Salute
La lingua dei segni ora si studia all’Università
Nel maggio 2021, per decreto, sono state riconosciute le figure dell’interprete Lis e dell’interprete List. I primi corsi di laurea sono nati alla Sapienza di Roma e a Milano, con una collaborazione tra Statale e Bicocca. Come sono strutturati? E quali sono i possibili sbocchi professionali?
di Redazione
L’Italia è stato l’ultimo Paese, in Europa, a riconoscere la lingua dei segni (Lis) come lingua ufficiale. La svolta c’è stata nel maggio 2021 con un articolo del decreto sostegni, ma era stata anticipata in parte dalle iniziative di alcune comunità accademiche. L’università Ca’ Foscari di Venezia e gli atenei di Catania, Milano-Bicocca, Palermo e Trento avevano avviato un centro interuniversitario (CIRCLeS) per promuovere la formazione e la ricerca sulla Lis e sulla sordità.
Fino al 2022, con il riconoscimento per decreto anche delle professioni di interprete in lingua dei segni italiana e lingua dei segni italiana tattile, non era possibile però istituire alcun corso di laurea specifico perché la legge non lo prevedeva.
Da quel momento in poi anche le università hanno potuto così fare passi in avanti. E sono stati creati percorsi formativi specialistici.
I corsi di laurea disponibili in Italia
Attualmente sono due i corsi di laurea universitari in interpretariato in lingua dei segni, uno attivo alla Sapienza di Roma e l’altro nato dalla collaborazione tra Milano Bicocca e Statale. La Sapienza è il primo ateneo italiano ad aver messo in atto, a partire dall’anno accademico 2022/2023, i dettami del decreto legislativo che riguarda la formazione degli interpreti. Il risultato è un corso di laurea sperimentale professionalizzante che crea interpreti di lingua dei segni e lingua dei segni tattile.
«È un corso di laurea sperimentale, al termine del primo triennio si valuterà la bontà delle scelte fatte ed eventualmente si potrà cambiare qualcosa», dice Maria Roccaforte, linguista di formazione e docente di didattica delle lingue nel Dipartimento di Lettere e Culture Moderne del primo ateneo romano.
Una parte fondamentale del percorso è costituita dalla pratica: 1.500 ore di tirocinio suddivise tra il secondo e il terzo anno. Il corso è ad accesso programmato e prevede cinquanta posti disponibili.
«Abbiamo formato una classe pilota piuttosto ristretta, perché con questo primo gruppo era necessario lavorare in modo il più possibile accurato e puntare sulla qualità più che sulla quantità. Gli studenti selezionati possiedono tutti un livello di conoscenza della lingua pari almeno a un B1. Il corpo docenti è costituito da professionisti che da molti anni lavorano nel campo dell’interpretariato», spiega Roccaforte.
La figura dell’interprete Lis professionista, tuttavia, non nasce con il decreto del 2022. Dagli anni Ottanta a oggi, gli interpreti si sono formati nel contesto di corsi privati. Tutte queste realtà, sparse sul territorio, nel tempo hanno maturato grande esperienza: per il successo di un corso di laurea come quello attivato da La Sapienza è fondamentale il dialogo e la collaborazione con enti, associazioni e scuole.
A partire dall’anno accademico 2023/2024 anche gli atenei di Milano Bicocca e Milano Statale avranno un corso di laurea triennale inter-ateneo in interpretariato e traduzione in lingua dei segni italiana e lingua dei segni italiana tattile. «La nostra laurea» dice il professore referente, Carlo Cecchetto, «cerca di coinvolgere in maniera attiva le persone sorde sia come studenti sia come docenti».
Le due università milanesi si sono unite perché si tratta di un progetto complesso anche dal punto di vista economico. «È una laurea piccola, potranno accedervi massimo quaranta studenti. È un grosso investimento organizzativo a fronte di un numero di alunni ridotto», dice Cecchetto. «È compito delle università proporre corsi di nicchia ma rilevanti quando c’è una popolazione che storicamente ha avuto poco accesso all’istruzione superiore».
Anche per partecipare al corso inter-ateneo di Milano sarà necessario possedere una conoscenza della Lis intermedia: «Si diventa interpreti in lingua dei segni in tre anni, mentre per le altre lingue solitamente ce ne vogliono cinque. Questo è un problema perché imparare la Lis dal livello zero in così poco tempo è impossibile. Per questo è stato introdotto il requisito del livello intermedio di Lis».
Una scelta che contraddistingue il corso milanese riguarda la possibilità di un percorso differenziato. Se si ha un’ottima conoscenza della Lis, cioè tipicamente quando lo studente è sordo, al primo e al secondo anno si approfondisce l’italiano accademico. Se, invece, si ha una conoscenza intermedia si farà un rafforzamento della Lis. È un percorso in gran parte in comune, ma con dei momenti differenziati.
«Questa scelta è volta al tentativo di includere e valorizzare la storia linguistica delle persone che si iscriveranno al corso di laurea», specifica il professor Cecchetto.
Il decreto stabilisce che, per il primo triennio, ogni università può definire una classe di laurea come base. Alla fine dei tre anni sarà istituita una nuova classe di laurea definitiva decisa dal Ministero. I corsi della Sapienza e di Statale-Bicocca appartengono a classi differenti, questo implica che nel percorso sono inseriti esami diversi.
«A Milano abbiamo deciso di inserire l’inglese, ma non una seconda lingua orale, mentre a Roma c’è. Abbiamo ritenuto fosse migliore introdurre insegnamenti più rilevanti», dice Cecchetto. «È molto positivo che ci siano differenze tra gli atenei. Auspico che le due esperienze alla fine portino a disegnare una nuova classe di laurea migliore», continua.
Gli sbocchi professionali
Sul fronte lavorativo, la previsione è che «nei prossimi anni ci sarà un aumento, che in parte è già in atto, dei bisogni professionali». Gli sbocchi lavorativi sono vastissimi, «la figura dell’interprete Lis può essere impiegata in molteplici contesti: dall’istruzione, alla sanità, dalla giustizia ai beni culturali, alle telecomunicazioni», sostiene Roccaforte.
È una figura che ha acquisito particolare visibilità con l’avvento della pandemia, ma in realtà il riconoscimento della Lis era già richiesto da anni «e non è solo l’ambito dell’interpretariato a dover essere valorizzato, penso agli assistenti alla comunicazione, all’insegnamento della Lis nelle scuole, alla formazione di docenti di lingua dei segni», continua.
Importante anche il profilo del traduttore in Lis per produrre video in lingua dei segni che siano traduzioni di materiale formativo e culturale in italiano o altre lingue. Inoltre, sono molto richiesti interpreti da una lingua dei segni a un’altra. Importanti per entrambe le realtà sono i rapporti con gli enti del territorio per i tirocini, tra cui figurano l’Ente Nazionale Sordi, la Lega del Filo d’Oro, l’Istituto dei Sordi di Torino, il Pio Istituto dei Sordi di Milano.
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