Welfare

La lezione del pallet

di Flaviano Zandonai

Certificato: se un trend finisce segnalato su Repubblica significa che sta morendo. È avvenuto di recente anche per la suppellettile più diffusa nel campo dell’innovazione sociale: il pallet. Lo si trova in ogni spazio che si rispetti dove si macina innovazione: coworking e incubatori soprattutto.
Volendo esagerare, la diffusione del bancale di legno (rigorosamente riciclato e “hackerato”) si potrebbe considerare una misura della maturità di molte fenomenologie di innovazione sociale. Pronte all’uso.

Bene quindi la morte del trend. Significa che siamo al termine dell’incubazione e che l’innovazione sociale è pronta a realizzare la sua missione di cambiamento grazie all’avvio di nuovi schemi di co-operazione tra attori diversi che si coalizzano per risolvere problemi di interesse collettivo.
Il tempo potrebbe essere propizio anche guardando alle tendenze macro. C’è una ripresa, per quanto ridotta, da agganciare. L’Istat informa che è in crescita la fiducia (senza la quale nulla si muove). E poi all’orizzonte c’è pure un + 0,4% del famigerato PIL (che comunque.. “conta”). Non sarebbe male che dalla #socinn italiana venisse un contributo, un decimale che porterebbe alla soglia psicologica del mezzo punto. Non vorrei sbagliare, ma credo che uno 0,1% del PIL italiano corrisponde a 1,6 miliardi di euro.
Se questa è la misura della sfida serve una discontinuità che sia alla sua altezza, non solo localizzata (per settore o per territorio), ma “sistemica”.. Che liberi energia non solo dentro iniziative che sono disegnate a questo scopo, ma anche nei sistemi economici e sociali tradizionali. Come qui a Bari dove Legacoop si confronta nell’ecosistema dei Bollenti Spiriti alla presa, anche loro, con una delicata fase di “messa a regime” (nelle nuove policy regionali) o morte.
Proprio in questo contesto risaltano i fattori di trasformazione un po’ in essere e un po’ in divenire. Eccone una rassegna (parzialissima):
– trasferimento di asset (immobili ma anche immateriali) senza però le “tossicità” di una eccessiva burocrazia per trasformazioni d’uso e processi autorizzativi;
– defiscalizzazione dell’in kind: tutto quello che riguarda il trasferimento tecnologico (in senso lato, anche sociale) e la fertilizzazione incrociata va fatto emergere dall’informalità come fattore economico, ma incentivato (ad esempio rispetto alla tassazione);
– rigenerazione del mutualismo, l’unica strada per garantire protezione sociale nella società imprenditoriale, sia attraverso trasferimenti economici (welfare assicurativo) sia attraverso servizi erogati in regime di co-produzione.
Obiettivo: 1,6 miliardi.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.