Salute

La malattia è il profitto

Parla Silvia Mancini, responsabile Msf-Italia della campagna per l’accesso ai farmaci: «L’Aids non è redditizio. Così le multinazionali investono su altro»

di Redazione

Vita: Le case farmaceutiche sono ancora sul banco degli imputati. Perché? Silvia Mancini: Le malattie come l?Aids rimangono malattie trascurate che non interessano le case farmaceutiche perché i pazienti che ne muoiono non sono solventi. Si preferisce quindi investire su farmaci contro l?obesità o la calvizie, cioè malattie diffuse nei paesi ricchi in cui il ritorno economico è molto più sicuro. Purtroppo, la ricerca farmaceutica continua ad anteporre alla salute pubblica una logica di profitti, violando così lo spirito di Doha. Vita: Eppure il partenariato pubblico – privato sembra aver dato buoni frutti, o no? Mancini: Di iniziative ce ne sono molte, a partire dalla fondazione creata da Novartis a Singapore e dedicata alle malattie tropicali dimenticate. Ma è solo uno specchio per le allodole. Dopo il processo sudafricano, alcune case farmaceutiche hanno ripulito la loro immagine annunciando la vendita di molti farmaci a prezzi differenziati. Ma così non è stato. I costi dei farmaci di seconda linea poi sono assolutamente insostenibili. Nel novembre 2005, la Abbott ha commercializzato un?ultima generazione di Kaletra soltanto negli Usa con un costo pari a 9mila dollari all?anno per paziente. Si tratta di un farmaco assolutamente congeniale per i paesi poveri perché può essere preso senza restrizioni dietetiche, ma soprattutto perché non ha bisogno di essere refrigerato. Ora, in paesi tropicali in cui l?elettricità è carente, garantire la catena del freddo non è per niente semplice, soprattutto in ambito rurale. Sebbene la Abbott abbia annunciato la registrazione del nuovo Kaletra nei paesi di sviluppo, ad oggi non c?è nessun calendario preciso a riguardo e il prezzo di vendita rimane un?incognita. Vita: Ma i poteri pubblici che fanno? Mancini: Dipende dai paralleli sui quali ci poniamo. Nel Sud del mondo, e in particolar modo in Africa, abbiamo a che fare con governi spesso corrotti che non hanno mezzi finanziari e umani sufficienti per rispondere alle sfide lanciate dall?Aids. Le strutture sanitarie sono debolissime, il personale medico scarseggia e ci sono problemi enormi con lo stoccaggio dei farmaci. Viceversa, a Nord, i governi hanno demandato alle case farmaceutiche ciò che dovrebbe essere il loro mandato, ovvero orientare la ricerca sanitaria a fini pubblici. L?impegno preso dagli Stati membri dell?Oms a fine maggio di vincolare la ricerca e lo sviluppo ai reali bisogni sanitari e non agli interessi commerciali di una minoranza è la strada da seguire.


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