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La legge sul cordone? Non serve

Le sette maggiori associazioni di volontariato impegnate nella donazione del sangue scrivono alla Roccella

di Sara De Carli

Avis, Fratres, Fidas, Croce Rossa Italiana-Donatori di sangue, Adisco-Associazione donatrici italiane sangue cordone ombelicale più Ail e Admo, ovvero le sette più importanti associazioni di volontariato impegnate nella donazione di sangue e affini, hanno inviato una lettera al sottosegretario Eugenia Roccella e ai componenti della Commissione Affari sociali della Camera per dire che di una nuova legge sulla conservazione del sangue da cordone ombelicale non vi è «necessità alcuna».

Di fatto un intervento per difendere la donazione dei cordoni ombelicali contro la scelta di conservarli per il proprio bambino, linea sposata dal sottosegretario Roccella con l’ordinanza in vigore dal 1 marzo, che potrebbe invece essere messa in discussione dalla riapertura del dibattito sul tema che si scatenerebbe in occasione dell’esame delle proposte di legge depositate alla Camera. I provvedimenti sono all’ordine del giorno della Commissione da qualche settimana, ma la discussione non è ancora partita in pieno, visto che ci si sta concentrando sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.

Le associazioni citate, nella lettera, scrivono che «appoggiano e plaudono all’iniziativa del Sottosegretario On. Eugenia Roccella, volta a sostenere un uso appropriato e solidaristico delle cellule staminali da sangue cordonale» e sottolineano che «attualmente le massime autorità scientifiche internazionali giudicano inutile e addirittura controproducente la conservazione autologa del Sangue di cordone ombelicale». Pertanto «essendo la materia oltre che di grande valenza etica e sociale, di stretta pertinenza della comunità scientifica, se ne raccomanda la gestione esclusiva al Servizio Sanitario Pubblico». Inoltre, ed è una notizia, la lettera annota che «il decreto ministeriale in attuazione dell’art. 10 comma 3 della legge n. 219 del 2005 è stato predisposto dal competente ufficio legislativo, così come per il decreto legislativo n. 191 del 2007, e si attende soltanto il parere consultivo della conferenza Stato – Regioni, arrivando così a colmare definitivamente la carenza normativa»: proprio per questo «si chiede di considerare attentamente l’iter dei provvedimenti già in corso d’esame, non essendovi necessità alcuna, a parere delle scriventi, di legiferare ulteriormente al riguardo».

«Finalmente è stata imboccata in modo esplicito la strada che riconosce la validità scientifica della donazione», spiega la dottoressa Carolina Sciomer, presidente di Adisco, prima firmataria della lettera. «La scelta politica è chiara, mentre dal punto di vista tecnico sono pronti da tempo i decreti ministeriali per l’attuazione della rete di banche prevista dalla legge 219/2005 e per l’attuazione della direttiva europea sulle norme di qualità e di sicurezza per la conservazione di tessuti e cellule umani: si attende solo il parere consultivo della Conferenza Stato-Regioni. A quel punto si arriverebbe a colmare definitivamente la carenza normativa: che bisogno c’è di ripartire daccapo a discutere una nuova legge?». E ammette che «la nostra paura è che si intavoli una dicussione politica che non tiene conto delle evidenze scientifiche e che finisca per discriminare la donazione».

In Italia per la prima volta nel 2008 le neomamme che hanno chiesto di conservare per il proprio figlio il cordone ombelicale, mandandolo all’estero in una banca privata hanno superato in numero le mamme che invece il cordone lo hanno donato: 12.348 contro 11.517. Di fatto poi solo 10.458 mamme hanno ottenuto il necessario nulla osta ministeriale, ma il dato dice che a livello di intenzioni, di immaginario collettivo e di cultura, il privato ha vinto. Eppure mancano le evidenze scientifiche. Eppure le unità cordonali imbancate a disposizione per i trapianti dovrebbero essere triplicate per garantire una copertura adeguata dei bisogni.

Sulle ultime statistiche leggi anche “Il cordone lo tengo per me”.


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