Politica
La lunga estate dei nostri ragazzi
Pubblicato oggi l'avviso da 60 milioni per i Comuni per finanziare i Centri estivi. Una proposta di legge in realtà chiede che il fondo venga stabilizzato, con 200 milioni l'anno. Ogni anno, all'avvicinarsi dell'estate le famiglie sono sole a cercare la quadra del cerchio, assistite dal Terzo settore

impossibile, letteralmente. Chiara ha due gemelli di 17 anni, ma se si guarda indietro senza l’oratorio estivo, i camp delle associazioni sportive, la mensa e il doposcuola gestiti dall’associazione genitori… lei non sarebbe mai riuscita a gestire i figli e il suo lavoro di marketing manager, soprattutto nei lunghissimi mesi estivi. «Le alternative? Spendere un capitale in baby sitter o arrendersi a smartphone e videogames». La cosa più importante, però, è che «queste esperienze hanno allenato nei ragazzi la capacità di adattarsi: loro oggi stanno bene con tutti, nei contesti più diversi. Le associazioni non mi hanno solo aiutato a gestire i miei figli, mi hanno aiutata a crescerli».
In Italia da metà giugno a metà settembre è come se i bambini e i ragazzi svanissero: chiuse le scuole, è affare esclusivo delle famiglie inventarsi la quadra del cerchio. Davide ha 10 anni e da tre, a Trento, frequenta il centro estivo della cooperativa sociale La Coccinella. «Lavoriamo entrambi e cercavamo un aiuto per conciliare il lavoro e il tempo libero di Davide, ma abbiamo trovato educatori che lo hanno aiutato tantissimo a migliorare la sua relazione con gli altri bambini», racconta papà Marco. Da lì è iniziato un percorso: un’educatrice della stessa cooperativa, un pomeriggio a settimana, lavora con Davide sulla relazione e la socializzazione.
In presenza di una fragilità o di una disabilità, gestire l’estate e il tempo libero diventa ancora più complicato mentre tutti, come recita il motto di Fondazione Dynamo Camp, abbiamo «diritto alla felicità». Un obiettivo che Dynamo persegue con i suoi programmi di terapia ricreativa per bambini con patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o disabilità. Antonio li ha incrociati quando aveva 11 anni e non ne ha più potuto fare a meno: Rossella, la mamma, racconta con entusiasmo di un «luogo in cui tutti ci siamo sentiti accolti, liberi di essere noi stessi, senza paura di essere giudicati. Questa esperienza ha aiutato tantissimo tutta la famiglia, peccato non averli incontrati prima! Senza Dynamo mi sarei persa lo sguardo pieno di felicità che Antonio ha quando torna dal camp, che sia a Limestre o a Milano, la sua voglia di vivere e di fare. È diventato sicuro di sé, socievole: il carattere che ha ora lo deve a Dynamo. Adesso che ha compiuto 18 anni, ha chiesto di fare il percorso per diventare volontario: io ho sempre pensato a lui come un ragazzino bisognoso di aiuto, mai mi sarei immaginata che sarebbe stato lui di aiuto a qualcun altro. Dynamo ribalta i punti di vista».
Il nuovo avviso per i Comuni
Quelle di Chiara, Marco e Rossella sono alcune delle voci che VITA ha raccolto nel numero Provate a fare senza, che ha provato ad immaginare un mondo senza Terzo settore. Se hai già un abbonamento, leggi subito qui il numero; se vuoi abbonarti, puoi farlo da qui.
Le attività estive per i ragazzi sono un esempio lampante del vuoto che si creerebbe in Italia senza il Terzo settore.
Proprio oggi il Dipartimento per le Politiche della famiglia ha pubblicato l’avviso per i Comuni, per finanziare i centri estivi e lo svolgimento di attività socioeducative in favore dei minori, per un ammontare complessivo di 60 milioni di euro, da ripartire sulla base della popolazione minorile residente. Le iniziative dei Comuni vanno realizzate tra il 1° giugno e il 31 dicembre 2025, anche in collaborazione con enti pubblici e privati. La manifestazione di interesse deve avvenire attraverso la nuova piattaforma, entro la giornata di martedì 8 aprile.
