Non profit
La levata di scudi del non profit
Si moltiplicano i "no" delle organizzazioni del Terzo settore alla proposta del ministro Tremonti
di Redazione

«Un’altra furbata creativa del ministro Tremonti», «una proposta che rischia di scatenere una guerra tra poveri e cancellare il principio di sussidiarietà», «una misura demagogica e populista». La proposta del ministro Giulio Tremonti di poter devolvere il 5 per mille alle zone e alle popolazioni terremotate ha suscitato la reazione pressoché immediata di molte associazioni del Terzo settore. Tra ieri e oggi si sono moltiplicati i commenti e i comunicati: ce ne sono di salaci, di pacati, di ragionati, di arrabbiati. Eccone una rassegna.
Forum del Terzo settore – «La proposta del Ministro Tremonti di devolvere una parte del 5 per mille ai terremotati rischia di scatenare una guerra tra poveri e di cancellare il principio di sussidiarietà in base al quale è il cittadino che sceglie a che organizzazione della società civile dare il proprio sostegno attraverso il 5 per mille dell’Irpef. In questo modo invece i cittadini finanzierebbero direttamente lo Stato» ha detto Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore, che ha precisato: «Sono diverse le motivazioni che ci vedono in disaccordo con tale proposta: il 5 per mille è destinato per legge alle organizzazioni di terzo settore, quelle che da subito si sono impegnate con i propri volontari nei soccorsi in Abruzzo. Ironia della sorte, sono anche le stesse organizzazioni che da due anni attendono il 5 per mille loro attribuito dai cittadini con le dichiarazioni dei redditi del 2007. Di questo passo qualsiasi aiuto attraverso il 5 per mille giungerebbe solo nel 2011, troppo tardi per avviare la ricostruzione».
«Il 5 per mille» ha sottolineato Olivero «ha un tetto che in questo modo verrebbe decurtato: nella pratica invece di individuare nuovi fondi dedicati alla ricostruzione si sottraggono quei pochi a sostegno delle organizzazioni impegnate nel sociale e nelle attività di contrasto alla povertà».
CSVnet – «Sul 5 per mlle lo Stato ha fissato un tetto, 380 milioni di euro. Se Tremonti non allarga gli interventi, ampliando il tetto, si tolgono soldi ad altre attività svolte dal non profit»: è la reazione di Marco Granelli, presidente dei centri di servizio al volontariato, alla proposta di Tremonti di allargare le destinazioni del 5 per mille ai terremotati.
Arci – Perla di «un’idea inutile e dannosa» Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci. «Il 5 per mille non è una tassa aggiuntiva di scopo. Quei fondi sono già destinati al mondo dell’associazionismo, del volontariato e della ricerca scientifica. Quindi non si tratterebbe di risorse nuove, ma del semplice spostamento di soldi già previsti per iniziative sociali». La proposta è inutile, secondo Arci, «per i fini che dichiara, visto che in base ai tempi di ripartizione dei fondi, i destinatari ne potrebbero godere solo nel 2011 (oggi si stanno ancora ripartendo i fondi del 2007). Il che non depone bene per la decantata velocità con cui il governo sostiene di voler procedere alla ricostruzione!» ed è dannosa «perché andrebbe a colpire quell’arcipelago di organizzazioni che costituiscono la vera ossatura del nostro sistema di protezione civile nazionale e che da giorni sono già al lavoro in Abruzzo. Si priverebbero inoltre associazioni e organismi di volontariato di risorse vitali per svolgere la loro attività di assistenza e promozione sociale verso i più disagiati, attività utili in generale e indispensabili all’indomani di una catastrofe come questa, quando, finita la prima emergenza, sarà necessario aiutare la popolazione a superare il trauma patito e a riprendere una vita che gradualmente torni alla normalità». «Altri devono essere i mezzi per reperire ‘soldi freschi’» conclude il presidente dell’Arci «come li chiama il Presidente del consiglio. Dal dirottare in Abruzzo gli investimenti per il contestato Ponte sullo stretto, alla reintroduzione dell’Ici sulla prima casa per i più abbienti, ad una riduzione delle spese militari, all’utilizzo dell’8 per mille per gli scopi che già la legge gli attribuisce, tra cui gli aiuti alle zone colpite da calamità naturali. Al governo spetta la decisione, a noi la denuncia di quelle controproducenti e poco trasparenti».
Sbilanciamoci – Per la campagna “Sbilanciamoci” si tratta di una misura «demagogica e populistica» ma che si rivelerebbe dannosa per tante associazioni già impegnate in attività di assistenza ai più deboli. Molte delle organizzazioni destinatarie del 5 per mille, sottolinea, sono impegnate proprio in Abruzzo in questo momento. Sbilanciamoci propone di lasciare il 5 per mille alla solidarietà e di finanziare la ricostruzione dell’Abruzzo colpendo le spese «inutili e sbagliate» come quelle militari, le rendite finanziarie o le grandi opere.
Cocis – Parlano di «mai esausta sfacciataggine» del ministro Tremonti le 25 ong del Cocis. «Si tratta di uno spot gratuito e di facciata, di una iniziativa che non porterà alcun frutto ai terremotati e che nasconde, probabilmente, la volontà di non fare il gesto blasfemo di mettere una nuova “tassa”, sia pur di solidarietà» si legge nel comunicato. «E’ sicuramente invece l’ennesimo tentativo di prendere i soldi destinati ad altri e farli passare per efficienza e saggezza governativa, per poi erogarli, se va bene, fra 3-4 anni».
Cipsi – Dice no alla proposta di Tremonti anche il Cipsi, coordinamento di 48 ong e associazioni di solidarietà internazionale. Che propone che a pagare siano «i ‘palazzinari’ che hanno costruito in Abruzzo senza rispettare le norme antisismiche». «Una giustizia con tempi rapidi assicurerebbe la lotta contro gli speculatori che hanno favorito disastri come quello abruzzese». «Proponiamo che il referendum sulla legge elettorale si svolga il 7 e l’8 giugno insieme alle elezioni europee ed amministrative: siano destinati alle popolazioni colpite dal terremoto i 400 milioni di euro che si risparmierebbero» incalza il Cipsi. «E se proprio servono altri fondi si taglino i finanziamenti destinati all’acquisto di armamenti, o a faraonici progetti di spesa come quello del Ponte sullo Stretto di Messina».
Caritas Italiana – A esprimere perplessità è anche il braccio caritativo della Chiesa cattolica. «La questione» dice Francesco Marsico, vicedirettore «è capire quale idea di sussidiarietà ha il governo: se esiste il 5 per mille ed anche i conti attivati nei ministeri, se valorizza il terzo settore e se anche gli organi di governo sono soggetti a cui fare appello per la solidarietà».
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