Politica

La lobby dell’azzardo e quella degli allocchi

di Riccardo Bonacina

C’è da diventare matti a pensare a quante energie, in convegni, interviste, sciagurati protocolli d’intesa, inutili sottoscrizioni per leggi di iniziativa popolare, mobilitazioni su social network e affini, si siano spese in questi mesi dimenticandosi della partita principale: quella riguardante i decreti attuativi della Legge delega fiscale, in particolare il decreto relativo all’art. 14 della Delega riguardante i Giochi pubblici che recita all’art. 1: “Il Governo è delegato ad attuare, con i  decreti legislativi di cui all’articolo 1, il riordino delle disposizioni vigenti in materia di  giochi pubblici, riordinando tutte le norme  in vigore in un codice delle disposizioni  sui giochi”.

A pensar male, tutte le iniziative messe in campo, riguardandole in un immaginario replay, parrebbero manovre atte a creare polveroni e falsi allarmi, lasciando che le lobby, nell’ombra, potessero operare pro domo loro. Insomma lobby degli allocchi contro lobby dell’azzardo, una partita con un vincitore scontato.

La Legge Delega fiscale è stata approvata il 27 febbraio 2014 (qui un articolo) dopo un percorso parlamentare lungo tre anni e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 12 marzo (legge 11 marzo 2014, n. 23), e i decreti che prevede sono ormai in scadenza, infatti, devono essere deliberati entro un anno dalla Delega, per questo si prevede che i 9 decreti mancanti, tra cui quello previsto all’art. 14, siano inseriti nell’Odg del Consiglio dei ministri del prossimo 20 febbraio.

Il viceministro dell’Economia Luigi Casero, il 12 febbraio, ne illustrerà i contenuti dei decreti attuativi della Delega fiscale giovedì alla “bicameralina”. Il comitato “ristrettissimo”, al riparo e nell’ombra, delle commissioni Finanze di Camera e Senato che sarà composto da un membro di ciascun gruppo parlamentare. Sul tavolo dovrebbe esserci anche il decreto sui giochi pubblici.

Due sono i temi, rilevanti per il contrasto all’azzardo legale, e particolarmente sensibili e delicati contenuti nell’art. 14, il ruolo degli Enti locali che la Delega riconosce e il Divieto di pubblicità per i giochi in denaro

Sul tema del ruolo dei Comuni e delle Regioni (ad oggi sono 13 le Regioni ad avere adottate una legge di contrasto) uno dei protagonisti del settore giochi, Giovanni Agliata, uno dei principali costruttori di slot in Italia, oltre che responsabile del tavolo tecnico di As.Tro, sottolinea quale sia la preoccupazone: “L’articolo 14 della legge Delega fiscale individua principi in larga parte condivisibili e assolutamente in linea con un’idea positiva di riforma del settore. Essa, quindi, è in primo luogo un’opportunità, anzi l’unica che il nostro sistema ha a disposizione per risolvere alcune criticità oramai ingestibili, come il rapporto con gli Enti Locali”.

Sul divieto di pubblicità, le bozze che stanno girando del Dlgs paiono svuotare del tutto quanto previsto alle lettere aa) e bb) della Delega fiscale: “aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle fasce protette delle trasmissioni radiofoniche e televisive e, sempre, per i giochi con vincita in denaro che inducono comportamenti compulsivi; bb) previsione di una limitazione massima della pubblicità riguardante il gioco on line, in particolare di quella realizzata da soggetti che non conseguono concessione statale di gioco”. Insomma, come scritto su Vita.it, saremmo di fronte a un provvedimento farsa (leggi qui).

A meno di quattro giorni dalla presentazione del Dlgs tacciono i Parlamentari, anche quelli dell’Intergruppo parlamentare contro il Gioco d’azzardo legale, tacciono le diverse campagne dei cartelli della società civile, tutti sembrano distratti o addormentati. In ogni caso, altrove. Ma dove?

Intanto la lobby dell’azzardo mostra i muscoli. Dopo otto anni si è passati da una condanna di 98 miliardi a una condanna per poco più di 800 milioni. Meno dell’1 per cento. Si è chiusa così la vicenda aperta dalla Corte dei conti contro i big delle slot machine (per un riassunto della vicenda leggi qui).

Per i giudici l’evasione non c’è stata, anche se restano delle irregolarità, sanzionate appunto dalle sentenze. Otto società chiudono i conti con lo Stato sfruttando un condono deciso dal governo Letta e versando così solo un terzo del dovuto. Due, Bplus e Hbg, in appello, si vedono ridurre di quasi un terzo la cifra, ormai minima, da pagare. E si arriva così agli 800 milioni. Vicenda chiusa. Le lobby delle slot paiono essere talmente forti da condizionare tutto il sistema e uscirne sempre vincenti con un ricco jackpot?

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