Welfare

La legge sulle adozioni? Diritti dei bambini a rischio se non la si applica

Le raccomandazioni delle associazioni mettono in evidenza la mancanza di operatività tra tutti i 29 Tribunali per i Minorenni, la «palese inefficienza» del sistema che crea «grave pregiudizio» ai bambini adottabili difficoltà di monitoraggio delle loro situazioni. Critiche anche per la Cai e la richiesta unanime di una riforma che favorisca l’accesso delle coppie all’adozione

di Gabriella Meroni

Una buona legge, che deve però essere ancora applicata interamente e sconta quindi pesanti inefficienze, che si ripercuotono sulle coppie e sui bambini. È stata questa la conclusione cui è arrivato il sottogruppo (capitanato da Marina Raymondi del Ciai e formato da 12 associazioni) che, nell’ambito del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, di analisi e raccomandazione per un corretta e adeguata tutela dei diritti dell’infanzia in Italia ha redatto il paragrafo del 9° Rapporto CRC relativo all’adozione. Presentato l'8 giugno a Roma, alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Garante per l'Infanzia Filomena Albano, il Rapporto è stato scritto 91 organizzazioni; il paragrafo dedicato all’adozione è costituito da sei pagine con focus specifici sulla legge 184/1983 al centro del dibattito su una possibile riforma; sull’adozione nazionale con uno sguardo alla stepchild adoption; sull’adozione internazionale con una denuncia alla carente operatività della CAI e sul post adozione, ritenuto ormai parte essenziale per una buona riuscita dell’adozione.

Una legge da applicare

La legge sull’adozione – la 184 del 1983 – è migliorabile ma nel complesso ritenuta una buona legge soprattutto perché nel corso degli anni è stata riformata tenendo in considerazione i principi enunciati dalla Convenzione ONU in merito alla protezione dei minorenni “fuori dalla famiglia di origine”. La denuncia del Gruppo CRC riguarda piuttosto l’applicazione della Legge: “Oggi è spesso oggetto di critiche a causa di un sistema amministrativo che non è stato in grado di applicarla correttamente e pienamente”, precisa Marina Raymondi. Tra queste inadempienze la più eclatante è ancora oggi la mancanza di operatività tra tutti i 29 Tribunali per i Minorenni della Banca dati nazionale dei minorenni adottabili e delle coppie disponibili ad adottare prevista per legge già nel 2001: “Riteniamo che questo inadempimento, che rileva una palese inefficienza del sistema operativo e amministrativo, sia di grave pregiudizio per una tutela efficiente ed efficace nei confronti dei bambini adottabili in un ambito in cui il fattore tempo è elemento determinante”. Dalla inoperatività della Banca dati deriva anche la difficoltà di monitoraggio delle situazioni dei bambini adottabili che non vengono adottati: “anche il solo dato è incerto: si è passati dalla stima di 1.900 minorenni adottabili, accolti in affido e in comunità perché non adottati da oltre due anni, al dato di 300 minorenni riportato dal Dipartimento di Giustizia Minorile e infine al dato rilevato dall’Istat che evidenzia come nel 2013 fossero in comunità di accoglienza 779 minorenni adottabili”, sottolinea Raymondi.

Il Gruppo poi rileva altre inadempienze o cattive applicazioni della legge attuale: dai tempi procedurali quasi sempre disattesi per l’idoneità “raramente il decreto di idoneità viene emesso entro i 6 mesi e mezzo previsti dalla legge” al problema del mancato riconoscimento automatico della sentenza straniera di adozione, alla mancanza di controlli sull’operatività degli Enti Autorizzati per l’adozione internazionale “è necessaria un’adeguata politica di rilancio e sostegno delle adozioni internazionali attraverso una CAI che rafforzi il suo ruolo di interlocutore internazionale per tutti gli Enti autorizzati italiani anche operando quei periodici controlli sull’operatività degli Enti mai compiutamente realizzati e da anni richiesti dal Gruppo CRC”. Relativamente al sostegno alla famiglie adottive, il Gruppo CRC evidenzia come non solo i rimborsi spese delle adozioni internazionali siano ancora fermi al 2011 ma anche che “ad oggi, risultano disattesi anche quei sostegni previsti dall’art.6 comma8 legge 184/1983 per il sostegno alle adozioni di minorenni disabili e/o ultradodicenni”.

Le proposte

Dalla denuncia, il Gruppo CRC rivolge le sue proposte e raccomandazioni: come sottolinea Marina Raymondi “è questa la forza del rapporto, di avere non solo uno sguardo aggiornato e multiprospettico sui problemi ma anche di poter elaborare proposte e raccomandazioni concrete, frutto dell’esperienza operativa delle diverse organizzazioni impegnate da anni in quell’ambito a partire dai bisogni dei bambini. Se la legge è migliorabile, quindi, la riforma innanzitutto dovrebbe favorire l’accesso delle coppie all’adozione in modo che sia non solo enunciato ma anche garantito il diritto del bambino ad una famiglia “a partire dal recepimento del principio dell’interesse superiore del bambino che, pur essendo richiamato in alcuni articoli del testo legislativo, non è indicato come considerazione essenziale nella legislazione stessa”.

Queste quindi le proposte del Gruppo CRC: formazione obbligatoria anche per le coppie che hanno presentato domanda di adozione nazionale “al fine di avvicinarle alla realtà dei bambini, sempre più complessa”; equiparazione totale della procedura di adozione nazionale a quella internazionale con “la valutazione, in tempi certi e ragionevoli, anche delle coppie candidate all’adozione nazionale, con la previsione di una maggiore trasparenza del procedimento amministrativo che favorirebbe un’attesa meno incerta e vuota e permetterebbe alle coppie aspiranti di ipotizzare l’apertura ad altre forme di accoglienza di minorenni”. Relativamente alla stepchild adoption, il Gruppo CRC si limita a rilevare come, in mancanza di una legge, le situazioni in essere inizino a diventare oggetto di sentenza ai sensi dell’applicazione della disciplina dell’adozione in casi particolari. Sul post-adozione le organizzazione della CRC credono che sarebbe auspicabile la previsione per legge in modo che sia garantito nel tempo, in forma gratuita, sia per prestazioni sanitarie sia per il sostegno psicologico delle famiglie adottive.

Le richieste

L’analisi si chiude con alcune richieste specifiche che il Gruppo CRC rivolge al Governo – al Ministero della Giustizia, alla Commissione Adozioni Internazionali e al Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali – ma la raccomandazione conclusiva è rivolta a tutti e segna la necessità di un cambiamento che non può aspettare: ”L’adozione è un’esperienza che va promossa, incentivata e sostenuta nel tempo, a beneficio di tutti ma soprattutto nel superiore interesse di quei bambini che, orfani o abbandonati, hanno bisogno ora e subito di essere accolti in una famiglia stabile degli affetti”.

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