Cultura

La Lonely planet si mette in viaggio con Slow Food

Le celebri guide aderiscono al progetto Terra madre

di Daniele Biella

«Quando 5mila contadini di tutto il mondo sono arrivati a Torino per parlare di cibo buono, pulito e giusto abbiamo capito che era un fenomeno che ci riguardava direttamente», spiega
il direttore commerciale Angelo Pittro
Un intero capitolo dedicato ai prodotti della terra e alla tutela della biodiversità. È la rivoluzione in atto da maggio 2009 nelle celebri guide Lonely Planet, edite in Italia da Edt. Decine di pagine con indirizzi, consigli e informazioni sugli alimenti “speciali” di ogni Paese e sui metodi sostenibili adottati dai loro produttori, raccolti nelle Lonely grazie al progetto «Terra madre» dell’associazione Slow Food. Vita ha incontrato Angelo Pittro, direttore commerciale Edt.
Vita: Come nasce la collaborazione con Slow Food?
Angelo Pittro: Quando 5mila contadini, pescatori e allevatori di tutto il mondo sono arrivati a Torino per parlare di cibo «buono, pulito e giusto». Abbiamo capito che eravamo di fronte a un fenomeno che ci riguardava direttamente. Queste persone proteggono ciò che i nostri lettori cercano quando partono per un viaggio: le particolarità di un territorio, che lo rendono unico. Il loro lavoro consente di conoscere un posto e la sua gente anche attraverso il cibo. Da questo incontro con «Terra madre» nasce il progetto, che al momento trova posto solo nelle guide in lingua italiana.
Vita: Perché avete preso questa strada?
Pittro: Le nostre guide sono uno strumento che costringe a porsi delle domande, ad avere un ruolo attivo nei confronti del viaggio e a fare delle scelte: dall’hotel al ristorante, all’acquisto di souvenir. Per molti anni “quelli della Lonely planet” sono stati identificati come gli specialisti nel portare «gente strana in posti strani». Come dire: una minoranza che fa scelte stravaganti. Oggi queste guide sono le più diffuse al mondo, e noi lavoriamo per un prodotto regolarmente aggiornato e arricchito, ma non omologato. Una buona guida deve rispondere a tre criteri: informare, educare e divertire. È arrivato il momento di ricordare che lo sviluppo futuro del turismo sarà sostenibile solo se avremo la pazienza di educare noi stessi al viaggio proprio come gli operatori di «Terra madre» ci aiutano a fare sul piano gastronomico: sono loro che, grazie a un censimento che va avanti da alcuni anni, hanno selezionato le realtà produttive inserite nelle nostre nuove guide.
Vita: Prevedete altre iniziative sul tema?
Pittro: In questo senso va la recente partecipazione di Lonely Planet al Tour d’Afrique, l’attraversamento dell’Africa, dal Cairo a Cape Town, in bicicletta, mezzo di trasporto alternativo, di sviluppo sostenibile e a impatto zero. In futuro, oltre ad aderire a iniziative come questa, saranno ancora più numerose le guide che inviteranno a viaggiare con la bicicletta o anche a piedi. Guarda caso due forme di slow travel che ben si abbinano alla filosofia slow food.
Vita: Qual è la tiratura delle guide e quali le più gettonate?
Pittro: Le Lonely Planet vengono riscritte ogni due-tre anni dopo un nuovo viaggio dei nostri autori. La nostra politica è fare piccole tirature ed eventuali ristampe, ma per alcuni titoli le vendite sono sufficienti a stampare anche 10mila copie in prima battuta.


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