Il fondo per sostenere i Centri estivi debuttò per la prima volta nel 2020, dopo il lockdown, quando l’allora ministra Elena Bonetti volle fortissimamente (e controcorrente) una misura per i bambini e i ragazzi che erano stati duramente penalizzati dalle restrizioni che per tutta la primavera avevano previsto più risposte per le esigenze dei cani e dei loro padroni che per quelle dei bambini e dei loro genitori. In parallelo il ministro Patrizio Bianchi varò il “Piano Estate” per la scuola. Per i centri estivi e le attività educative dei bambini e dei ragazzi vennero investiti 135 milioni di euro, che i Comuni potevano utilizzare per realizzare attività come per ridurre le rette a carico delle famiglie. Nel 2021 lo stanziamento per i Centri estivi fu ancora di 135 milioni di euro, nel 2022 venuta meno l’emergenza pandemica scese a 58 milioni di euro, poi nel 2023 la ministra Eugenia Roccella istituì un Fondo per le attività socio-educative a favore dei minori, con una dotazione di 60 milioni di euro.

La proposta di legge
Per dare stabilizzazione a tutta questa esperienza c’è in realtà una proposta di legge: si tratta della AC 1311, presentata a Elena Bonetti (Azione), che ha per relatore Paolo Emilio Russo (Forza Italia). L’esame è partito a gennaio 2025 nelle Commissioni riunite VII Cultura e XII Affari Sociali. L’articolo 2 prevede l’istituzione nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze, per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, del «Fondo per il sostegno alle attività educative formali e non formali», destinato al finanziamento delle iniziative in materia dei Comuni, da realizzare anche in collaborazione con enti pubblici e privati e con le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, con il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore e degli enti religiosi che svolgono attività di oratorio o attività similari. Viene espressamente disposta la possibilità di utilizzare il Fondo anche per ridurre i costi sostenuti dalle famiglie per servizi e attività educative non formali, in relazione alla situazione reddituale e patrimoniale. Si dispone anche che i comuni beneficiari utilizzino almeno il 50% delle risorse per il finanziamento di iniziative progettate e realizzate attraverso le forme di coprogrammazione e di co-progettazione. La proposta di legge istituisce anche un Osservatorio nazionale delle attività di educazione non formale. Il Fondo prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro annui.
Intanto la legge di bilancio 2025
La legge di bilancio per il 2025 ai commi da 213 a 216 dell’articolo 1 anticipa in parte quanto proposto, creando per il triennio 2025-2027 il Fondo per il sostegno alle attività educative formali e non formali e assegnandogli dotazione pari a 3 milioni di euro per l’anno 2025, 3,5 milioni di euro per l’anno 2026 e 4 milioni di euro per l’anno 2027. «Rispetto alla citata legge di bilancio, la proposta in esame presenta un contenuto, da una parte, più ampio, poiché contiene norme ulteriori, che non hanno trovato spazio nella legge di bilancio, quali quelle di cui all’articolo 3 in materia di coinvolgimento delle scuole e quelle di cui agli articoli 4 e 5 in materia di Osservatorio nazionale per il monitoraggio e la promozione delle attività di educazione non formale, e dall’altra, più specifico, giacché reca norme più dettagliate in merito all’utilizzazione delle risorse del Fondo istituito, e alle modalità con cui, ad esempio, avvantaggiare i comuni più piccoli o incentivare le attività di co-programmazione e di co-progettazione», ha detto il relatore Russo nella presentazione della proposta.
Scuola, un calendario da ripensare
L’anno scorso Weworld e Mamme di Merda hanno lanciato la petizione “Ristudiamo il calendario! Un nuovo tempo scuola non è più rimandabile”, per chiedere un cambiamento concreto. Il pedagogista Daniele Novara nei giorni scorsi è tornato a puntare l’attenzione sulla fortissima difficoltà delle famiglie che non possono permettersi tre mesi di vacanze per i loro figli e figlie: «L’unico aiuto per le mamme e i papà arriva dai centri estivi che, però, troppo spesso hanno costi elevati. Proibitivi per famiglie non benestanti. Voglio quindi lanciare un invito alla politica: aiutiamo i genitori e, se possibile, rendiamo gratuiti questi centri. O quantomeno calmieriamo i prezzi, facendo in modo che tutti, anche i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze delle famiglie meno abbienti possano partecipare. Le vacanze non possono essere un territorio abbandonato ai videogiochi e agli schermi». La cifra di 60 milioni «lo sanno anche le istituzioni, non è nemmeno lontanamente sufficiente. Serve una vera presa di coscienza collettiva che rimetta al centro l’educazione e le nuove generazioni e che attui progetti organici che favoriscano esperienze di socialità e di crescita».
Foto di Andrew Seaman su Unsplash
Ne verrà un vantaggio per la società, perché in un mondo dove stanno bene i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze stanno bene tutti.
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