Non profit

La Luna sul Raut. Il buon Friuli ti aspetta a tavola

di Redazione

da pag. 17
Continua Giorgio: «Mi sono innamorato di questo posto appena ci ho messo piede. Ho pensato che fosse il luogo ideale dove crescere dei figli? e ho incontrato mia moglie. Frisanco è un paese tranquillo, a misura d’uomo, non è un posto di passaggio, ma una meta desiderata e ricercata». Roberto, esperto della qualità dei prodotti alimentari di origine animale, si è occupato dello sviluppo dell’allevamento caprino in montagna per l’università di Udine. È così che la sua strada si è incrociata con quella di Giorgio e i due hanno pensato di aprire un ristorante dove utilizzare i prodotti della Longiara e di altri allevatori locali. «Per noi è molto importante la qualità del prodotto. I nostri formaggi e carni provengono tutti da allevamenti che io conosco personalmente. Ciò ne garantisce la tracciabilità e la bontà», dice Roberto.

Chi stabilisce il menù
L’unica pecca è che per ora non si riesce a lavorare allo stesso modo per frutta e verdura. «Quanto al servizio, i nostri clienti sanno che devono chiudere un occhio se il cameriere è un po’ imbranato? È importante spiegare cos’è una cooperativa di inserimento sociale», continua. Insomma, per Roberto la sostanza, e non l’apparenza, è ciò che conta davvero. La cooperativa impiega persone socialmente svantaggiate in borsa lavoro dalla provincia di Pordenone. «Fanno un po’ di tutto, dalla manutenzione del campeggio alla mungitura delle capre», spiega Giorgio. «È l’occasione di darsi una disciplina, abituarsi ad avere degli orari, per molti significa ricominciare ad avere fiducia nelle proprie capacità, passando del tempo all’aria aperta».
Il menù del ristorante è stabilito assieme al cuoco, Pierluigi Di Bon, che in passato aveva lavorato per ristoranti e alberghi quattro stelle. «Per me non ci sono differenze, il lavoro è lavoro e va fatto sempre bene», dice. Ad aiutarlo in cucina c’è la 70enne Osanna, socia volontaria con un’energia da far invidia a un ventenne. Appena può, Osanna è orgogliosa di comunicare al mondo, incredulo, la sua età. «La cooperazione per me è una malattia incurabile», scherza Roberto e racconta: «Ho iniziato all’università, fondando una cooperativa di studenti e da allora non mi sono mai allontanato da questo mondo. Dunque è stato naturale proporre di creare la cooperativa per gestire il ristorante, campeggio, etc. Questo dà maggior respiro al nostro progetto».

Non è una pazzia
Non altrettanto naturale è stato questo passo per Giorgio, che invece non si era mai misurato con il lavoro nel sociale. «Mi chiedo spesso perché lo faccio e perché lo fanno altri. Di Roberto so che è spinto da una molla profonda. Di me stesso, non sono sicuro se sia il fatto che lavorare nel sociale, aiutare i disabili, fa “figo”, o se invece il mio impegno è più nobile e disinteressato», confessa Giorgio. «Di certo la soddisfazione più bella è quando i genitori dei ragazzi che sono stati in campeggio da noi vengono a pranzo la domenica e ci dicono che stiamo facendo una grande cosa». Il campeggio, con piazzole e tende attrezzate, aprirà al pubblico a breve. È stato inaugurato da gruppi di persone con disagio di diverso tipo, in collaborazione con la cooperativa Il Ponte. Roberto e Giorgio, assieme agli altri cinque soci della cooperativa, compreso Corrado Scandola, il curatore del sito, in carrozzina, hanno in mente mille progetti per questo posto. «Ma andiamo avanti a piccoli passi», dicono. «Presto avvieremo la fattoria didattica, per far conoscere ai più piccoli le meraviglie del bosco e spiegare come si producono il latte e il formaggio. Io potrò aggiungere qualche elemento di etologia, la scienza che studia il comportamento degli animali». E tra le altre cose, La Luna sul Raut partirà per un giro del mondo in 80 piatti, con cene preparate dalle immigrate della zona. Roberto conclude: «Tutto questo ha un che di folle. Lo è se consideri solo il guadagno economico, ma il nostro obiettivo è molto più ampio».

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