Politica
La manovra dell’anno che verrà
Il Governo approva la "finanziaria Tremonti": giornali scettici
La manovra finanziaria è stata approvata dal Governo: in Parlamento il premier ha già annunciato che ricorrerà al voto di fiducia. Oggi i giornali dedicano molte pagine ai contenuti del provvedimento e ai primi commenti.
- In rassegna stampa anche:
- CAMORRA
- RIFIUTI
- PROTEZIONE CIVILE
- VOLONTARIATO
- AIDS
- DISCRIMINAZIONE
Apriamo la nostra rassegna con IL SOLE 24 ORE che dedica ben tredici pagine ai contenuti della manovra. Il pezzo “riassuntivo è di Marco Mobili, a pagina 3 “Via alla manovra da 47 miliardi”: «La tassa sulle transazioni finanziare dell’1,5 per mille potrebbe uscire definitivamente di scena. Così come la tassazione separata del 35% sul trading finanziario sembra essere destinata a trasformarsi in un’addizionale del 7%. Giallo, poi, per tutta la giornata di ieri sul superbollo da applicare ai Suv: Berlusconi ha confermato il ritocco al rialzo del bollo per le auto di lusso, mentre poco prima il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, al Tg4, annunciava che il superbollo non sarebbe entrato in manovra. E alla fine del Cdm il ministro Galan tornava a parlare del superbollo. Le scelte definitive tra le diverse ipotesi alternative messe sul tappeto ieri in Cdm saranno prese soltanto nella mattinata di oggi. (…) Le parti più consolidate del testo sono collegate alla stretta sulla spesa pubblica. Tanto centrale con la “spending review” targata Tremonti e i costi standard per i ministeri, quanto locale con la stretta da 9,6 miliardi per regioni, province e comuni. Sul fronte previdenziale arriva l’aumento dell’età di pensionamento delle donne del settore privato ma sarà gradualissima: il primo gradino di soli tre mesi in più è previsto nel 2020, mentre solo nel 2032 si arriverà all’allineamento uomo-donna a 65 anni. Destinato a qualche ritocco il capitolo sulla spesa sanitaria che comunque prevede l’arrivo da qui al 2014 di una serie di ticket che dovranno garantire almeno il 47% della manovra. Sempre nello schema approdato a Palazzo Chigi, la manovra si è arricchita di alcune novità di rilievo. Tra queste la possibilità per gli under 35 di usufruire di una fiscalità di vantaggio se decideranno di avviare un’attività di impresa. «Una misura efficace e giusta» ha precisato lo stesso Tremonti spiegando che sarà previsto «un forfait fiscale al 5%, il più conveniente d’Europa, che riguarda le imprese fatte dai giovani fino a 35 anni per cinque anni». Viene confermata per tutto il 2012 la detassazione del salario di produttività definito sulla base di accordi aziendali anche alla luce dell’intesa interconfederale del 28 giugno 2011 tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Mentre nel pubblico impiego arriva una stretta sulle assenze di malattia. Entro l’anno è prevista la conclusione degli accordi con Regioni e Comuni per sbloccare la vendite delle case popolari ex Iacp. L’ultima bozza contiene anche il riordino della rete dei carburanti, che costituiva la parte principale del disegno di legge annuale sulla concorrenza fermo nel cassetto. I punti principali sono la liberalizzazione completa del “non oil” (vendita di alimenti, bevande, giornali, sigarette nelle stazioni di servizio) e l’obbligo, entro un anno, di aprire pompe self service con pagamento anticipato in tutti gli impianti (dovranno essere funzionanti anche nelle ore in cui è presente il gestore). Previsti, inoltre, contributi per incentivare la razionalizzazione della rete di distribuzione». Commento in prima affidato a Guido Gentili: «Vuole il destino che la maxi-manovra triennale da 47 miliardi del quarto governo Berlusconi (dove ricompaiono i ticket sanitari e diverse ipotesi di interventi fiscali) cominci a vedere la luce, dopo un parto più che travagliato e per certi versi ancora in itinere, lo stesso giorno