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La madre di Arrigoni: «Sollevata, niente pena di morte»

Come richiesto dalla famiglia, evitata la forca ma inflitta la pena massima ai due estremisti islamici che nell'aprile 2011 hanno rapito e ucciso a Gaza il volontario italiano. Ecco le parole a caldo di sua mamma, Egidia Beretta

di Daniele Biella

La notizia sta facendo il giro del mondo: la Corte di giustizia palestinese della Striscia di Gaza ha condannato all’ergastolo gli assassini di Vittorio Arrigoni, il volontario e pacifista italiano i 36 anni dche il 15 aprile 2011, due giorni dopo essere stato rapito, venne ucciso in una casa di Gaza city. I colpevoli di rapimento e omicidio, secondo la giustizia palestinese, hanno un nome e un volto: Mahmoud Salfiti e Tamer Hasasnah, estremisti islamici vicini al movimento salafita, a cui è stato inflitto l’ergastolo, che però secondo la legge palestinese non può superare i 25 anni di prigione, più dieci anni di lavori forzati (altri due fiancheggiatori sono stati condannati a dieci anni di carcere).  A casa Arrigoni a Bulciago, nella Brianza lecchese, sono ore di forte commozione per la madre di Vittorio, Egidia Beretta, che è anche sindaco del paese, e la sorella Alessandra (il padre è mancato per malattia pochi mesi dopo la morte di Vittorio). Egidia risponde subito al telefono, con la voce pacata ma, lo si intuisce fin dalle prime parole, sollevata.

Come prende la notizia?
Sono un po’ confusa, ma la condanna è un sospiro di sollievo. Pone fine a uno stillicidio che andava avanti da mesi: sembrava che la giustizia palestinese non volesse arrivare a un punto finale. Invece ora è così, almeno per quanto riguarda gli imputati.

Vi soddisfa la sentenza?
Si. Soprattutto perché la Corte ha tenuto conto delle nostre richieste: nei Territori palestinesi vige la condanna a morte, noi invece avevamo indicato l’ergastolo come possibile pena, anche seguendo gli ideali di Vittorio, per cui i diritti umani venivano prima di ogni cosa. Alla fine dei molti rinvii, ergastolo è stato e va bene così. Di certo ora rimane un punto oscuro che forse non sarai mai chiarito…

Quale?
I veri motivi dell’uccisione di mio figlio. Al processo non si è nemmeno tentato di chiarirli: si è detto che il rapimento era in previsione di uno scambio con uno sceicco detenuto da Hamas, ma quello che non è stato per nulla esplicitato è il perché l’hanno assassinato.

 



Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni e sindaco di Bulciago (Lc)

E’ passato un anno e mezzo dalla morte di Vittorio, avete ricevuto il cordoglio di migliaia di persone. E oggi?
Sento Vittorio vicino  anche perché sono ancora in tanti a dimostrare a me e mia figlia Alessandra quanto ammirassero lui e i suoi valori. La sua morte ha scatenato una forza incredibile: non sto parlando dei più esagitati, ad esempio di chi anche in queste ore manda maledizioni o accuse, atteggiamenti che non mi piacciono per nulla, ma dell’affetto e della comprensione che continua ad arrivare da tutto il mondo (vedi i commenti della pagina facebook di Arrigoni, oggi ancora attiva perché gestita da un suo caro amico, a cui Vittorio aveva lasciato la password, ndr). Inoltre, è stupefacente come ci siano molte persone che vogliano tenere vivo il suo ricordo, organizzando incontri, manifestazioni, eventi di ogni genere.

La invitano spesso?
Molto. Solo nei prossimi sei giorni, ad esempio, ci sono tre appuntamenti (tra cui la rassegna Restiamo umani a Mezzago, in Brianza, e la proiezione del film 'Vik utopia' al Milano film festival, ndr). Ma il lavoro più intenso e significativo che mi capita di portare avanti è quello con le scuole, di ogni grado: mi chiamano da tutta Italia, incontro bambini e ragazzi di ogni età che vogliono conoscere, capire chi era Vittorio e perché aveva scelto di fare il volontario internazionale anche a rischio della propria vita. sono le scuole. Le loro domande, il fatto che molti di loro vorrebbero fare una scelta simile dopo aver saputo la storia di mio figlio, mi fanno capire che non sto sprecando energie. Lo ammetto: Vittorio, nonostante non sia più fra noi da 17 mesi, non mi lascia respiro. Ma va bene così…

 

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