Giornata della Memoria

La mafia? A Trapani, con Libera, i più giovani spiegano come farla diventare un ricordo

Un'esplosione di colori, complice la bella giornata, anche se la tavolozza che ha dipinto la 30ma "Giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti delle mafie" di Libera è stata quella delle emozioni portate a Trapani dai più giovani. Noi c'eravamo ad ascoltare quanta voglia abbiano di rivendicare un futuro libero da ogni genere di oppressione

di Gilda Sciortino

Il sole è la nota distintiva delle giornate perfette, bacia sempre quelle giornate contraddistinte dalla voglia di fare, di costruire, le giornate nelle quali non c’è spazio per le recriminazioni. Così è stato a Trapani dove, in circa 50mila, sono giunti da tutta Italia per la 30ma “Giornata della memoria e dell’ impegno per le vittime innocenti delle mafie” organizzata da Libera e Avviso Pubblico, per la prima volta con il contributo di Anci che ha coinvolto tutti i Comuni italiani.

Trent’anni, tanti quanti ne ha la stessa Libera che ha festeggiato i suoi primi tre decenni di vita anche in questa piazza, come dicevamo baciata dal desiderio di riscatto dal giogo mafioso. Giogo contro il quale opporre l’azione concreta di chi opera nei territori per combattere le tante fragilità che opprimono chi poi, in assenza di uno Stato fermo e deciso, viene intercettato e fatto proprio dalle mafie che si propongono come Stato alternativo.

Normale che, a gridare contro le mafie, siano stati coloro che, nei giorni caldi del potere in mano alla mafia stragista, piangevano quasi ogni giorno la morte di coloro che, loro malgrado, sono diventati eroi, un elenco lunghissimo di magistrati, poliziotti, giornalisti, ma anche comuni cittadini, che rischieremmo di fare torto a qualcuno se ne citassimo solo alcuni. E, proprio per non dimenticare mai nessuno, ogni anno, nelle piazze che Libera sceglie per celebrare la giornata nazionale, si leggono i nomi di 1101 vittime innocenti che, solo per avere idea di cosa è successo in questi trent’anni, il 21 marzo 1996 in Campidoglio erano solo 300.

Normale, dicevamo, che a scendere in piazza siano e vogliano esserci quanti portano avanti ogni giorno la memoria di chi non c’è più ma ha lasciato un segno nella vita delle comunità che a loro si ispirano. Meno scontato che a gridare “la magia è una montagna di merda”, lungo il corteo che ha animato la città di Trapani, siano stati i più giovani, per i quali la memoria è solo qualcosa su cui esercitarsi, qualcosa che, se non trandandata correttamente, rischia di diventare un trafiletto sul giornale in occasione delle celebrazioni oppure qualche pagina sull’ultimo libro di storia.

Da oltre 30 anni con Libera le piazze diventano comunità

Loro, i giovani, c’erano e, anche se per qualcuno è stata l’occasione per trascorrere una gionata diversa dalle altre fuori dalle aule di scuola, sono comunque riusciti a trasmettere l’idea che il cambiamento è possibile, forse già più in atto di quel che pensiamo.

Una memoria che va custodita ogni giorno

«Per me essere qui significa dimostrare rispetto», dice Ruggero, 12 anni, dell’istituto comprensivo “Santi Bivona” di Menfi, in provincia di Agrigento, «perché bisogna sempre ricordare le vittime innocenti della mafia. Non dobbiamo mai dimenticarle. Noi, per esempio, abbiamo studiato la storia di Padre Puglisi e dico che non meritava di morire così. Va, quindi, ricordato in base a tutte le cose belle che ha fatto per bambini come noi».

Ma se dico mafia, cosa vi viene in mente?

«Sicuramente persone come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino», risponde Nicole Pulvirenti, 13 anni, della terza B dell’istituto comprendivo “Antonino Anile” di Pizzo Calabro. «A scuola abbiamo fatto delle ricerche, dei cartelloni e abbiamo letto dei testi che ne parlavano. Anche se in Calabria, anche noi abbiamo tante vittime. Io, però, parlo di queste cose a casa, con i miei genitori. Certo, quando mi confronto con i miei coetanei, al di fuori della scuola, il tema si sottovaluta perchè non si crede che la mafia esista. Invece, c’è ed esce fuori quando qualcuno si oppone, quindi è giusto parlare e denunciare».

«A me viene in mente la guerra», si inseriscono Vittoria Lombardo e Dylan Messina, quinta D dell’I.C. “Eugenio Pertini” di Trapani. «La mafia distrugge intere famiglie. Ma è di tutto il mondo, perchè dicono che è solo della Sicilia? Credo che la possiamo scomfiggere già partecipando a manifestazioni come queste».

Che sia la loro innocenza a fare pensare ai bambini che tutto sia possibile fa bene agli adulti, che hanno oggi bisogno di tanta nuova energia per cambiare le cose, ma la necessità di ripensare anche i modelli culturali accomuna tutti, grandi e piccini.

«Credo che bisogna dissociarsi da quei comportamenti che comunque sono radicati», sostiene Gabriele Guajana, terza B del liceo classico “Don Bosco” di Palermo. «Non possiamo più fare finta di niente. Stando in Sicilia, si vede ogni giorno, concretamente, la presenza della mafia. Certo, a volte, può essere difficile farlo perchè è tutto talmente radicato che è complicato averne percezione. Il problema, infatti, é che la mafia è molto brava a camuffarsi, soprattutto dopo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».

«Di legalità bisogna parlarne dappertutto, sia a scuola ma anche a casa. Noi, non le abbiamo vissute in prima persona molte di queste stragi», aggiunge Margherita Gagliardo, compagna di classe di Gabriele, «ma i miei genitori me ne hanno sempre parlato. Anche i miei nonni, che hanno vissuto quei tragici anni. È difficile farlo con i nostri coetanei perchè non tutti hanno delle testimonianze dirette che li aiutano a capire. Possiamo noi, che abbiamo maggiore consapevolezza, a dare la spinta giusta. Vogliamo un mondo migliore e non tornare più indietro».

Anche l’ambiente ha, per così dire, sfilato nel corteo di Libera che quest’anno ha scelto Trapani come piazza nazionale, portando con se tutta l’urgenza di continue aggressioni che, non solo distruggono il nostro patrimonio, ma mietono anche numerose vittime.

«Oggi si parla di famiglie, persone uccise dalle mafie», si animano Tamara Colangelo e Francesca Cinquemani, giovani attiviste di Legambiente, «ma anche l’ambiente è una vittima. Lo registriamo giornalmente quando ci chiamano per segnalarci colate di cemento che invadono i litorali o anche le città, come anche perchè stanno tagliando una quercia storica. Noi non c’eravamo quando, per esempio, sono stati uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quindi in un certo senso ci riteniamo fortunate a essere nate dopo che Cosa nostra è stata finalmente “denunciata”. Purtroppo, però, la mafia è diventata parte della nostra storia, soprattutto in Sicilia, e non tutti lo percepiscono ancora. Quello che possiamo e dobbiamo fare noi, che apparteniamo a una generazione che deve fare tesoro della memoria, è continuare a combattere, anche prendendo parte a manifestazioni come questa di Libera. Comunque, ci sembra che in questi ultimi anni gli anniversari delle stragi di Capaci e via D’Amelio, per fare un paio di esempi, ci sembrano sempre più partecipate dai giovani. Una cosa buona, no?».

Le foto e il video sono dell’autrice del servizio

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