Salute

La macchina del Fondo

Dal 30 giugno anche le comunità di malati hanno diritto di voto nell’approvazione dei progetti. Peccato che...

di Paolo Manzo

Il Board I 18 membri del consiglio direttivo che decidono Nel Board del Global Fund siedono 18 rappresentanze con diritto di voto. Una novità positiva è che, dal 30 giugno scorso, hanno diritto di voto in consiglio direttivo anche le comunità delle persone ammalate. Un gran risultato, reso possibile dalle pressioni delle ong e che rende ancor più democratico il meccanismo del Global Fund. Le comunità di malati partecipano così all?approvazione dei progetti, come i due rappresentanti delle ong (uno per il Sud, l?altro per il Nord del mondo) e le fondazioni private. Nel consiglio direttivo del Global Fund ci sono poi 14 delegati divisi per aree geografiche: la Francia condivide il seggio con la Germania, la Gran Bretagna con il Canada, mentre i Paesi scandinavi ?corrono assieme?. Un seggio hanno anche la Ue, l?America latina, il Sud-Est asiatico, i Paesi islamici, l?Est Europa e l?Africa mentre, assieme a Usa, Cina e Giappone, l?Italia è uno dei quatto Paesi ad avere una rappresentanza esclusiva nel Board, con rispettivo diritto di voto. I Country Coordinating Mecanism (Ccm) Il motore locale e propositivo Country Coordinating Mecanism: è il meccanismo per la partnership nazionale pubblico-privata che definisce e presenta le proposte di finanziamento al Board del Global Fund, verifica la loro successiva realizzazione, coordinandosi con altri donatori e programmi interni al Paese ?recipient?. I Ccm sono stati concepiti come entità multi-settoriali, da promuovere attraverso il coinvolgimento di un?ampia base di soggetti rappresentativi come le agenzie governative, le ong, le organizzazioni locali e religiose, gli attori del settore privato, le comunità di malati di Hiv/Aids, tbc e malaria e le agenzie bilaterali e multilaterali. Se fossero rispettate le linee guida esistenti nello statuto del Global Fund per formare il meccanismo di coordinamento a livello Paese, che è poi il cuore del Gfatm, l?equilibrio e la trasparenza nelle richieste di finanziamento dei progetti sarebbero assicurati. Il problema è che molti dei Ccm subiscono forti influenze da parte dei governi locali. Del resto l?autonomia è già difficile nei Paesi occidentali, figurarsi in alcuni Stati africani o del Sud-Est asiatico, dove gli abusi di potere sono all?ordine del giorno. L?idea di base dei Ccm resta ottima, perché aiuta alla costruzione delle democrazie negli Stati ?recipient?, stimolando e assicurando la partecipazione della società civile locale, e perché riconosce l?autonomia del sistema Paese rispetto all?istituzione finanziatrice (in questo caso il Global Fund). Il problema è capire come sta il sistema Paese, caso per caso.


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