Cronache russe
La liberazione degli ostaggi? Una strategia elettorale di Biden che apre uno spiraglio per l’ Ucraina
L'analisi di Arkady Yankovsky, ex deputato della Duma di Stato russa e membro del “Congress of People's Deputies” una sorta di parlamento ombra che riunisce ex deputati russi in esilio
Molti protagonisti delle nostre pubblicazioni sul sito e su magazine sono stati protagonisti del recente scambio di prigionieri fra Usa e Russia: Vladimir Kara-Murza, Ilya Yashin, Oleg Orlov, Sasha Skochilenko, Ksenia Fadeeva e Kevin Leak, Evan Gershkovich e Paul Whelan. Come interpretare questo scambio? Può davvero segnare un cambio di passo nelle relazioni fra Mosca e Occidente?
Una premessa: non si tratta di uno scambio di prigionieri politici o spie in stile Guerra Fredda, anche se questa è la prima volta che ciò accade nella Russia moderna. È importante capire che i Paesi occidentali e la Russia, attualmente, diversamente da ciò che accadeva durante la Guerra Fredda, non si trovano in un regime di duro confronto ideologico. Il regime mafioso di Putin ha “accumulato” veri e propri ostaggi in modo molto pragmatico, condannandoli a periodi di reclusione lunghissimi mentre nessuno dei prigionieri politici rinchiusi in Russia è stato effettivamente condannato per crimini reali. Secondo OVD-info, oggi nelle carceri e nei centri di custodia cautelare ci sono 1.372 persone perseguitate politicamente e 2.699 sono perseguitate ma non per ragioni politiche. In generale, possiamo dire che tutta la Russia, l’intera popolazione, è ora ostaggio delle autorità, ostaggio di qualsiasi decisione di questo governo, che sia umanitaria o che mostri il suo carattere imprevedibile, mostruoso e cinico.
Ma torniamo allo scambio con Washington. Ne abbiamo parlato con Arkady Yankovsky, ex deputato della Duma di Stato russa e membro del “Congress of People’s Deputies” una sorta di parlamento ombra che riunisce ex deputati russi in esilio. Yankovsky si trova negli Stati uniti.
Come si è arrivati a questo scambio?
Penso che il ruolo principale sia stato svolto dagli americani. I punti principali qui sono due. Il primo è il desiderio dell’amministrazione Biden che tutto avvenisse durante la campagna elettorale. Gli interessi interni degli Stati Uniti vengono prima di tutto. Tanto che Biden mi sembra che abbia fatto alcune concessioni: Putin infatti ha ottenuto la libertà del personaggio che voleva a tutti i costi: Vedim Krasikov, un killer di primissimo livello. Krasikov era in Germania, ovviamente per liberarlo la Germania ha chiesto in cambio dei cittadini tedeschi. E li ha ricevuti, direi tre, Kevin Leak, Patrick Shebel e la Bielorussia ha liberato Rico Krieger. Anche gli americani hanno chiesto la liberazione dei loro connazionali, Evan Gershkovich, Paul Whelan e Alsou Kurmasheva. Ma in realtà gli occidentali non avrebbero voluto liberare Krasikov. Se una persona come Krasikov viene rilasciata dopo essere stata condannata all’ergastolo, altri potranno nuovamente commettere crimini simili. In questo scambio complesso, senza precedenti e multifattoriale, sono state rilasciate 16 persone in totale. Ma ovviamente non tutti i prigionieri politici sono stati rilasciati, ce ne sono ancora diversi, compresi i miei amici Boris Kagarlitsky e Alexander Skobov. Cioè, Putin ha ancora prigionieri da mettere sul tavolo delle trattative.
Questa trattativa dimostra che c’è un processo costante e invisibile, che avviene tra il Cremlino e degli interlocutori occidentali. Biden vuole che la guerra finisca durante la sua amministrazione, e Putin vuole fermare la guerra alle condizioni più favorevoli per lui.
Quanto accaduto costituisce quindi la prima fase di una possibile trattativa?
Lo vedo dal fatto che seguo da vicino come sta cambiando la retorica di Zelenskyj e della Bankova in generale (la strada di Kiev dove si trova l’amministrazione presidenziale, ndr). Hanno iniziato a parlare del fatto che, in primo luogo, è consentito comunicare con Putin, mentre prima era proibito categoricamente , ed era stata addirittura approvata una legge speciale che vietava i negoziati con Mosca. Ora invece la Russia viene invitata alla seconda conferenza di pace. Zelenskyj sta già dicendo che se tutti dicono che è necessario, allora è necessario negoziare con Putin. Ci sono delle somiglianze con la situazione armena, quando Pashinyan dovette prendere decisioni estremamente impopolari, ma il suo popolo capì che per salvare la nazione, preservarne il futuro, l’Armenia doveva cedere il Nagorno-Karabakh all’Azerbaigian. A quanto pare, il comportamento delle autorità ucraine conferma che il processo di ricerca di una soluzione è in corso, si sta intensificando e le elezioni negli Stati Uniti d’America sono, ovviamente, un catalizzatore di questo processo.
Come presenterà Putin al suo Paese questo processo?
I canali televisivi russi tacciono al riguardo. Non vogliono che ci si ricordi che c’è Kara Murza, che c’è Yashin. È ciò che succedeva con i prigionieri politici ai tempi di Breznev. Anche allora nessuno sapeva chi fosse Sharansky (dissidente sovietico, dopo la liberazione e l’emigrazione è diventato una figura pubblica in Israele) o Yuri Orlov . E anche adesso c’è un Orlov, Oleg Orlov di Memorial. Quindi penso che a Mosca staranno zitti.
Cosa dicono invece negli Usa di questa operazione? E perché Navalny è stato ucciso prima che tutto ciò avvenisse?
Non so come sia stata preparata questa operazione, ma dirò che qui a New York e Washington Vladimir Kara-Murza è conosciuto tanto quanto Alexey Navalny. Kara-Murza parla bene l’inglese e parla molto negli Stati Uniti e al Parlamento europeo.
Penso che a un certo momento Putin fosse pronto a scambiare Navalny ed è improbabile che abbia dato un ordine specifico, tipo: “Uccidetelo” e basta. Ma c’erano alcune persone che volevano rompere lo scenario dello scambio di Navalny con Krasikov, e pensavano, e avevano ragione, che avrebbero potuto ottenere il rilascio di Krasikov e di altre spie, senza consegnare Navalny, mettendo semplicemente tutti davanti al dato di fatto della sua morte, certi del fatto che prima o poi lo scambio si sarebbe fatto.
Nella foto La Presse: il presidente Usa Joe Biden pronuncia un discorso sullo scambio di prigionieri con la Russia dalla sala da pranzo della Casa Bianca, giovedì 1 agosto 2024, a Washington, mentre Danielle Gershkovich, a destra, e altri familiari degli ostaggi guardano
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.