Formazione

la liquidazione degli italiani diventerà strumento di sviluppo

La nuova disciplina sul trattamento di fine rapporto ( Tfr) è la premessa necessaria per il decollo, anche in Italia, dei fondi pensione.

di Gianfranco Imperatori

La nuova disciplina sul trattamento di fine rapporto ( Tfr) è la premessa necessaria per il decollo, anche in Italia, dei fondi pensione, uno strumento che reputo fondamentale per garantire che il risparmio degli italiani possa davvero contribuire allo sviluppo del Paese, andando a finanziare le iniziative imprenditoriali più interessanti che nascono nel nostro tessuto economico e produttivo che, almeno alla base, è ancora sano e propulsivo. Il mio favore nei confronti della trasformazione in atto deriva, dunque, più da una considerazione di politica industriale che da un ragionamento di finanza pura: ecco perché sto studiando i fondi pensione non tanto come tecnica per massimizzare la redditività finanziaria del capitale accumulato, ma piuttosto come strumento decisivo per finanziare lo sviluppo. Trovo forti analogie tra questa personale impostazione teorica e lo spirito che anima la gran parte dei fondi etici: in entrambi i casi, si tratta di porre l?accento non sulla speculazione finanziaria fine a se stessa, ma sugli impieghi, sugli investimenti. In entrambi i casi, si tratta di rispondere alla domanda «a che cosa può servire il mio denaro, per l?interesse della società?» invece che alla domanda «come posso arricchirmi speculando col mio denaro?». A questo punto, le strade concettuali possono anche dividersi. Secondo il mio parere, è comunque fondamentale conservare un profilo di redditività convincente (almeno sul medio termine), perché senza di esso il sistema è destinato a non essere alimentato, ad esaurirsi. Questo è a mio avviso il vero punto dirimente. Eticità e redditività possono benissimo andare assieme. Investire in aziende piccole e non blasonate della nostra provincia, rinunciando magari a qualche titolo americano che promette rendimenti straordinari, significa in primo luogo crearsi una base di redditività solida e duratura. Investire sul territorio, far crescere la piccola impresa, coniugare il risparmio al lavoro è già, a mio giudizio, un investimento che risponde in maniera convincente al grande richiamo della nostra Costituzione alla ?funzione sociale? della proprietà e dei capitali. I promotori di fondi etici spesso ragionano invece in termini di settori produttivi, escludendo di investire, ad esempio, in quello militare. È un approccio che rispetto, ma verso il quale mi sento di formulare un suggerimento: la redditività, soprattutto quella di medio-lungo periodo non deve essere persa di vista. Altrimenti, i fondi etici sono destinati ad autoconfinarsi in una nobile nicchia. presidente Banca di Roma International


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