Sostenibilità

La lezione di Danilo Dolci contro lo spreco: “l’importante è rompere il cerchio chiuso”

Spreco di acqua, di cibo, di terra. E lo spreco più grave: quello di uomini. Come cambiare? Prima di tutto, osserva Dolci, bisogna capire. E per capire non bisogna mentire. «Come possono milioni di persone sapere che è loro possibile cambiare la faccia della loro terra, finché il problema per loro non esiste davvero, finché non c'è alcuno che li aiuti a porselo?»

di Marco Dotti

Lavorando nella Sicilia agricola occidentale dove tra la miseria e la disoccupazione «la mafia ha radici tenaci», Danilo Dolci fu colpito «per la sua entità, per la sua complessità, per la sua assurdità» dal fenomeno dello spreco. Ne trasse un lavoro di inchiesta, fondamentale e dimenticato, edito da Giulio Einaudi nel 1960 e mai più rieditato: Spreco. Documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia occidentale. Un'indagine sulle zone di Corleone, Menfi, Roccamena, sullo spreco di terra nelle valli presso Cammarata, su quello di villaggi come a Capparini, «dove 30 casa su 40 da quattro anni rimangono vuote». E sullo spreco d'acqua, con milioni di metri cubi ogni anno finivano in mare.

Come può desiderare una diga e operare perché sia costruita, chi non sa affatto cosa sia una diga, e non solo non ne abbia vista una, ma nemmeno l'abbia sentita nominare? (…) Come si può pretendere puntualità, concetto del valore del tempo, finché non esiste concetto del valore dell'uomo?

Danilo Dolci

Spreco di acqua, di cibo, di terra. E lo spreco più grave: quello di uomini. Come cambiare? Prima di tutto, osserva Dolci, bisogna capire. E per capire non bisogna mentire. «Come possono milioni di persone sapere che è loro possibile cambiare la faccia della loro terra, finché il problema per loro non esiste davvero, finché non c'è alcuno che li aiuti a porselo?».

Questa capacità critico-maieutica – porre i problemi, ma ancor più aiutare la gente a porseli – fece di Dolci un maestro. Come possono i cittadini «muoversi consapevoli, sicuri, se non possiedono gli strumenti per conoscere le linee della valorizzazione? Come possono distinguere nel groviglio delle situazioni, se non acquistano una struttura mentale analitica, una severa capacità di analisi?».

Ma, su tutto, osservava Dolci, «l'importante è rompere, da qualche parte, il cerchio» contro lo spreco. Lo spreco, insegna Dolci in questo libro di grande insegnamento per chiunque faccia ricerca sociale, non è solo spreco materiale. Bisogna, osserva, uscire «dalle assegnazioni-lotteria», dall'emmoragia morale e mortale. «Ogni cattiva organizzazione, ogni cattiva strutturazione significa spreco. Ogni ritardo tecnico-culturale significa spreco». Ogni parola al vento è spreco.

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