in cui scatta il nuovo spesometro, meccanismo in base al quale negozianti ed artigiani devono identificare i clienti per le operazioni superiori ai 3.600 euro e trasmettere poi i dati all’Agenzia delle Entrate. Se aggiungiamo l’occhiuto redditometro e l’enfasi (con tanto di risultati, peraltro eccellenti) posta in generale sulla lotta all’evasione fiscale, si potrebbe concludere che il governo di centro-destra, foriero di un vento anti tasse liberal-liberista, è finito in realtà per sterzare a sinistra. Con tanti saluti al suo elettorato di riferimento e alle polemiche, per esempio, con l’ex ministro di centrosinistra Vincenzo Visco (….) La confusione, a Palazzo Chigi, ha ieri raggiunto e talvolta superato i livelli di guardia. Lo dimostra il previsto taglio ai costi della politica, al centro di un duro braccio di ferro nel governo, nel via vai generale di ipotesi (il super bollo per i Suv, l’aggravio fiscale per le banche e i tagli agli incentivi alle energie rinnovabili) che apparivano e scomparivano dalle bozze in entrata nel consiglio dei ministri. Non si tratta, nel caso dei costi della politica, di cifre capaci di ribaltare i nostri conti pubblici, ovviamente, ma servono a restituire la credibilità perduta della politica agli occhi dei cittadini nel momento in cui si chiede loro di stringere la cinghia. Ostinarsi a non capirlo (la partita sembra rinviata alla prossima legislatura) sarebbe un errore politico grave (…) Quanto al versante-crescita, liberalizzazioni e riforma fiscale figurano da tempo nell’agenda delle cose da fare, tenuto conto che senza la messa in sicurezza definitiva dei conti pubblici non può esservi sviluppo ma che senza la crescita, appunto, ogni manovra di soli tagli si traduce in un nuovo stop per un’economia già rattrappita. Da questo punto di vista, come previsto (a parte un intervento, positivo, di defiscalizzazione per i nuovi contratti, nella scia del nuovo accordo raggiunto tra Confindustria e sindacati), siamo in presenza di una legge delega di riforma per il fisco (con le tre aliquote irpef, la revisione graduale dell’Iva, l’aliquota unica sulle rendite finanziarie, esclusi i titoli di Stato, fino al 20%) che prospetta un periodo di tre anni per i decreti attuativi. Nulla di operativo subito e diversi punti ancora da definire, visto che Berlusconi si è riservato di illustrarla oggi. Si parte insomma dai tagli, e sarà comunque molto dura».
Il CORRIERE DELLA SERA dedica nove pagine alla manovra e ai suoi retroscena. In prima si punta sul decreto collegato: “Tre aliquote fiscali, ecco la riforma” è infatti il titolo di apertura. Sopra il titolo, in infografica, i capitoli principali della finanziaria: imposte e imprese, superbollo, pensioni, banche, costi della politica, sanità. Duro il titolo dell’editoriale affidato a Dario Di Vico: “Perché è un esito deludente”. “Queste ore e questi giorni ricordano i tempi delle finanziarie omnibus – commenta secco Di Vico -, quando dal Consiglio dei ministri uscivano grandi contenitori legislativi zeppi di provvedimenti, i più disparati e in gran parte destinati a diventare vittime delle scorribande parlamentari. Nella conferenza stampa di ieri sera Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti si sono presi un doppio merito, aver conseguito il pareggio di bilancio e aver raggiunto un moderno patto per il lavoro. Ora il primo obiettivo è ben lungi dall’essere incamerato e comunque moltissimo dipenderà dalla perizia del governo che sarà in carica nel biennio 2013-2014 e quanto all’accordo Confindustria-sindacati è stato così lineare e rapido proprio perché il governo se ne è disinteressato”. E non sembra un caso che l’altro editoriale, le due colonne di apertura del CORRIERE, sia affidato a Ernesto Galli Della Loggia: “L’insicurezza e la fragilità”. Questo è l’incipit: “Quanti degli interessi colpiti dai provvedimenti finanziari