Welfare
La “lotteria geografica” delle risorse per l’infanzia
Il Gruppo CRC presenta il dossier “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia - Le risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza in Italia": perché mappare la spesa pubblica per i minori è la precondizione per valutarne l'efficacia e l'impatto. Appuntamento lunedì 14 giugno, nel giorno in cui il Consiglio europeo adotta la Child Guarantee, sulla pagina Facebook di Vita
In occasione del 30° anniversario dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) in Italia, avvenuta il 27 maggio 1991 con la Legge 176/1991, il Gruppo CRC ha pubblicato un nuovo documento di monitoraggio dedicato al tema delle risorse per l’infanzia e l’adolescenza. Il dossier “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – Le risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza in Italia” verrà presentato lunedì 14 giugno alle ore 17, in un web talk in diretta sulla pagina Facebook e su YouTube di Vita.
L’allocazione di adeguate risorse all’infanzia e all’adolescenza – com’è facile intuire – riveste un’importanza enorme nel garantire a tutti i bambini e a tutti gli adolescenti l’effettiva attuazione dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) e dai suoi Protocolli opzionali. Non solo: soltanto sapendo il quanto si aveva a disposizione, si può valutare il come quelle risorse sono state spese. Tanto che il Comitato ONU ha manifestato più volte la preoccupazione per il fatto che la CRC in Italia non sia applicata al massimo livello consentito dalle risorse disponibili. Non un tema di quantità, quindi, ma di efficacia della spesa.
Da anni ci diciamo quanto sia difficile in Italia avere uno sguardo complessivo sulle risorse destinate a infanzia e adolescenza, per il loro essere disseminate su varie azioni, vari interventi, vari ministeri, spesso più con la logica dei bonus che delle misure strutturali. Un primo rilevante tentativo di fare ordine in questo quadro complesso è stato realizzato nel 2015 dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza con la pubblicazione Disordiniamo!, da cui emergeva chiaramente la preoccupante tendenza all’ampliamento dei divari territoriali nella spesa sociale pro capite, contestualmente all’ingente riduzione dei trasferimenti centrali a favore dei Comuni. Già quello studio ha identificato 200 capitoli di spesa iscritti nei bilanci di 8 Ministeri e 19 Centri di responsabilità. Ricostruire tutte le linee di finanziamento destinate ai minori e quanto, identificare l’ammontare di tutte le risorse pubbliche spese per i minorenni e farne una valutazione d’impatto è però fondamentale. Ed è tanto più urgente in un momento in cui, finalmente, il punto non è la carenza delle risorse: vedi il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che deve programmare l’investimento di oltre 200 miliardi per i prossimi 5 anni e che contiene importanti voci e fondi correlati all’infanzia e all’adolescenza, vedi la programmazione dei POR e PON per i prossimi sette anni, vedi la Child Guarantee che il Consiglio europeo adotterà proprio il 14 giugno.
Il tre ambiti del dossier
Con questo Dossier quindi il Gruppo CRC ha l’ambizione di stimolare l’avvio di una riflessione tra le istituzioni competenti ad ogni livello di governo affinché assumano un impegno in tema di investimenti, monitoraggio e valutazione di impatto dei fondi pubblici sulle persone di minore età. Tre le sezioni: una ricognizione dei fondi europei della Programmazione 2014-2020 riconducibili ad infanzia e adolescenza; un approfondimento sugli investimenti per le politiche sociali correlati alle persone di minore età; uno sulle risorse destinate per lo ZeroSei e l’educazione della prima infanzia.
Senza voler anticipare i dati e l’analisi del dossier, quali sono a grandi linee le conclusioni che possiamo trarre?
