Sostenibilità

La macchina pulita va al rallentatore

L’alternativa alla benzina è realistica? Per ora la soluzione è molto lontana. Anche se qualcosa si sta muovendo

di Ida Cappiello

Prima l?emergenza inquinamento nelle città, poi le difficoltà dell?auto, portate alla ribalta dalla chiusura del Salone di Torino, hanno dato uno spazio insolito sui media ai progetti di auto ecologiche come risposta ambientale ma anche come opportunità, per le imprese più innovative, di uscire da una stagnazione di mercato. Quanto realismo c?è nell?alternativa alla benzina e al gasolio? Qual è il bilancio ambientale dei combustibili cosiddetti puliti? Abbiamo cercato di capirlo e di spiegarlo, confrontando le proposte già attuali e quelle del futuro prossimo. Alcune soluzioni, come il gas naturale, sono disponibili da molti anni e già collaudate, ad esempio, sui mezzi di trasporto collettivi, ma la loro diffusione anche sulle auto private è ostacolata dal lobbysmo feroce dell?industria petrolifera che vuole difendere i propri privilegi. Altre sono ancora futuribili, come l?idrogeno, e non solo per le difficoltà di produrre e distribuire il carburante. «Le famose celle combustibili a idrogeno hanno il limite di alimentare un motore elettrico che non ha le stesse prestazioni del tradizionale motore a scoppio: è più lento e meno potente», spiega l?ingegner Francesco Avella, responsabile del laboratorio motori alla Stazione sperimentale dei combustibili di San Donato Milanese, la massima autorità pubblica in Italia nel campo. «In questo senso, la proposta di Bmw rappresenta una reale innovazione perché usa per la prima volta l?idrogeno come carburante di un motore a scoppio, ma è ancora costosissima». Il costo è infatti, a tutt?oggi, ancora altissimo per tutte le tecnologie alternative (eccetto che per il gas). Competere col petrolio, dunque, è una gara durissima per tutti finché non saranno messi in moto meccanismi di regolazione del mercato (quindi politici, capaci di andare contro interessi forti e consolidati) in grado di cambiare i rapporti di convenienza economica tra l?oro nero e i suoi concorrenti. «Ma dev?essere ben chiara una cosa», conclude Avella: «l?automobile a impatto ambientale zero non esiste. Che si tratti di emissioni di un tubo di scappamento a Milano o di scarichi di un impianto che produce idrogeno in qualche luogo del mondo, il problema rimane. Poi non c?è solo il fattore inquinamento, ma anche il consumo energetico a minacciare il pianeta: senza bruciare energia non si muove nulla, e l?energia non è infinita. Dobbiamo metterci a dieta di energia».


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