approvati ieri dal governo avrebbero fatto ricorso nei giorni scorsi, per tutelarsi, se solo avessero potuto, ai buoni uffici di Luigi Bisignani? Non lo sapremo mai. Così come non sappiamo se nel frattempo qualche emulo intraprendente magari lo ha sostituito nella sua attività. Perché comunque una cosa è certa: che i ministri della Repubblica passino le loro giornate al telefono con personaggi come Luigi Bisignani e che nella Penisola prosperi da decenni una fauna di faccendieri suoi pari non è un fatto di costume sia pure deplorevole. Tanto meno è un fatto casuale. È qualcosa, invece, che inerisce a una certa natura profonda del potere italiano, ad alcuni suoi meccanismi decisivi. Soprattutto è qualcosa che racconta più e meglio di tante analisi dotte come quel potere è sentito è vissuto da coloro che lo rappresentano: specialmente quando si tratta del potere e dei politici della destra. Non voglio dire che con la sinistra sarebbe tutt’altra musica, ma sicuramente è con la destra che certi tratti oscuri della nostra sfera politica sembrano aver acquistato un risalto e una tipicità particolari”. I retroscena della lunga riunione – cinque ore – del consiglio dei ministri li troviamo a pagina 6, di taglio basso, nel pezzo di Marco Galluzzo: “L’Ice passa alla Farnesina. E Romani sbotta: rapina”. Scrive Galluzzo: “L’unico vero scontro è stato fra Paolo Romani e il resto del governo, in primo luogo Franco Frattini. Al ministro dello Sviluppo Economico, misura molta gradita a Confindustria, vengono tolte risorse e prestigio costringendo l’Ice, l’Istituto per il commercio estero, ad una severa riorganizzazione e soprattutto a passare sotto la direzione della Farnesina. Berlusconi lo spiega in conferenza stampa: i dipendenti dell’istituto saranno nel futuro molti di più all’estero che in Italia, almeno 400 su 600 dovranno trasferirsi nelle ambasciate, raggiungendo i 600 colleghi che già lavorano fuori dal nostro Paese, così come vogliono le aziende che cercano migliori strutture di sostegno all’export. Sembra che Romani durante la riunione del governo non abbia gradito, che sia arrivato a spendere i concetti di «rapina» e di «scippo» , a carico ovviamente del suo ministero. È stato forse l’unico vero scontro di una riunione che è durata quasi cinque ore”.
“Fisco, tre anni per la riforma”: LA REPUBBLICA apre con la manovra che occupa le pagine dalla 2 alla 7. Un intervento che si fa più chiaro ma rispetto al quale emergono molti retroscena. Francesco Bei ad esempio descrive un premier «abbacchiato… che ha seguito i lavori del Consiglio dei ministri con l’entusiasmo di un impiegato al lunedì mattina, durante l’incontro con i governatori delle regioni, dedicato all’emergenza rifiuti, si è persino addormentato». Le ragioni di tanto disinteresse? «Questa è una manovra da ragionieri e non la sento mia. Manca il timbro del sogno», avrebbe detto Berlusconi forse risvegliandosi dalla pennica con i governatori… Di fatto la manovra è tutta tremontiana: Super Giulio ha detto no alle numerose richieste, trattando direttamente con i ministri. Con Berlusconi che è rimasto in silenzio. Prove tecniche di fine del berlusconismo (oggi Alfano finalmente interviene al Consiglio nazionale da segretario del Pdl: «Saremo l’unico partito in cui prima si vota e poi si discute», chiosa il pidiellino Mario Mauro). Il commento di Claudio Tito ha un titolo molto chiaro: “La politica del rinvio”. «Questo governo è ormai incapace di assumere decisioni. La sua maggioranza è troppo debole e confusa per segnare una linea netta. Ogni scelta diventa un compromesso al ribasso». Tant’è che «la manovra si presenta come un contenitore vuoto. Un insieme di desiderata da realizzare successivamente». Sull’impatto negativo della manovra sull’occupazione femminile, interviene invece Chiara Saraceno: meno posti nelle scuole, minor qualità nell’offerta formativa.
