Politica

La lezione di Lumezzane: stock option e ambiente

Un’azienda metalmeccanica di provincia decide di cominciare a misurare la propria responsabilità sociale. Un caso che potrebbe fare scuola a tutto il comparto

di Giampaolo Cerri

Un?esperienza suggestiva quella di Adriano Olivetti. Ha fallito per un certa deriva estetica: l?estetica può essere un mezzo, mai un fine». Angelo Bettinzoli, l?amministratore delegato di Sabaf, industria bresciana del settore metalmeccanico, confessa un?ammirazione per la storica Olivetti degli anni 60, laboratorio di idee, fabbrica dal volto umano, rivoluzione del modo di produrre e di accumulare profitto. A suo modo, questo distinto ingegnere che da trentuno anni guida l?azienda leader mondiale nella componentistica per apparecchi di cottura a gas (372 addetti, oltre 70 milioni di euro di fatturato e 9 milioni di utile netto), una piccola rivoluzione culturale l?ha compiuta: la Sabaf è la prima azienda metalmeccanica a dotarsi di un bilancio sociale. «Sono sempre stato convinto che l?etica paga, ora è venuto il momento di assumersi degli impegni precisi», spiega Bettinzoli che, giovanissimo, lasciò la Breda di Milano perché «il fatto di produrre congegni di puntamento per i cannoni, non mi lasciava tranquillo». E per inaugurare quella che nel mondo industriale bresciano rischia di apparire una bizzarria, ha fatto le cose come si deve: ha interpellato l?Istituto europeo per il bilancio sociale per riclassificare il proprio conto consuntivo e ha organizzato, nell?ottobre scorso, un seminario sul tema con l?università di Brescia. «Dalle nostre parti», spiega, «c?è un capitalismo familista che non capisce di avere le gambe corte. Operazioni come queste diventano doppiamente importanti». Bettinzoli ammette di essere stato fortunato: «Ho trovato una proprietà, la famiglia Saleri, che mi ha dato completamente carta bianca». I fondatori rifuggono le liturgie industriali e l?ossequio del modello familiare: non hanno mai preteso di perpetuare di generazione in generazione il comando dell?azienda e da anni di si sono affidati a manager esterni. «Percepiscono l?impresa come un bene per tutta una comunità, da amministrare al meglio», conferma. Alla Sabaf la responsabilità sociale era dunque già nelle corde della proprietà e nel clima aziendale, naturale che trovasse nel bilancio uno strumento di misurazione ma anche un impegno. La società, quotata al Mibtel dal ?98 e inclusa, dall?aprile scorso, nel ?Segmento titoli con alti requisiti?, ha fatto propria la Carta dei valori Onu e ha predisposto il bilancio 2000 in termini di sostenibilità. Sostenibilità economica: «Per garantire che le scelte societarie aumentino il valore dell?impresa non solo nel breve, ma soprattutto siano in grado di garantire la continuità aziendale nel lungo periodo», dice Bettinzoli. Sostenibilità sociale, «in modo da contemperare gli interessi legittimi interlocutori nel rispetto di comuni valori condivisi» e ambientale, «ossia produrre minimizzando gli impatti ambientali sia diretti che indiretti, per preservare l?ambiente naturale alle future generazioni». Fra gli stakeholder dell?azienda, probabilmente i più soddisfatti sono i dipendenti. «Riteniamo centrale l?attenzione alla persona», chiarisce il manager, «e abbiamo improntato da sempre i rapporti a questo principio». Così accade che per i dipendenti trasferiti nel vicino stabilimento di Ospitaletto, oltre al rimborso del costo dei mezzi pubblici, ci sia una robusta operazione di stock option: un minimo di 500 azioni ciascuno, per circa 700mila euro complessivi. «Vogliamo che siano tutti azionisti». Stakeholder ma anche shareholder quindi, che percepiscono pure un?altra moneta, diversa ma sempre importante, quella della formazione: 1.003 ore nel 2000 che hanno rigurdato dirigenti i, impiegati e operai. Nei loro confronti e in quelli di altri portatori di interessi (soci, clienti, fornitori, finanziatori, pubblica amministrazione e collettività) Sabaf ha inserito nel bilancio una carta di impegni: valorizzazione, qualità, trasparenza, correttezza. La declinazione del concetto di responsabilità. Nella relazione sociale, figurano le attività di riduzione dell?impatto ambientale delle produzioni: «Uno sforzo costante», sottolinea l?amministratore, «siamo da tempo certificato Iso 9001, e ci stiamo attrezzando per arrivare entro breve alla 14001». E il bilancio individua puntualmente le tipologie dei rifiuti prodotti e il loro quantitativo annuo, assieme ai costi sostenuti per la voce ?salute e sicurezza?: 190mila euro. Nella posta di bilancio dedicata alla ?collettività?, anche l?acquisto di un?ambulanza per la Croce rossa di Lumezzane e il restauro del monumento di Tito Speri a Brescia. Dalla provincia industriale del Nordest, una lezione a tutto il capitalismo italiano: si può essere attenti alla realtà circostante anche producendo rubinetti per il gas.


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