e economica, punta il dito contro il governo e il suo ultimo tavolo della concertazione istituito ad hoc per i soliti gruppi di interesse. Di chi si tratta e quali siano le conseguenze di un ?dialogo sociale? reale soltanto sulla carta, lo abbiamo chiesto a Tito Boeri, fondatore di lavoce.info e coautore di una serie di articoli molto critici (e molto ragionati) sulla Finanziaria di Prodi.
Vita: Questo governo presta molta attenzione al sociale sul piano culturale, ma quando si tratta della prassi è di un conservatorismo che spiazza. Lo si è visto nell?ultimo tavolo di concertazione al quale sono stati de facto esclusi molti protagonisti del sociale. Come spiega questo paradosso?
Tito Boeri: Ci sono tanti motivi, il primo dei quali è la maggioranza risicatissima di questo governo al Senato nel quale è condizionato dal voto delle componenti più radicali della coalizione, a loro volta molto vincolate alle scelte del sindacato. Purtroppo oggi il sindacato offre una rappresentanza dei pensionati e dei pubblici dipendenti, i quali costituiscono i due terzi dei suoi iscritti. Debbo dire che l?instabilità causata dalla nuova legge elettorale ha considerevolmente rafforzato il peso del sindacato nell?agenda di questo governo.
Vita: Potremmo dire che la legge elettorale ha favorito una forza degli apparati rispetto ad altre formazioni sociali?
Boeri: Come detto la legge elettorale ha finito per esporre il governo a rappresentanze più agguerrite. Il fatto che altre forme di rappresentanze più generali siano rappresentate da pensionati e pubblici dipendenti sindacalizzati è il risultato di tanti anni di strategie sindacali forse un po? miopi che hanno più curato gli aspetti immediati rispetto alla possibilità di reclutare tra le nuove generazioni.
Vita: «Un accordo senza i giovani» ha titolato un suo intervento sulla questione del Tfr. Come spiega che un?intera generazione non abbia rappresentanza?
Boeri: Dalla riforma pensionistica alla riforma del mercato lavoro, tutte le riforme di questi ultimi anni sono state fatte in maniera tale da farle pagare ai più giovani. Gli strumenti di accompagnamento a questi lavori, come gli ammortizzatori sociali e gli strumenti di lotta alla povertà, non sono stati creati. Un?ulteriore dimostrazione del fatto che si è voluto sacrificare i giovani ci è illustrata dalla dinamica del debito pubblico, fatto accrescere a dismisura con la consapevolezza che a ripagarlo saranno le nuove generazioni. Tutto questa dimostra come i giovani sono così poco rappresentati nei processi decisionali politici. La situazione è poi molto peggiore se si proietta la mancanza di rappresentanza dei giovani nei calcoli elettorali. L?invecchiamento dell?elettore mediano provocherà inevitabilmente un ulteriore ridimensionamento del peso politico dei giovani. Purtroppo in Italia questo fenomeno sta avvenendo in modo molto più rapido rispetto ad altri Paesi europei per via del grande squilibrio verificatosi tra le rappresentanze a favore dei lavoratori più anziani e dei pensionati.
Vita: Come spiega che un governo certamente più attento alle emergenze sociali e all?equità abbia un rapporto così difficile con il terzo settore?
Boeri: In questo caso bisognerebbe avere una strategia più complessiva, sia di riordino del sistema di protezione sociale, sia di coinvolgimento di privati nello stesso, di riduzione del prelievo fiscale che liberi risorse anche per iniziative private. Tutto questo viene a mancare per quanto ci siano molte componenti del governo ben disposte nei confronti del terzo settore. Purtroppo, in una situazione come quella attuale caratterizzata dalla necessità di chiudere questa Finanziaria, gli interessi del mondo associazionistico sono passati in secondo piano.
Vita: Lo si vede con il 5 per mille?
Boeri: Si è trattato di una scelta davvero molto discutibile che spero venga riconsiderata.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.