“Detassati i giovani imprenditori”, il GIORNALE punta su una delle poche note positive inserite nella manovra correttiva presentata dal governo. Lo sostiene lo stesso Nicola Porro nel suo articolo-fondo: «A prima vista la manovra del governo ha una cosa molto buona, alcuni interventi di sola manutenzione e qualche aspetto negativo. Partiamo con la novità positiva. Riguarda le nuove imprese che verranno fondate da giovani sotto i 35 anni: nei prossimi cinque anni lo Stato pretenderà da loro un’imposta forfettaria del solo 5 per cento. Una manna fiscale. Decisamente qualcosa di concreto per il futuro. E soprattutto un principio sacrosanto: lo sviluppo della nostra ricchezza passa dalle nuove generazioni, si sviluppa nell’impresa, e si concretizza con un sistema fiscale molto favorevole. Il presidente del consiglio si è lasciato sfuggire anche una battuta alla Laffer (l’economista di Reagan): nonostante la bassa aliquota, il gettito non ne risentirà perché si metterà in moto un meccanismo virtuoso di aumento della produzione. Ahinoi la parte della manovra che riguarda la manutenzione sembra però quella preponderante». Oltre alla consueta carrellata delle iniziative contenute nella manovra (pagina 2), Francesco Cramer nel suo “Berlusconi fa pace con Giulio” a pagina 3 cerca di raccontarci la cronaca di un Consiglio dei Ministri sui generis: «Questa volta Tremonti aveva promesso collegialità e il risultato è stato questo: discussioni a non finire e a tratti voce alta tra i presenti. «Qualche ringhiata sì, ma fisiologica. Non abbiamo abbaiato», racconta un ministro. La discussione è stata aspra sull’Ice, Istituto per il commercio estero, ma sul taglio al personale Tremonti non ha voluto sentire ragioni: «Si fa così». Come anche sul capitolo dell’incremento del bollo sui Suv, ovvero le auto di lusso di grande cilindrata. Tra i presenti qualcuno ha obiettato: «Non è il caso». Ma anche su questo Tremonti ha avuto la meglio».
“È tempo di sbilanci” questo il titolo dell’ultima pagina del MANIFESTO che dedica un dossier a una contromanovra. “Nei giorni della manovra tremontiana, anche Sbilanciamoci presenta la sua. È preparata da esperti ritenuti dai più sognatori e fuori dal mondo. Solo che questa volta sono quelli che hanno vinto i referendum….” spiega il sommario. Scrive Guglielmo Regozzino «(..) Mentre la Tremonti è una fina manovra che rinvia a un triennio futuro quella vera, senza neppure indicarne i contenuti e presenta per il biennio 2012-2013 un pacchetto di interventi tanto superficiali quanto eterogenei, la “Controtremonti” di Sbilanciamoci mete in gioco 50 miliardi in tre anni. (…)» Il corsivo di spalla è affidato a Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!, che firma l’articolo dal titolo “Per un altro modello di sociale”. «La manovra di Tremonti varata in queste ore dal governo affossa ancora di più il paese nella depressione economica, deprime le possibilità di ripresa dell’economia, fa pagare alla parte più esposta del paese il peso e le conseguenze di questa crisi (…) Dopo mesi di inutile ottimismo e di stupida sottovalutazione della portata della crisi, il governo si trova a dover prendere amaramente atto del fallimento della sua politica economica, della fallacia delle sue previsioni iniziali, della futilità delle speranze dell’”effetto traino” legato alla possibile ripresa dell’economia mondiale (…) Avere tenuto sotto (parzialissimo) controllo i conti pubblici, senza rilanciare l’economia e la domanda interna, senza dare adeguata protezione sociale ai redditi si è dimostrata una strategia fallimentare ed autolesionista, senza futuro» e dopo aver sinteticamente presentato alcune delle proposte di Sbilanciamoci conclude «(…) L’Italia con questo governo e con le politiche fatte negli ultimi tre anni rischia di “uscire” dalla crisi ancora peggio da come ci era entrata (…) Il governo Tremonti ha assecondato un nefasto mix di corporativismo, assistenzialismo e neoliberismo che sta portando l’economia italiana vero una situazione di neofeudalesimo economico. (…) È ora di cambiare rotta, mettere questo governo quanto prima nelle condizioni di non nuocere e ricostruire le ragioni della speranza di un paese diverso: con un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ed i diritti».
