Cultura

La lezione dei bambini di Tog

di Lorenzo Maria Alvaro

Per una volta mi si perdonerà se racconto qualcosa che mi riguarda da vicino. Sabato c’è stato l’open day di Tog. Per l’occasione mi sono adoperato per portare un po’ di musica ai bambini che quel centro cura. Ragazzi con sindromi neurologiche gravi. L’unico contributo reale che potevo mettere sul piatto.

Così ho chiamato due amici, Matteo Terzi, in arte Soltanto

e Matteo Manzo, voce dei “La Linea del Pane”.

Entrambi, con una disponibilità commovente, si sono  prestati per un’oretta tra cover e pezzi propri.

Non scrivo solo per ringraziarli, cosa che che faccio ancora una volta. Scrivo perchè grazie a loro è stato visibile il valore e il senso della musica. Quello vero. Al di là dei dischi, delle produzioni, della pubblicità, al di là del mercato e del marketing, che piuttosto che veicolarla spesso la soffocano. È stato un momento particolare, un abbraccio collettivo. Chitarra e voce, nessuna distanza tra musicista e pubblico.

A prenderci per mano sino alle radici più pure della musica sono stati proprio i bambini. Questi scriccioli, spesso indicati come “diversi” o “difettosi”, al contrario di tanti adulti “performanti”, hanno ancora la capacità di ascoltare. E solo di questo ha bisogno la musica. Come mi diceva Soltanto, dopo l’esibizione, “ai bimbi la musica arriva”. L’unica cosa che possiamo fare è imparare da loro. Imparare ad ascoltare, a prestare attenzione.

Guardandoli mi è tornata alla mente una bella canzone di Paolo Benvegnù, “Il mare verticale”, ve la propongo. Per provare, come fanno i bimbi di Tog, a lasciare che le cose ci sfiorino. 

In copertina un’immagine degli operatori della Fondazione insieme a Soltanto

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