Se andiamo a sommare i vari fondi UE trasferiti sui territori per infanzia e adolescenza, otteniamo un quadro differenziato tra le Regioni italiane: si va dagli 85 euro pro capite di cui ha beneficiato un ragazzino residente in Emilia Romagna ai 478 euro di uno che vive in Calabria. La mappatura mette in evidenza una maggiore concentrazione di risorse europee nelle Regioni del Sud, eppure, annota il rapporto, «proprio nelle Regioni del Sud le politiche dedicate a infanzia e adolescenza basate sul trasferimento dei fondi, in assenza di una strategia organica, di una governance e di una capacità amministrativa adeguate, non siano state di per sé risolutive» e «purtroppo non ha generato interventi qualitativamente validi in grado di ridurre efficacemente i “divari di cittadinanza”». Ecco quindi la prima conclusione: «Le politiche per l’infanzia e l’adolescenza finanziate dalle risorse aggiuntive nazionali ed europee finalizzate ad aumentare la coesione sociale e territoriale non sono apparse complessivamente sufficienti ad imprimere una significativa riduzione dei divari regionali presenti nel nostro Paese, in termini di offerta di servizi per questo target di popolazione».
Le politiche per l’infanzia e l’adolescenza finanziate dalle risorse aggiuntive nazionali ed europee finalizzate ad aumentare la coesione sociale e territoriale non sono apparse complessivamente sufficienti ad imprimere una significativa riduzione dei divari regionali presenti nel nostro Paese, in termini di offerta di servizi per questo target di popolazione
Gruppo CRC
Secondo capitolo, le risorse per le politiche sociali. La quantità e la qualità della spesa sociale è stata sempre molto variabile da una Regione all’altra ed anche da un Comune all’altro nella stessa Regione. Per bambini e adolescenti, in particolare, la “lotteria geografica” ha condizionato e condiziona drasticamente il loro destino, soprattutto dalla crisi del 2008 in poi. In ambito di politiche sociali, le risorse proprie dei Comuni sono la principale voce di finanziamento (le risorse proprie dei Comuni hanno rappresentato in media il 60% della spesa totale, con punte del 77,4% in Lombardia), mentre il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, con una quota vincolata all’infanzia e all’adolescenza (il 40%, a partire dal 2018, salito al 50% dal 2020) è l’unica fonte soggetta ad un indirizzo di livello nazionale. Sembrano molti soldi, ma la realtà è che nel 2019 l’Italia nella protezione sociale dedicava all’area “famiglia e minori” solo il 2% della spesa pubblica, mentre nell’UE la media era del 3,8%, quasi il doppio; squilibri che hanno accompagnato l’aggravarsi dell’“inverno demografico” e l’invecchiamento della popolazione invece di porvi rimedio. Tanto che anche le istituzioni europee ci mettono in guardia dagli squilibri nella composizione della spesa pubblica italiana, che penalizza le persone di minore età.
Terzo punto, le risorse per il sistema di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, ossia il Sistema integrato ZeroSei, che ha ricevuto negli ultimi anni nuova attenzione ed è rientrato in maniera importante anche nel PNRR. In Italia abbiamo scarsità di servizi educativi per l’infanzia (cosa che soprattutto al Sud comporta l’ingresso anticipato di bambini di due anni nella scuola dell’infanzia) e un costo elevato degli stessi a carico delle famiglie (un quinto del costo del servizio, in media). Secondo il dossier, l’esperienza dei Piani nazionali (Piano straordinario 2007-2010, PAC Infanzia e lo stesso Piano nazionale ex D.lgs. 65/2017) mostra che gli interventi finalizzati a estendere la rete dei servizi educativi per l’infanzia nei territori che ne sono più sprovvisti incontrano due ordini di difficoltà: uno di natura finanziaria ed economica, soprattutto quando il sostegno viene erogato a rimborso di spese sostenute e a causa dei vincoli stringenti sull’assunzione di personale posti all’amministrazione pubblica locale e una nella rendicontazione. L’auspicio? La creazione presso il Ministero dell’Istruzione di un Ufficio dedicato al sistema integrato zerosei che possa rispondere in maniera competente alle richieste di affiancamento tecnico avanzate dagli uffici corrispondenti a livello regionale e locale e che coordini quel necessario e urgente processo di riequilibrio territoriale dell’offerta educativa di qualità per la prima infanzia.
Photo by bady abbas on Unsplash
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