“Tanti tagli e una promessa” è questo il titolo di apertura di AVVENIRE dedicato alla manovra, nel catenaccio si spiega “Riforma fiscale a rate. Imprese giovani favorite Subito colpite supercar e le operazioni di Borsa”, l’occhiello recita “Manovra «soft» per il 2011. Berlusconi ringrazia Tremonti, chiama alla responsabilità ma annuncia la fiducia. Bocciatura netta delle opposizioni. Gli enti locali: così servizi a rischio”. I richiami rinviano alle pagine 6-7-8 dove si analizzano i vari aspetti della manovra.
«Fisco, riforma in tre anni» è il titolo di apertura de LA STAMPA. All’interno il «retroscena» ricostruisce la «metamorfosi di Tremonti: da ragioniere a mediatore». Così la racconta Ugo Magri: «Nella distrazione collettiva, è in corso un trasferimento di poteri. In apparenza resta un uomo solo al comando, cioè Berlusconi: è lui l’Onnipresente che assume tutte le decisioni. Ma se si dà retta a chi ne conosce la genesi, apprendiamo che il Cavaliere sempre meno le adotta. Nel Consiglio dei ministri di ieri, riunito per mettere il timbro sui sacrifici, “deus ex machina” è risultato Tremonti. Il quale inaugura una linea duttile, flessibile di cui pochi lo ritenevano capace, che non è più quella del ragioniere arcigno, preoccupato di difendere solo l’equilibrio dei conti, semmai del politico capace di mediazione e di sintesi. Ha vestito i panni che dovevano essere del premier. Il più sorpreso, alla fine, è risultato Berlusconi». Si immagina la scena: «Consiglio dei ministri interrotto a metà, tavolo «tecnico» convocato su due piedi, riuniti personaggi che con Tremonti una settimana fa si sarebbero presi a botte. Invece niente. Addirittura sorrisi tra il superministro e il suo competitor più agguerrito, Brunetta. L’unica discussione sgradevole ieri è scoppiata sul commercio estero, protagonisti il titolare dello Sviluppo (Romani) nervosissimo, «ho tutti gli industriali addosso», e quello della Farnesina Frattini (al quale verranno conferiti in dote i dipendenti dell’Ice). Tremonti se n’è tenuto estraneo. Due ministre, la Meloni con la Carfagna, gli si sono lanciate contro come Erinni per sapere dove aveva nascosto i fondi per la tutela della donna, ma il Professore ha replicato affabile, “ne parleremo con calma, vi spiegherò”. Alla scuola niente amputazioni, la Gelmini (che nel Pdl ha un certo peso) è stata graziata». Alla descrizione dei contenuti del provvedimento vengono dedicate due pagine dal titolo «La politica poco low cost». Ovvero «Il governo promette stipendi ridotti, ma tutto è rimandato alla prossima legislatura».
E inoltre sui giornali di oggi:
CAMORRA
LA REPUBBLICA – “Napoli, indagato capo della mobile «Favorì i clan, lasci subito la città»”. Vittorio Pisani è stato subito trasferito a Roma, mentre l’inchiesta napoletana che lo coinvolge ha portato al sequestro di beni e locali per 100 milioni e all’arresto di 15 persone. Pisani avrebbe dato delle dritte a un imprenditore legato dal clan Lo Russo di Miano per scampare un’indagine sul riciclaggio. Un ritratto di Attilio Bolzoni descrive il poliziotto come molto abile: arrivato a Napoli nel 1991, ha speso «quindici anni a fare la guerra alla camorra. A modo suo. All’antica. E con tutti i mezzi. Fino a fare lui soffiate sulle indagini del suo stesso ufficio». Insomma un uomo piuttosto spregiudicato che però ha collezionato risultati investigativi eccellenti.
