Volontariato

La lezione dei volontari di Como all’Italia razzista

di Giulio Sensi

Le immagini parlano da sole, l'audio anche. L'irruzione dei bomberati con le teste rasate alla riunione del Comitato "Como Senza Frontiere" nel Chiostrino di Santa Eufemia è agghiacciante, ma anche educativa. La sua riproduzione su vasta scala, credetemi, è una buona notizia.

Lasciamo perdere i bellimbusti che leggono (male) il volantino scritto troppo complicato dai loro ideologi, recitando la loro virilmente ridicola parte.

Guardiamo il tavolo. A quel tavolo ci sono le persone che abbiamo incontrato nel nostro cammino, quelle con cui abbiamo scambiato tante volte opinioni, idee e proposte di azioni. Magari le persone con cui abbiamo anche litigato sul da farsi o su qualche sfumatura diversa, ma abbiamo sempre creduto insieme a loro in qualcosa di grande, in una speranza universale. A quel tavolo potresti esserci tu.

Il video racconta la loro anima: l'ascolto, la mitezza, dettata forse anche dalla paura -e come non averne di fronte a quella gente- , la pazienza di dover sostenere quel supplizio senza provocare. Anzi, leggendo il volantino per ascoltare magari anche le loro ragioni.

C'è qualcosa di limpido in quelle immagini. Quel video è una lezione. Perché non c'è nessuna contrapposizione fra fazioni, non c'è spazio al rovescio del rancore. C'è spazio solo per mostrare nudamente due volti di uno stesso Paese. Uno violento e invasivo, che non si limita ad esprimersi mediaticamente, ma arriva a voler ingombrare di inquietante presenza la laboriosità di chi si pone il problema dell'altro; l'altro volto così come è, così come lo potete vedere nel video. Non occorre infarcirlo di retorica.

Questa non è una lezione agli skinheads, e come potrebbe esserlo, ma a tutta l'Italia intollerante e rancorosa. E' una lezione a tutti coloro che credono che il futuro di un Paese possa essere quello di ripiegarsi su se stesso, credendo con vecchie ideologie e con la paura dell'uomo nero di poter salvare veramente qualcosa.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.