RIFIUTI
IL MANIFESTO – “Pattume di governo” titola in apertura della prima IL MANIFESTO che propone anche una foto d’antan con i ministri leghisti: Bossi al centro attorniato da Calderoli, Maroni, Tremonti e Zaia, oggi governatore del Veneto, il titolo è sul varo del decreto rifiuti di Napoli bocciato dai ministri leghisti in CdM, mentre il sommario mette insieme anche la manovra. Alle pagine 4 e 5 dedicate ai temi della politica interna, gli articoli principali sono dedicati proprio al provvedimento sui rifiuti, si sottolinea che «Il premier deve cedere al Carroccio e alla retorica anti-Mezzogiorno Nel capoluogo partenopeo l’aria torna respirabile. A Palazzo Chigi no», il titolo di apertura è “Governo spaccato” e il sommario spiega “I ministri leghisti votano contro il decreto rifiuti. IL provvedimento giudicato insufficiente da Regioni e Comuni. E Berlusconi ammette: «Non ho potuto fare di più, non ho il 51 per cento»”. A piè di pagina il commento di De Magistris «Hanno vinto gli interessi della Lega», mentre in un altro box le parole del presidente della Conferenza delle Regioni che per bocca di Vasco Errani definisce il decreto «inutile che non risolve l’emergenza», in un parola, non a caso scelta per aprire l’intervista «Insufficiente».
PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI – “La protezione civile vola con i fondi dell’ 8 per mille”. La protezione scoppia di salute grazie ai fondi dell’8 per mille ma anche grazie alla manovra finanziaria approvata ieri dal governo che ha «rifinanziato gli eventi celebrativi di carattere internazionali, grazie a una torta di 250 milioni».
VOLONTARIATO
LA STAMPA – La rubrica delle lettere al direttore oggi si intitola «Il virus mondiale del volontariato». Mario Calabresi risponde così a un lettore: «In linea teorica se le biblioteche, le scuole, gli asili o i parchi sono pubblici, allora significa che già li paghiamo con le nostre tasse e non si capisce perché dovremmo mettere nuovamente mano al portafoglio per farli funzionare. Ma la realtà è diversa: siamo in tempi di crisi e di tagli e molte delle cose che riteniamo fondamentali se la passano male e vengono penalizzate e ridimensionate». Per questo è «giusto indignarsi, ma poi? Io penso che esista un solo poi – oltre a quello di ricordarsene quando si va a votare – e questo poi si chiama iniziativa personale. Siamo un Paese all’avanguardia nel volontariato, in cui molti si dedicano ai bisognosi, agli stranieri, ai più anziani, dovremmo estendere questo impegno anche là dove lo Stato un tempo c’era ma oggi latita. E’ un problema mondiale e sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti sono le piccole comunità locali ad intervenire per garantire servizi che un tempo erano assicurati dallo Stato. Conclude Calabresi: «I comuni dovrebbero fare la loro parte facilitando il compito a chi ha voglia di mettersi in gioco».
AIDS
AVVENIRE – Un piccolo richiamo in prima rinvia a pagina 13 dove l’articolo principale è dedicato al diritto alla salute. Punto di partenza il progetto Artemis che «mira a migliorare l’accesso ai servizi sociosanitari della popolazione immigrata. Avviati progetti di mediazione culturale» “Stranieri malati di Aids Rischio di nuovi ceppi” titola l’articolo che spiega come un’indagine dell’Istituto di sanità su 1508 immigrati abbia rivelato che tra quelli infettati dal virus Hiv circolano sottotipi proco comuni in Italia e resistenti ai farmaci.
DISCRIMINAZIONE
IL MANIFESTO – Pagina tre è dedicata a quella che viene definita la “legge del padroncino”. È il caso della Ma-Vib che licenzia solo le operaie, 13 donne, «Le operaie possono anche restare a casa senza lavoro così curano i figli», il titolo di apertura è “Aziende che odiano le donne”, in una colonna una riflessione dal titolo “Com’erano belli gli anni Cinquanta” «Un caso così non si trova nemmeno nel manuale del perfetto maschio-padrone dell’800. (…)» Colpa della crisi «Un capitombolo e opplà, si torna all’antico: uomini-capofamiglia-lavoratore, donna-madre-moglie (cureranno meglio anche i mariti se stanno a casa, o no?), e un solo stipendio che basta e avanza. Com’erano belli e ordinati gli anni 50 (…)» Amara la conclusione: «(…) L’assurdo è che mentre tutto questo accade nel civile e profondo Nord, a Roma si decida di alzare l’età pensionabile femminile. Sarà perché a 60 anni non ci sono più bambini da accudire. E per i genitori anziani basta una badante. Da pagare, va da sé, col secondo stipendio».
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